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August 6, 2019

Una borsa di tutta una vita: Biddau.
Intervista a Stefania Demetz

Maria Quinz

Esistono cose che sanno attraversare il tempo, senza perdere la loro essenza. Ci sono oggetti realizzati ad arte, che “hanno ali” per migrare di generazione in generazione, creando affezione e tanta bellezza. 

Vita pulchra est. La vita ha tanto di bello, perché non circondarsene?

Pulchra è il nome che la bolzanina Stefania Demetz e suo marito Niccolò Biddau hanno scelto per la prima collezione di borse del loro nuovissimo marchio Biddau.

E di bellezza – ci dice Stefania – ce n’è sempre bisogno.

BIDDAU_BAGS_DESIGNED_AND_MADE_IN_ITALY_PHOTO NICCOLO_BIDDAUIn occasione del lancio della linea, noi di franz, abbiamo avuto l’occasione di intervistare Stefania. Abbiamo così potuto cogliere tutto il suo entusiasmo nel presentare un progetto sentito fortemente e che ha segnato un cambiamento di rotta in entrambi i percorsi professionali e di vita della coppia. Niccolò è un noto fotografo, specializzato nell’arte della fotografia di architettura. Stefania si è invece occupata per 15 anni di management dello sport, seguendo grandi eventi, come la coppa del mondo di scii.

Insieme, hanno scelto di convogliare e fondere inclinazioni e competenze acquisite in passato, nel progetto nuovo ed “avventuroso” per entrambi, di una linea di borse. La fine ricerca estetica e creativa di Niccolò si è unita all’estro manageriale di Stefania, con lo scopo di creare qualcosa di bello, duraturo e prezioso: una borsa. 

Un accessorio speciale – emblema di femminilità – versatile e senza tempo, aldilà delle mode del momento e da portare sempre con sé.

Ma non voglio dire troppo, lascio la parola a Stefania.

Stefania come è nata l’idea della collezione di borse Biddau?

L’idea è arrivata in un momento molto particolare, in cui entrambi avevamo bisogno di un cambiamento di rotta esistenziale. Ci siamo detti: perché non coltivare “più bellezza” insieme, in un progetto tutto nostro?

In quel periodo avevo spesso con me una borsa appartenuta alla nonna di Niccolò, che molte persone ammiravano: un oggetto unico dotato di bellezza, qualità e fascino. Abbiamo pensato così di reinventarla. Diversi amici esperti di moda ci hanno però informato che quella borsa, seppur bellissima, non poteva avere mercato, perché priva di funzionalità ritenute oggi necessarie. Da lì è quindi iniziato un lungo, ma avvincente processo creativo che ci ha portato altrove, rispetto all’idea di partenza, anche se sempre nell’ambito delle borse. Avevamo tante idee, volevamo che la fotografia, passione di Niccolò, avesse il suo ruolo nel progetto e pian piano, un po’ per volta, tutto ciò che ci frullava in testa si è come sedimentato, arrivando a prendere una forma quasi necessaria.

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Cosa è arrivato a dare la svolta al progetto?

Per i casi della vita, ci siamo ritrovati a svuotare delle case di famiglia di Niccolò e a confrontarci con tanti oggetti incredibili, concepiti e creati nel XX secolo. Manufatti di grandissima qualità materiale e costruttiva. Abbiamo così scelto di riportare in vita quest’anima del Novecento, con una borsa. Partendo dall’immaginario creativo di Niccolò, ci siamo ispirati alle straordinarie custodie delle macchine fotografiche di quell’epoca.

Questi contenitori avevano tutta una serie di caratteristiche tecniche studiate al dettaglio per custodire e proteggere materiali preziosi come apparecchi e pellicole. Le tasche interne avevano degli elastici per esempio e le aperture erano a soffietto, per estrarre velocemente l’obiettivo da cambiare. La tracolla passava sotto la borsa perché doveva reggere il peso della macchina. Erano oggetti molto speciali e ricercati, anche se poco considerati.

