Josef

July 22, 2019

Livre d’Or 01: Berghoferin

Anna Quinz
Livre d'Or - il "libro degli ospiti" secondo la lingua francese - è una mappa emotiva dei luoghi dell'accoglienza altoatesina. Un racconto - di hotel in hotel - scritto per fermare tutto ciò che qui è stato visto e sentito, un diario di viaggio, una testimonianza di passaggio, una dedica personale e sentimentale a tutti quegli hotelier visionari capaci di creare luoghi di sospensione ed evasione - magari anche fugace e momentanea - dal valore inestimabile.

La prima cosa, il silenzio. Patrimonio privato sempre più vago e vagheggiato, raro e rarefatto, ambito e ambizioso.  

Un silenzio non invadente ma, che, piuttosto, dà allo spazio circostante le sfumature sonore della brezza estiva che solo a quest’altezza – 1500 metri, né in alto né in basso – si può trovare. La giornata è di quelle di un giugno tropicale che resterà negli annali. Venendo dalla rumorosa città, dove anche il cemento pare scricchiolare sotto il peso della canicola, nulla è più desiderabile di una non lunga ma sufficiente ascesa che, risalendo la strada boschiva – oltre Egna, Montagna e Fontanefredde – lascia il passo all’altipiano segreto di Redagno di Sopra. Un pugno di case, nessuno all’orizzonte, una chiesetta, colline verdi a perdita d’occhio, le montagne appena accennate in lontananza, fino a un cancello aperto che ci dà il benvenuto in quel silenzio tanto cercato. 

Il triangolo perfetto della casa, le geometrie ben ritmate o la palette di colori che vira dal bianco delle tende croccanti al caldo arancio del tetto e dei balconi, danno l’immediata e bellissima sensazione di trovarsi in uno di quei luoghi discreti e gloriosi in cui, negli anni del primo turismo massificato, si veniva a cercare il senso profondo della villeggiatura. È entrando però, che il vero spirito della casa si manifesta a pieni polmoni. Non è un salto nel passato, non è malinconico né nostalgico, l’occhio di chi ha trasformato questo hotel d’altri tempi in una meravigliosa dimora dell’accoglienza montana dei nostri tempi. Anna, la padrona di casa, ha infatti un pensiero contemporaneo e un senso puro e cristallino di ciò che della storia è bene conservare con cura.berghoferin

E poi, dopo il silenzio, la luce. Altro capitale spudoratamente gratuito, ma non per questo da considerarsi scontato. 

Le giornate terse della nostra estate al nord sono sicuramente complici generose, ma che qui la luce inondi e travolga lo spazio con scintille di sole, è cosa certa. Così, muoversi pigramente – come il tempo della villeggiatura vuole – di sala in sala, tra le spaziose verande, ognuna diversa dalla precedente, diventa un’escursione in interno pari per valore, luminosità e bellezza alle tante che si possono praticare in esterno, appena fuori dalla porta. C’è una poesia quasi struggente, nei disegni incisi dalle ombre, che modificano la linearità del pavimento in legno e che allungano languidamente le forme degli oggetti. È come se la luce, penetrando dalle grandi vetrate, volesse guidare lo sguardo ora su questo divanetto giallo nell’angolo, ora sulla libreria ben fornita di libri di ieri e di oggi, ora sull’antica stufa in maiolica verde, ora sul discreto fumoir. È come se, sotto i nostri occhi, la sapiente regia della natura ci accompagnasse in un gioco teatrale perfettamente orchestrato, dove nulla è di troppo, nulla fuori posto. E dove ogni angolo sembra pensato non per andare ma per stare. 

Continuando a inseguire le tracce della luce e del silenzio, usciamo sulla terrazza puntellata di tavolini inamidati e di ombrelloni bianchissimi accarezzati dal sole del tardo pomeriggio. Sotto di noi, il giardino ci chiama a scoprire i suoi segreti, che qui, hanno la forma dell’acqua. Una piscina raccolta tra i lettini lascia addosso il profumo della riviera, un pittorico laghetto culla le ninfee mentre una barchetta accanto al pontile richiama alla mente pensieri sentimentali. Infine, una tinozza in legno promette di rinfrancare il corpo dopo le salutari traspirazioni della sauna nascosta a pochi metri da lì. 

Foto 13-07-19, 13 18 10 (1)Dopo aver lasciato ciondolare per un po’ i piedi nell’acqua, torniamo sui nostri passi e risaliamo verso la terrazza, per lasciarci andare a quella che pare essere la più intima vocazione di questa casa e il rituale per la quale è stata concepita: il riposo. 

Quel riposare che significa sospendere momentaneamente ogni azione. Quel riposare che il più autorevole dei vocabolari definisce come “posare, respirare, rifiatare, riprendere fiato, staccare, oziare, distendersi, rilassarsi”. Esattamente ciò che andiamo cercando: sospensione, respiro, sano e puro ozio. Una perlustrazione attenta per trovare il libro antico o la rivista contemporanea che ci sta chiamando a farci compagnia per un po’, scorgere il nostro privato angolo di quiete e poi, fermi, muti e distesi, finalmente riposare. Niente di più. Niente di meglio. 

Una sedia imbottita che sa di circolo letterario, una poltrona accogliente, un divano colorato, una Stube in penombra, un lungo tavolo per quelle letture che richiedono di sottolineare a matita come si faceva saggiamente una volta, un tavolino all’ombra sul terrazzo, una panca di legno, un lettino nel patio per allungare le gambe e alternare alla lettura, l’indolenza del sonno. Accompagnati solo da luce e silenzio, non c’è modo migliore di perdere e guadagnare tempo. IMG_4443Pagina dopo pagina, scorrono lievi le ore nello sciogliersi cauto del sole verso il tramonto. 

E scorrono anche le parole sotto e dentro i nostri occhi, il corpo lento, il pensiero libero di aggirarsi lì dove le giornate di città non permettono di arrivare. Il crepuscolo ci invita a tavola per la cena, il buio della sera ci guida verso il tepore della notte, l’alba ci risveglia delicatamente, i riflessi del nuovo giorno ci spingono con dolcezza verso le vetrate che aspettano solo di assecondare la nostra colazione. Poi la vita della casa e la nostra vita nella casa, ricominciano, in un ritmo circolare che rassicura, uno scorrere fluido che natura e natura umana, per una volta, condividono.  

Ora è tempo di riprendere il nostro tempo lì dove l’abbiamo lasciato. La strada scende, i boschi lasciano il passo alla pianura, la città si riavvicina. Eppure, il senso profondo di questo luogo non ci lascia ancora andar via. E allora, che il silenzio pieno, la luce straripante e il riposo più puro ci aspettino. Torneremo. 

Grazie. Siamo stati bene qui,

Anna 

 

 

Berghoferin
Redagno di Sopra 54
39040 Aldino/Redagno
berghoferin.it

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