Contemporary Culture in the Alps
Contemporary Culture in the Alps
Since 2010, the online magazine on contemporary culture in South Tyrol and beyond in the Alpine environment.

Sign up for our weekly newsletter to get amazing mountain stories about mountain people, mountain views, mountain things and mountain ideas direct in your inbox!

Facebook/Instagram/Youtube
© 2025 FRANZLAB
Culture + Arts,Visual Arts

Matematica e arte: 4 chiacchiere con Federico Giudiceandrea, collezionista di Escher

15.10.2019
Abram Tomasi
Matematica e arte: 4 chiacchiere con Federico Giudiceandrea, collezionista di Escher

Ho sempre pensato che matematica e arte fossero due affari diversi. Personalmente ho sempre odiato la prima e amato la seconda. Ma mi sbagliavo. Ieri ho incontrato il più grande collezionista del grafico olandese Maurits Cornelis Escher. Si chiama Federico Giudiceandrea, è un ingegnere e vive a Bressanone. Abbiamo preso un caffè nel suo ufficio e mi ha raccontato la sua passione e la sua esperienza, aprendomi gli occhi su come matematica e arte, siano in fondo due vasi comunicanti.

Quando ci siamo lasciati, nella mia testa aleggiava una grande domanda, di quelle esistenziali, di quelle da non dormirci la notte: cos’è davvero la realtà? Quella che vediamo con i nostri sensi o quella che pensiamo con l’intelletto? 
Nel frattempo, in attesa di darmi delle risposte (o forse di non darmele mai) ho raccolto qualche riflessione, di Giudiceandrea e anche qualcuna mia, sulla storia e sul personaggio Maurits Cornelis Escher, sul senso del collezionismo e sul legame che intercorre tra arte e matematica. 

146 Rossano 5300“Ho visto le opere di Escher per la prima volta a 16 anni. Mi piacevano le materie scientifiche e leggevo la rivista ‘Le Scienze’. In un numero mi sono imbattuto nella rubrica ‘Giochi Matematici’ curata da Martin Gardner e ho letto un approfondimento sul grafico olandese. Le sue opere mi hanno subito affascinato. Quando poi ho acquistato ‘On the Run’ dei Pink Floyd e sulla copertina c’era l’immagine di una sua opera, quello è stato il momento in cui ho iniziato ad innamorarmene”.

Negli anni ’60 e ’70 la comunità hippie ha scoperto Escher e ha iniziato a copiare e colorare con tinte psichedeliche le sue opere. Il grafico olandese odiava che producessero copie dei suoi lavori, anche perché il più delle volte, accadeva senza averne il permesso. Ma è anche grazie a loro che il grafico e incisore olandese è diventato noto e riconoscibile, lanciando dietro di sé un fortissimo “hype” ancora molto presente: l’eschermania. Forse pochi sanno che prima che le sue opere iniziassero a parlare di mondi psichedelici e paradossali, Escher dipingeva paesaggi italiani. L’Italia ha rappresentato per l’artista il periodo più felice, per questo quando ha lasciato il Bel Paese – in cui ha vissuto per un periodo – ha rinunciato completamente alla paesaggistica e ha iniziato ad esplorare il suo mondo interiore.

“Inizialmente vedevo solo le opere più famose di Escher, quelle che oggi riconosciamo subito come sue. Poi sono andato a una sua mostra a Firenze, era il 1978, e lì ho visto la prima produzione dell’artista. Paesaggi italiani. Prima del 1936 viveva a Roma e passava ogni estate con altri artisti in Sud Italia. Nel 1930 si è fermato in Calabria e qui ha realizzato 13 opere. Tra queste, una rappresenta Murano Calabro, dov’è nata mia madre, e un’altra Rossano, il paese natale di mio padre”.

Una coincidenze sensazionale.

435 Ascending and Descending 2500“Ora colleziono arte e matematica. Escher è il rappresentante più noto. Ma ho sempre collezionato. Da ragazzo, figurine, fiori, sassi, conchiglie, francobolli e monete. Mi è sempre piaciuto trovare un ordine alle cose, e quando non lo trovavo, lo creavo”.

Mi balza in mente un’immagine. Una scena dal film ‘La migliore offerta’ di Giuseppe Tornatore (peraltro, in parte girato a Bolzano). Il protagonista è un collezionista di quadri e li tiene tutti in una stanza-cassaforte. Ogni tanto entra nella stanza e si ferma a osservare le sue opere, appese alle pareti, ammirandole a una a una.

“Le opere originali di Escher non possono essere esposte alla luce, perché le invecchia, le rovina. Le tengo al buio, ognuna all’interno di un cassetto. L’unico quadro originale che ho appeso a casa è ‘Le Metamorfosi’. Questo è il motivo per cui organizzo anche mostre. È un’occasione per riprendere in mano le opere, appenderle, studiarle e riscoprirle. Ogni volta imparo qualcosa. La prossima esposizione inizierà a dicembre e sarà a Trieste”.

Perché un ingegnere dovrebbe collezionare opere d’arte? Mi chiedo e chiedo a Giudiceandrea.359 Stars 2400tif

“In Escher, almeno dopo il primo periodo italiano, c’è l’idea ricorrente e molto matematica di staccarsi dai sensi e rappresentare il paradossale. Il termine paradosso deriva dal greco ‘para doxa’: andare oltre l’apparenza. È interessante anche dal  punto di vista filosofico: per l’idealismo l’apparenza non è la realtà. La realtà sono le idee. L’acqua che scorre sempre e a un certo punto si ritrova al punto di partenza è un paradosso, un’idea, ma non per questo meno reale. E i matematici fanno lo stesso, disegnano l’impossibile. Escher era considerato un matematico dagli artisti e un artista dai matematici. Un completo pesce fuor d’acqua”.423 Whirlpools 5700

 

Foto ©: The M.C.Escher Compangy, Baarn, The Netherlands

SHARE
//

Tags

arte, collezionista, Escher, Federico Giudiceandrea, matematica
ARCHIVE