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December 5, 2019
Un sogno ad occhi aperti: la “mia” Lunga notte dei Musei a Museion
Abram Tomasi
La notte si sogna. Immagini oniriche e fantastiche. A volte succede anche ad occhi aperti e in spazi bellissimi, come quelli di Museion. Venerdì 29 novembre a Bolzano si è svolta la Lunga notte dei Musei e ha convinto tutti gli amanti dell’arte a riunirsi nella stessa scatola bianca per una notte davvero speciale, nella quale sognare insieme.
All’interno della struttura, è stata recentemente inaugurata la mostra temporanea Intermedia, realizzata con opere scelte dalla vastissima collezione Archivio di Nuova Scrittura. Un progetto espositivo che parla di lettere e di parole, private temporaneamente del loro senso, liberate del loro significato semantico per mantenere quello estetico, legato più alla forma, al colore, al peso e alla disposizione nello spazio. Arte concettuale.
L’Archivio di Nuova Scrittura fu un’idea (di quelle che si realizzano per davvero!) del collezionista milanese Paolo della Grazia, che scelse di donare tutto il materiale raccolto negli anni in parte al Mart, soprattutto l’archivio, e in parte a Museion, per quanto riguarda le opere d’arte. Paolo della Grazia iniziò negli anni ’80 la sua collezione che conta oggi più di 3500 opere, tutte di artisti che si divertirono con la forma della scrittura.
Qual è il confine attraverso il quale la scrittura diventa arte e l’arte scrittura?
Venerdì il meeting point era all’ingresso alle ore 18. Come in ogni viaggio e in ogni sogno che si rispetti, c’era la nostra guida ad aspettarci. Roberta Pedrini di Museion Young Friends. Prima di iniziare l’esplorazione di Intermedia, ci ha guardato negli occhi e ci ha detto: “Sarà una visita guidata particolare, davvero molto speciale, lasciatevi sorprendere perché in qualche momento e in qualche modo succederà qualcosa. Qualcosa di performativo. Possiamo iniziare a salire”.
La sua voce, durante il nostro viaggio, è stata capace di dipanare il caos delle lettere e delle parole in un percorso cristallino, chiaro e lucido. Ho sempre pensato che le lettere e le parole servissero a qualcosa, fossero funzionali a dare senso e ordine alle cose, mai avevo pensato che una sola lettera, una sola parola fosse bella di per sé, esteticamente. E invece mi sono ritrovato ad emozionarmi guardandole. Ma la serata a Museion è stata molto di più. Durante il nostro viaggio, nei momenti più inattesi, venivamo accolti dal gruppo Giovani in Scena del Teatro Stabile di Bolzano.
Corpi e voci interpretavano alcune delle opere presenti in mostra e regalavano loro una nuova interpretazione, assolutamente inedita. Come nel caso della stampa tipografica Beba Coca Cola di Pignatari Décio, esponente della poesia concreta brasiliana. Nell’opera visiva, il famosissimo brand Coca Cola si trasforma e la parola che ne deriva è Cloaca, fogna in spagnolo. Forse un riferimento alle conseguenze dell’era capitalistica? Ed ecco come l’hanno interpretata performativamente i ragazzi di Giovani in Scena: hanno cantato la poesia fino allo sfinimento, come si trattasse di una base ripetitiva e ossessiva. Poi hanno preso delle lattine di Coca Cola, le hanno bevute, ne hanno distrutto la confezione e le hanno gettate per terra.
Finto il viaggio di Intermedia, Roberta Pedini ci ha lasciato e ci ha suggerito di perderci un po’ tra le opere. Così sono rimasto a Museion ancora un po’. C’era tanta gente, molti giovani, ma anche bambini e adulti e mi piaceva stare con loro e vivere il mio sogno di questa Lunga Notte, ancora per un po’.
Foto: Anna Cerrato
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