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Cose da sapere prima di entrare nel mondo di Bruno Munari: da marzo al Centro Trevi

30.12.2019
Abram Tomasi
Cose da sapere prima di entrare nel mondo di Bruno Munari: da marzo al Centro Trevi

“Si dice che gli artisti italiani degli anni ’60 copiassero quelli americani che a loro volta imitavano le opere di Bruno Munari”. Ad affermarlo è Miroslava Hajek, storica curatrice del geniale italiano che cambiò le regole dell’arte e del design. Ecco un identikit:

Nome: Bruno Munari.
Luogo e data di nascita: Milano, 24 ottobre 1907
“All’improvviso, senza che alcuno mi avesse avvertito, mi trovai completamente nudo in piena città di Milano”.
Professione: artista, scrittore, teorico dell’arte e del design.
Luogo e data di decesso: Milano, 29 settembre1998
“A questo punto, bisogna fare il punto, e mettere due punti …”

Bruno Munari è “quello”, come diceva lui di sé, delle forme, delle invenzioni, delle immagini, delle fantasie inaudite e mai viste.

Perché dovrebbe interessarti? Perché per la prima volta alcune delle sue opere arrivano a Bolzano. Perché sono opere assolutamente inedite, appena digitalizzate dalla Fondazione Plart di Napoli. In particolare, luci polarizzate e cinema sperimentale. E perché il progetto è curato da Miroslava Hajeck, grande protagonista della scena artistica degli anni ’60. Ha seguito tantissimi artisti ed è stata scelta dallo stesso Bruno Munari per raccontare il suo corpo artistico. 

Ma andiamo con ordine.

Il progetto inizierà ufficialmente a marzo 2020 al Centro Trevi di Bolzano. Il titolo sarà Bruno Munari – In movimento. Perché il visitatore si troverà davanti, o meglio all’interno, di opere sempre mutevoli, mai statiche. Basta quadri appesi alla parete. E cambieranno anche a seconda dell’ambiente in cui verranno proiettate. Ecco un’anteprima: ci sarà un finissage e le opere di Bruno Munari saranno riprodotte sugli edifici più belli di Bolzano. 

“Perché non contribuire a migliorare l’aspetto del mondo nel quale viviamo assieme al pubblico che non ci capisce e che non sa nemmeno cosa farsene della nostra arte?”

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Il progetto si dividerà in:

  1.  Un corpo principale                                                                                                                                                                                                                                    Una mostra immersiva con focus sulle luci polarizzate e il cinema sperimentale. Insieme a Macello Piccardo, Munari ha realizzato una serie di brevissimi filmati sulle possibilità intrinseche del linguaggio filmico. Di cosa parlano? Di decondizionamento dagli stereotipi e dalla società. Un’arte che non è fine a sé stessa, ma che è in funzione di.
  2. Gli eventi collaterali                                                                                                                                                                                                                          Anticipano la mostra e iniziano prima di marzo, per quelli che proprio non vogliono aspettare, e perché dovrebbero? Prevedono attività didattiche studiate dal Gruppo Immagine inaugurato da Munari nella Trieste del 1987. Si tratta di attività dedicate ai giovani, a chi si sente tale e a chi ancora non crede nei pregiudizi. “È meglio che ogni progetto parta senza dover correggere impostazioni precedenti dubbie o sbagliate“, così pensava il teorico italiano. 

 “Bruno Munari ha cambiato l’arte, per sempre. Ha inventato le installazioni di luce ed è il pioniere del cinema astratto. Oggi chiunque può fare video.” Sono entrati nella pratica quotidiana. Ma bisogna chiedersi: chi è stato a inventarli? “Tutto questo oggi gli viene riconosciuto, un tempo no. Era ostacolato dal mondo dell’arte, perché i suoi lavori non vendevano.”. Così ha raccontato la curatrice Miroslava Hajeck alla conferenza stampa in vista della mostra-evento.

 Bruno Munari – In movimento è un progetto curato da Miroslava Hajek insieme a Manuel Canelles, organizzato da teatropratiko e in collaborazione con il Centro Trevi e il Liceo Pascoli di Bolzano.

Foto: Eva Loprieno

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bolzano, bruno munari, centro trevi, Miroslava Hajek, mostra
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