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November 28, 2019

Books, I’ve never read: “La Trento che vorrei”. Un libro per e sulla città

Francesca Fattinger

Ho tra le mani un libro, un libro che parla della città in cui sono nata, che ho amato e odiato, celebrato e rinnegato; la città in cui ho vissuto gran parte della mia vita. 
Ho tra le mani un’ipotesi, ma anche un’analisi critica e puntuale di quello che c’è stato, c’è e ci potrebbe essere e di quello che è mancato, manca e potrebbe mancare.  Ho tra le mani una raccolta di saggi su Trento, sulla Trento che vorresti, o forse che vorremmo al plurale, perché le storie in gioco sono davvero tante, sono quelle di tutti noi. Ho tra le mani  una proposta per trasformare le parole raccolte al suo interno in una pratica, in un’azione collettiva decisa e consapevole. 

Ho tra le mani un invito alla condivisione, a condividere le nostre riflessioni sullo spazio che viviamo ogni giorno, sulla nostra casa, per ridargli un senso, sentirlo e dirlo, ascoltarlo e parlarlo. Ho tra le mani un sogno legato all’acqua, quella del fiume che lambiva la città medievale e che è stato deviato, trasformando lo spazio urbano e rendendolo quello che è oggi. Un sogno che ci fa riflettere su come sarebbe la città se questa deviazione non fosse avvenuta, se quelle curve non fossero state cancellate e rimpiazzate da strade che ne soffocano qualsiasi possibile lontano ricordo.

Ho tra le mani ricordi di arrivi e di ritorni, di momenti dolci e di paure.
Ho tra le mani un inno alla poesia, alla parola, alla sua potenza di unire e scardinare le strutture per reinventarle, insieme.
Ho tra le mani una riflessione su come viviamo, come ci relazioniamo con chi arriva e chi se ne va, con chi arriva e con chi se ne va, in un continuo circolo, senza mai fermarci, come comunità europea e alpina e alpina ed europea.

Ho tra le mani tante voci, diverse, calde, vere, vive, che mi prendono la mano e mi accompagnano a vedere, a sentire, a toccare la Trento che vivono, che vogliono, che odiano. Ho tra le mani i loro pensieri, quelli di tante autrici e di tanti autori che si passano la parola in una danza polifonica e corale sempre diversa; queste voci le voglio nominare tutte e sono quelle di: Beatrice Barzaghi, Alessandra Benacchio, Davide Buldrini, Susanna Caldonazzi, Giada Vicenzi, Andrea Casna, Simone Casalini, Luca Coser, Andrea  de Bertolini, Federico Demattè, Valeria Ferraretto, Adriano Cataldo, Alessandro Franceschini, Michele Kettmajer, Emanuele Lapiana, Gabriele Lorenzo, Dalia Macii, Riccardo Mazzeo, Stefano Moltrer, Ugo Morelli, Maurizio Napolitano, Marco Pontoni, Giacomo Sartori, Virginia Sommadossi, Gianluca Taraborelli, Alberto Winterle, Flaviano Zandonai, Federico Zappini.

Ho tra le mani un pezzo di Trento, o meglio tanti pezzetti che insieme rappresentano una parte del puzzle variegato che compone la città e finalmente dopo anni ne percepisco l’anima stravagante e multiforme e non solo quella che vedevo e vivevo io.
Ho tra le mani una domanda forte e chiara rivolta a tutti noi, una domanda che richiede una grande responsabilità: qual è davvero la Trento che vorresti? Perché “La (vera) Trento che vorrei” parte dalle discussioni che scaturiscono naturalmente da questa domanda.

Ecco cos’ho tra le mani: “La Trento che vorrei. Parole e pratiche per una città”, a cura di Alberto Winterle e Federico Zappini ed edito da Helvetia Editrice.

 

Foto Francesca Fattinger 

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