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February 1, 2020

“Remote Places”: la nuova mostra
di Reich für die Insel a Innsbruck

Francesca Fattinger

Cos’è davvero remoto e cosa davvero vicino? Come nel mondo attuale le distanze, i confini, gli spazi sono stati rimodellati e continuano a rimodellare la nostra vita e la nostra percezione di essa? Quali le prigioni che ci auto-creiamo e quali quelle che ci vengono imposte? Queste alcune delle domande a cui Tjorg Douglas Beer, Leander Schwazer e Antonia Toggenburg hanno risposto attraverso una selezione di lavori pittorici, scultorei e video appositamente creati per l’occasione, nel contesto della mostra “Remote Places”. L’associazione “Reich für die Insel“ si ripropone come importante e attiva presenza nel contesto culturale di Innsbruck con questa terza mostra che mette al centro il luogo stesso d’esposizione, un cubo che potrebbe trovarsi in un qualsiasi altro luogo, e che per questo li rappresenta tutti, mettendo in scena una lotta silente tra trasparenze e confini, calore e freddezza, protezione e fuga. Questi stessi temi sono ripresi dalle opere in mostra che si interrogano su questioni estremamente attuali tra catastrofi umane e naturali all’urgente ricerca di nuovi rifugi in un mondo che si fa sempre più fluido.

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La mostra inaugura l’1 febbraio alle 18 a Rennweg numero 4  a Innsbruck, e per saperne di più abbiamo intervistato Leander Schwazer uno degli artisti in mostra che si fa portavoce del progetto e ci spiega più in dettaglio la mostra e le sue opere.

Leander Schwazer, Seal the World, 2019 101 x 102 cm  Concrete Canvas

Puoi spiegarci cos’è “Reich für die Insel”, chi si nasconde dietro le quinte e quali sono gli obiettivi di questa associazione?

“Reich für die Insel“ è un’iniziativa dell’associazione “Vereins für projekbasierte Öffentlichkeitsarbeit” dei due attori, entrambi di Innsbruck, Hanna Obholzer e Severin Sonnewend. “Reich für die Insel“ ha temporaneamente trovato il suo nido nel cubo tra il Landestheater e Hofburg risvegliando questo luogo caduto ormai in un sonno profondo con eventi e mostre. La città di Innsbruck non sa davvero come gestire questo spazio e può ritenersi fortunata che sia nata al suo interno una scena impegnata che affronta la questione di come si voglia vivere concretamente questo luogo.

Tjorg Douglas Beer - exhibition view

E ora qualcosa di più sulla mostra “Remote Places”. Perché questo titolo e chi sono gli artisti e le opere d’arte da vedere?

Tra le altre cose, il cubo funge anche da uscita per un parcheggio sotterraneo. Inaspettatamente gente del posto e turisti si spostano nella mostra come in un luogo remoto e distante. Questo probabilmente rende il cubo predestinato a domande sulla compatibilità tra temi come prossimità e distanza, lontano e vicino, dentro e fuori. Luoghi lontani si trovano anche nelle immediate vicinanze e non solo dall’altra parte del mondo. Per la mostra “Remote Places”, l’artista tedesco Tjorg Douglas Beer, la giovane artista di Innsbruck Antonia Toggenburg e io siamo stati invitati ad allestire su due piani un’installazione di quadri, sculture e video mai vista prima in questo luogo e in generale ad Innsbruck.

Tjorg Douglas Beer

 Antonia Toggenburg video still

Anche bisogno di protezione e creazione di limiti sembrano essere due temi importanti della mostra; allo stesso tempo raccontano molto della nostra vita di oggi. Che ruolo svolgono nelle opere?

Gli spazi sono sempre limiti, producono larghezza e ristrettezza allo stesso tempo. I tessuti rivestono un ruolo fondamentale nella produzione dello spazio, riflettono il desiderio di sperimentare uno spazio anche dal punto di vista sensoriale. Le mie opere hanno l’obiettivo di trasformare la fresca trasparenza del cubo di vetro in una calda prigione. Ho creato quadri e sculture in uno speciale cemento tessile che può essere utilizzato, ad esempio in caso di catastrofi, per raddrizzare fiumi, costruire edifici militari o costruzioni destinate a rifugiati in pochissimo tempo. I miei quadri ricordano tende da sole o tende a rullo usate per oscurare le finestre. La speciale installazione nel cubo di vetro segna un chiaro confine contemporaneamente verso l’interno e verso l’esterno. Le fessure sono incorporate nei quadri come se mani invisibili spingessero da una parte le immagini per farci osservare qualcosa di inosservato. Gli spettatori sono invitati dai quadri stessi a guardare attraverso queste fessure, entrando in una relazione erotica dello sguardo con un mondo nascosto dietro di loro. I quadri e le sculture si trasformano così in un corsetto che crea lo spazio. 

Leander Schwazer - exhibition view

 Puoi svelarci ancora qualcosa prima dell’opening del primo febbraio?

Sono contento della realizzazione di questa speciale mostra lontana dalle famose sedi dell’arte e spero di riuscire a portare il mio lavoro sugli spazi tessili a un nuovo livello. La mostra inaugurerà l’uno febbraio alle 18:00, dalle 21:00 ci sarà un concerto di hoolshopper e poi un Dj Set con Christoph Hinterhuber.

Leander Schwazer "It is nice to say the Sun comes up"

Foto: (1 ) Installation view; (2) Installation view; (3) Leander Schwazer, Seal the World, 2019, 101 x 102 cm, Concrete Canvas; (4) Tjorg Douglas Beer; (5) Antonia Toggenburg – video still; (6) Leander Schwazer - Installation view; (7) Leander Schwazer “It is nice to say the Sun comes up”

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