Poi è arrivata l’occasione di visitare un luogo incredibile e magico a Torino, dove abbiamo potuto vedere centinaia di custodie, dall’Ottocento al Novecento. Custodie in pelle di balena, di squalo… Assieme alla stilista che ha seguito il progetto, abbiamo vissuto un’emozione dietro l’atra nello scoprire l’unicità e il fascino di questi oggetti. Molte custodie avevano anche il nome del proprietario inciso all’interno. Ci siamo immaginati mille storie di vita, esplorazioni, avventure…

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 Il Novecento quanto nel profondo vi ha ispirato?

Moltissimo e a tantissimi livelli. L’ispirazione, sono state le custodie delle macchine fotografiche, ma da lì la ricerca si è poi allargata su più prospettive. Il nostro è stato un lavoro, molto complesso di recupero, valorizzazione e attualizzazione, ma anche di riflessione e immersione in quell’epoca. Le nostre borse, a loro volta, verranno inserite all’interno di un contenitore ispirato a scatole che nel secolo scorso accoglievano le macchine da scrivere. Abbiamo voluto ricreare e far emergere tanti più aspetti possibili di quel mondo.

Del Novecento ci piace molto anche l’idea di una dimensione di vita più lenta, più meditata. Sia nell’approccio al vivere che nella pratica di realizzazione delle borse e dei manufatti in generale. Artigianalità tradizionale e altissimo livello qualitativo del prodotto sono aspetti primari che abbiamo ricercato nel nostro progetto. Le nostre borse sono infatti fatte interamente a mano nella migliore espressione del made in Italy.

 Qual è la donna che sceglierà una borsa Biddau, secondo te?

Le borse della nostra collezione vogliono essere un oggetto speciale, affettivo.

Sicuramente qualcosa di prezioso per donne che sappiano apprezzare il pensiero che c’è dietro, oltre alla bellezza e qualità senza tempo dell’oggetto. Le borse verranno vendute online e presentate anche in eventi ad hoc, che potranno coinvolgere un pubblico potenzialmente sensibile verso un prodotto tanto particolare. La nostra non è una borsa alla moda, ma è dotata di caratteristiche che la rendono sempre attuale. Ogni donna può reinterpretarla, non solo con il tipo di abbigliamento che indossa, ma anche nei diversi momenti della giornata, dall’ufficio, alla serata all’opera.

È una no-fashion bag. Una borsa, che immagino verrà custodita con cura in un armadio e passata con amore di mano in mano, di generazione in generazione. Esattamente così come è stato per me, che indossavo la borsa della nonna di Niccolò.

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 Allora si parte?

Assolutamente sì! Non iniziamo con grossi numeri. Le nostre sono borse che richiedono “tempi lenti” per la produzione. Sono realizzate interamente a mano a Varese, da un artigiano che ha grandissima esperienza in borse strutturate rigide e semi-rigide. I modelli in colori basici verranno prodotti regolarmente, mentre andremo a rotazione sulle altre combinazioni per testare il gradimento dei colori. C’è da dire che anche nella cartella colori, abbiamo scelto delle tonalità particolari che riprendessero sfumature utilizzate nelle pubblicità e nella cartellonistica degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta del Novecento. La nostra ricerca proseguirà anche sui colori, per trovare abbinamenti sempre nuovi. Tutto è stato studiato con cura. La chiusura è progettata nei minimi dettagli riprendendo il modello di una custodia d’epoca. È concepita finemente, quasi come se si trattasse di un gioiello o di un minuto ingranaggio di altissima orologeria. Qui c’è tanto dell’occhio e del gusto per il dettaglio di Niccolò, proprio dell’arte paziente della fotografia!

 Le cose belle sono lente, verrebbe da dire. E non è mai troppo tardi per aggiungere bellezza alle proprie giornate. Si può anche custodirla e stringerla stretta a sé, la bellezza.

Basta lo spazio di una borsa.

 

Foto: Niccolò Biddau

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