Food

September 25, 2019

Christine Schönweger: distillare eleganza

Mauro Sperandio

Un podere storico, una padrona di casa elegante e moderna, la capacità di guardare al futuro con la consapevolezza del passato: sono questi gli elementi che mantengono ancora oggi vitale, gioioso e produttivo il podere Isser, di Parcines. Qui, tra mura storiche, con l’affaccio su un meraviglioso giardino e circondata da ordinati frutteti, ha sede la distilleria Gaudenz, voluta e condotta dalla padrona di casa Christine Schönweger. I suoi distillati, prodotti con frutta delle coltivazioni che tanto impegno le richiedono, vincono premi dentro e fuori i confini nazionali, grazie ai loro aromi raffinatissimi e complessi. Incontriamo Christine sul finire dell’estate, quando il raccolto è al suo culmine e la curiosità di sapere come andranno le nuove distillazioni è quasi incontenibile…

Come è nata l’idea di dedicarti alla distillazione della grappa?

Vivo in questo maso da ventisei anni, faccio la contadina e mi occupo dei nostri frutteti. Consigliata dal mio caro papà, che riteneva giustamente che ogni maso debba avere anche una piccola cantina, ho cominciato a piantare le prime viti e a produrre le prime bottiglie per nostro consumo. Rispetto alle mele, che dopo il raccolto conferiamo al consorzio e “perdiamo di vista”, questo tipo di coltura mi dà più soddisfazione. Finita la vendemmia l’uva va pigiata e il mosto va seguito in tutte le fasi della vinificazione. Il lavoro in cantina è sempre vario e interessante ed è anche l’occasione per ritrovarsi con gli amici e pensare, di anno in anno, a come migliorare il proprio vino.
distilleria gaudenz hofbrennerei

Dal vino alla grappa…

Dopo aver pigiato l’uva, mi restava la vinaccia. Nel 2007, decisi così di iniziare la produzione di grappa e comprai un alambicco. Chiesi la licenza per la distillazione all’Agenzia delle dogane e diventai la prima donna distillatrice dell’Alto Adige. Per imparare l’arte della distillazione ho seguito vari corsi, perché non ne sapevo quasi nulla, avendo studiato per lavorare nel settore della moda.

Due settori molto diversi, che richiedono anche un differente impegno.

Sono nata in un maso e i lavori contadini li ho sempre visti fare. Se da bambina mi pesavano, da adulta ho scelto di farli. Lavorare a stretto contatto con la natura, vedere come i colori cambiano con l’alternarsi delle stagioni, seguire la frutta fino alla vendemmia o alla raccolta mi dà soddisfazioni impagabili.

Al momento di distillare la prima grappa, avevi già un’idea di cosa volevi ottenere, oppure è stata una scoperta assoluta?

A dire il vero, è sempre una scoperta. Ogni annata è differente da tutte le altre, perché le condizioni in cui la frutta è cresciuta e ha maturato sono sempre diverse. La distillazione, in sé, è solo un gesto tecnico, pressoché sempre uguale. Il fattore determinante per una buona grappa è la frutta, che deve essere sana e matura.

Gaudenz

Un tempo in quasi tutti i masi, e nelle fattorie della pianura, i contadini avevano il loro piccolo alambicco. Questa pratica non è oggi più così diffusa. Credi sia un peccato aver perso questa tradizione?

Da un certo punto di vista sì, ma è vero anche che, impiegando piccoli alambicchi, si fa difficoltà a separare l’alcol metilico, che è tossico, e le componenti non buone che si trovano nelle cosiddette testa e coda della distillazione. Un tempo questa attività era semplicemente un modo per sfruttare ancora un’altra volta la frutta, oggi si fa per estrarre l’alcol e i fantastici aromi che la frutta racchiude.

La necessità di sfruttare a fondo quando di cui dispongono, ha reso i contadini scopritori di vere delizie.

Pensa che dalla nostra uva Schiava siamo riusciti ad ottenere cinque prodotti diversi: il vino rosato e la Schiava, l’acquavite d’uva, e due grappe, di cui una affinata in botti di rovere.

Frutta che, nel vostro caso non è solo uva…

Produciamo quattordici varietà di distillati: di cinque qualità mele diverse, ognuna con un carattere definito, varie grappe monovitigno, con le albicocche della Val Venosta, con la prugna e la pera Williams. Ho fatto anche due cuvée, una di Golden Delicious e mele cotogne e l’altra di Golden Delicious e lampone. In più, produco una grappa e un acquavite di mela che faggio stagionare in botti di rovere.

L’Alto Adige è diventato un importante riferimento anche per la gastronomia. È questo patrimonio un’occasione anche per voi?

La nostra è una produzione limitata e non abbiamo molti rivenditori. Collaboriamo con piacere con alcuni ristoratori che si prendono il tempo di raccontare la storia della nostra distilleria, che è strettamente legata alla varietà e alla qualità dei nostri prodotti. Nella nostra tenuta organizziamo regolarmente delle degustazioni e recentemente abbiamo proposto un appuntamento che univa grappe, vini e formaggi, con risultati davvero sorprendenti.

distilleria gaudenz hofbrennerei

Immagino che sia difficile scegliere, ma c’è un distillato che preferisci agli altri?

A mio parere, la grappa migliore è quella appena fatta. Sentire goccia dopo goccia, man mano che esce dall’alambicco, i profumi che emana la produzione di quest’anno è già di per sé inebriante. Pensare alla potatura delle piante, alla loro germogliazione, alla frutta che cresce e matura e al fatto che tutto questo si condensa ora lì davanti a me, è un’emozione unica. Se devo poi esprimere una preferenza in particolare direi il distillato di albicocca della Val Venosta.

I premi ricevuti dimostrano che buona pare di queste emozioni arrivano anche agli esperti del settore.

È vero. Ad un concorso in Austria ci siamo recentemente aggiudicati il primo premio per la nostra acquavite di uva Schiava, varietà che coltiviamo in un piccolo vigneto abbarbicato sui pendii intorno a Lagundo, dove le macchine non possono arrivare e tutto il lavoro deve essere fatto a mano.

Foto: 1, 2, 4 © Distilleria Gaudenz; 3 Paul Peter Gasser

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