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October 28, 2019

Resistenza e libertà: a Museion
un weekend tra arte e Storia

Abram Tomasi

Chi sei? Cos’è la resistenza per te? Qual è la tua storia resistente? E come la trasformeresti in arte? Eccoli, gli echi che ancora mi risuonano nella mente, dopo un workshop sul tema della resistenza, della libertà e del potere salvifico e comunicativo dell’immagine. Un weekend passato al Museion sospeso tra la travagliata Storia di Bolzano – la città di tutti e di nessuno – le parole e gli imput creativi dell’artista Alessandra Ferrini e le storie singolari di ognuno di noi.  

La parola “resistenza” deriva dal verbo latino resistere e significa rimanere, ma anche risorgere. Questo la città di Bolzano l’ha imparato nel corso della Storia. Solo 100 anni fa era un centro tedesco, poi italianizzato per opera di Mussolini, quindi spaccato in due a conclusione del secondo conflitto mondiale. Due resistenze, una opposta all’altra: italiani irredentisti contro tedeschi che accoglievano l’invasione nazista come possibilità di annessione alla Germania. Un conflitto mai davvero risolto. Di chi è Bolzano oggi? Una città può appartenere a qualcuno?

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Ma resistenza non è solo questo. Resistenza è scegliere di essere sé stessi, scegliere di battersi per un’idea e difenderla. Ogni forma di attivismo è resistenza. Decidere che il sistema così come è non funziona e attivarsi per cambiarlo, è una forma di resistenza. Gli attualissimi Fridays for Future o il Pride rappresentano, a livello collettivo, le resistenze più forti di oggi. Fiumane di giovani che scendono in piazza e rivendicano i loro, i nostri, diritti.

I conflitti della storia così come le sofferenze e le repressioni personali trovano spesso sfogo nell’arte. Una forma di catarsi e un fortissimo mezzo comunicativo. Alessandra Ferrini, artista e ricercatrice con base a Londra, si occupa proprio di questo. Con un focus sui temi della resistenza e della libertà, l’artista parte da documenti esistenti che ritrova in archivi, librerie e mercatini delle pulci e li rielabora in essay film, una serie di collage filmici che ricercano la verità attraverso l’assemblaggio di materiali reali ritrovati. E in tutto questo,  la voce dell’autrice guida la narrazione e la percezione dell’audience. 

 Venerdì 18 e sabato 19 ottobre a Museion si è svolta – proprio insieme ad Alessandra Ferrini – la prima tappa del progetto europeo ART WORKS! European Culture of Resistance and Liberation. Un percorso che, a più riprese in tutto il vecchio continente, si concluderà attorno al campo di concentramento di Melk, in Austria, dal 3 all’11 maggio 2020. Qui, in una settima di workshop, ragazzi e artisti provenienti da ogni dove metteranno insieme le singole riflessioni su resistenza e libertà e le trasformeranno in progetti artistici.

Anche io ho preso parte a questa prima tappa bolzanina. Ed è stata una di quelle esperienze che – quando finisce – ti fa sentire diverso, almeno un po’. Con la testa più pesante e il cuore più leggero. Siamo partiti dalla Storia e abbiamo visitato il Monumento della Vittoria di Bolzano. Un simbolo fascista, sempre molto discusso, che però è ancora qui e che oggi si è trasformato in un monumentale monito, contro i totalitarismi.

Insieme all’artista che ci ha guidato in questo workshop, abbiamo riflettuto sul significato di alcune parole, quelle inafferrabili che conosci ma che non sai spiegare. Resistenza è una di queste. Lo abbiamo fatto quando siamo tornati a Museion. E per non perderci in discorsi vacui e filosofici, Alessandra Ferrini ci ha consigliato di provare a scrivere un 60 second essay: un saggio in 60 secondi, su cosa significa la Resistenza per noi. In così pochi secondi, l’inibizione non è nemmeno pensabile e la verità sgorga a fiumi. Altri termini di cui abbiamo discusso sono: posizionalità, ovvero il dichiarare chi si è e qual è la propria Weltanschauung; storiografia, perché come sostiene lo storico Keith Jenkins, la storia dipende da chi la narra e da chi la ascolta; intersezionalità, ossia la sovrapposizione di diverse identità sociali e relative discriminazioni.

Dopo il lavoro di riflessione sulla Storia e su alcune parole chiave – in vista della settimana finale di workshop a Melk dove le idee si concretizzeranno in un progetto artistico collettivo – siamo passati a raccontare noi stessi. Alessandra Ferrini si è presentata attraverso i suoi lavori artistici, tra cui Negotiating Amnesia, un essay film che racconta la guerra italo-europea del 1936 e il colonialismo italiano e Radio Ghetto Relay, documentario sull’omonima radio-pirata italiana gestita da migranti prede del caporalato, che per 100 chili di pomodori raccolti vengono (tutt’ora) pagati un euro. Poi è arrivato il nostro momento e ogni partecipante si è presentato e ha raccontato la propria storia resistente, perché – inevitabilmente – anche le nostre vicende e resistenze personali, sfociano  nel presente e in quella che tutti, un giorno, diranno essere la Storia di questo nostro tempo.

 

Foto: Roberta Pedrini, Abram Tomasi

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