Music

October 22, 2019

Mauro Franceschi:
elettrica, contemporanea, colta

Mauro Sperandio

Tra le voci del nostro tempo, quella della chitarra elettrica è tra le più note e, forse, rappresentative. Strumento versatile, per quanto dal carattere riconoscibilissimo, essa trova impiego ormai in tutti i generi musicali, compresa la musica classica. Nella produzione contemporanea della musica colta questo strumento si è guadagnato spazio e repertorio, dando voce – anche effettata e “trasfigurata” – all’estro compositivo di differenti personalità. Il bolzanino Mauro Franceschi, compositore, esecutore e didatta, ha scelto la voce della chitarra elettrica per realizzare i suoi habitat musicali. Nel suo curriculum, oltre a esibizioni e incisioni soliste, figurano numerose collaborazioni con scrittori, artisti grafici, del video e del teatro e non solo. Lo incontriamo alla vigilia della sua esibizione al 45° Festival di Musica Contemporanea di Bolzano, che lo vedrà esibirsi il 23 ottobre accanto al flautista Gregorio Bardini e alla INPUT Jack Orchestra, formata dagli allievi di Mauro Franceschi all’Istituto Musicale Vivaldi.

Anche se ormai non nuovo, credo che il binomio “musica classica contemporanea – chitarra elettrica” meriti comunque una presentazione. Come descriveresti questo connubio?

Esiste, come per tutti gli strumenti, un repertorio scritto da compositori dell’ambito della musica d’arte, non necessariamente chitarristi. Si tratta di un repertorio sicuramente più limitato di quello del violino, del pianoforte e, probabilmente, delle percussioni e del trombone, che fino a una quindicina di anni fa vedeva il prevalere di autori americani. Oltre al rock e alla musica leggera, a questo strumento di recente invenzione si è data dunque una letteratura musicale di rispetto.

Nella quale trovano spazio anche le trascrizioni di opere classiche?

Personalmente non sono interessato a questo genere di interpretazioni, che trovo, con rispetto parlando, piuttosto dubbie. La chitarra ha un’identità così forte e delle caratteristiche tecniche e sonore che non mi attira l’idea di suonare musica pensata e scritta per altri strumenti.

mauro_franceschi

Oltre al suono “pulito”, grande importanza ha l’uso dell’effettistica. Possiamo dire che tu sia compositore, esecutore e architetto del suono dei tuoi lavori?

Direi di sì. È l’aspetto di questo strumento che mi ha fin dagli inizi più affascinato e che continua ad interessarmi. La chitarra elettrica, per sua costituzione, è predisposta ad essere associata a dei multi-effetti, potendo così attingere ad una quantità di risorse timbriche difficili o impossibili da eguagliare con altri strumenti che magari dovrebbero essere microfonati. Mi attira poi l’idea di creare delle sonorità che difficilmente il pubblico è in grado di capire se sono state create con la chitarra elettrica.

Come si comunicano questi dettagli nell’ottica di rendere le proprie composizioni eseguibili da altri?

È complicato se si vuole far ottenere all’interprete esattamente lo stesso risultato, visto che  questi dovrebbe usare le stesse apparecchiature, impostandole esattamente con gli stessi parametri. Ciò comporterebbe la scrittura di lunghissime descrizioni zeppe di dettagli tecnici. Per me è sufficiente dare delle indicazioni di massima, che permettano di riprodurre l’idea di suono da me pensata.

Come descriveresti il tuo rapporto con la scrittura musicale?

Scrivere è un piacere, un momento in cui sto bene con me stesso. Quando ciò che scrivo penso abbia un senso e magari una relazione con un video, una particolare situazione o persona, mi fa piacere proporlo in pubblico. Davanti al pianoforte, strumento con cui solitamente compongo, con carta e matita, mi sento in pace.
Quando c’è una commissione o una collaborazione mi è sicuramente più facile trovare nuove idee, ma la creatività si esprime bene anche senza un obiettivo preciso.

Dal vivo e in studio, sono molte le collaborazioni che negli anni ti hanno visto accanto a professionisti di svariate discipline.

Mi attira l’aspetto umano delle collaborazioni, l’incontro tra personalità differenti. Non ritenendomi un grande compositore, mi è più congeniale lavorare per o, meglio, assieme, impegnandomi con progetti più importanti ed entrando in relazione con essi. È questo il caso UR – la poesia invincibile, brano che si sviluppa da un video con immagini fotografiche del celebre naturalista e amico Michele Menegon.

Quale arte vorresti padroneggiare come fai con la musica?

La pittura.

Foto: © Alberto Franceschi

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