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March 20, 2019

Lottozero in mostra nella casa Atelier Museion con Luca Vanello: intervista alla curatrice

Maria Quinz

La tessitura è un’arte millenaria, cresciuta di pari passo con l’evolversi dell’umanità. Anche i ragni la conoscono bene. Basta intrecciare dei fili per dar vita a una primordiale tela, sprezzante e bella, nella sua semplicità. Miti, poesie e racconti legati alla pratica del tessere, hanno da sempre tracciato un “file rouge” nell’arte di raccontare storie. Quanto può dirci un filo, nella sua banalità, lo saprebbe anche un bambino: può essere metafora della vita e del pensiero, come anche dell’amore o del destino. E molto altro ancora. Tra funambolismi, ricordi lontani e aquiloni.

E poi non è vero forse che tutti prima o poi cerchiamo – per dirla con Eugenio Montale – quel “filo da sbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità”?  

Anche le arti visive si sono nutrite nei secoli di tele e tessuti, non solo come supporto di immensi capolavori, ma anche come basilare oggetto e versatile strumento di ricerca espressiva, qualitativa e tecnica: dalla sapiente dimensione artigiana e industriale, per arrivare fino alla sperimentazione artistica più estrema e d’avanguardia.

Le due sorelle bolzanine (per metà toscane),Tessa e Arianna Moroder, con il progetto Lottozero hanno fatto propria l’idea di valorizzare e sostenere il lavoro di talenti creativi del settore, aprendo a Prato – tra i principali distretti tessili d’Europa – un centro di ricerca e networking internazionale per l’arte, il design e la cultura tessile. Il loro spazio è molte cose: un hub creativo, dotato di laboratori, un coworking space, una sede di residenze d’artista, uno studio di consulenza e infine uno spazio espositivo. Quest’ultimo è curato dalla storica dell’arte Alessandra Tempesti, che ha in corso d’opera anche un progetto curatoriale per Lottozero, in collaborazione con Casa Atelier Museion a Bolzano. 

54268176_2120580968030637_4770068306176507904_oTre installazioni site specific, saranno ospitate da Casa Atelier Museion, da sempre attiva nella sua vocazione di promuovere giovani talenti. Giovedì 21 marzo alle ore 18.30, inaugura la serie, il progetto Tired Eyes Dislike the Young, del giovane artista Luca Vanello, triestino di nascita e residente a Berlino. L’installazione indaga temi profondi e dolorosi, come l’elaborazione del lutto e il legame tra gli oggetti – abiti – appartenuti a una persona che non c’è più e chi invece resta e deve fare i conti con l’assenza e la perdita. Partendo dalla tendenza, più che umana, all’investimento affettivo, quasi antropomorfico, sugli oggetti di chi è “sopravvissuto”, si dipana la ricerca espressiva dell’artista. Luca Vanello darà vita a una serie di gruppi scultorei disseminati negli spazi di Atelier Museion, con l’ausilio di varie tecnologie di manipolazione e trasformazione della materia. Il lavoro estremamente complesso, porta a riflettere su diversi temi esistenziali, come la caducità del vivere e il fallimentare tentativo, profondamente comune, di voler fermare il tempo. Ne parliamo con la curatrice Alessandra Tempesti.

3 Luca Vanello Generous Images Unable to Reach ©Marina ArienzaleAlessandra, come nasce l’idea del progetto? 

Il progetto nasce da una ricerca che Luca Vanello sta portando avanti da alcuni anni sulla relazione di interdipendenza tra essere umano e materialità. Il suo particolare interessamento per i processi di reversione da uno stato all’altro della materia, lo ha portato a scoprire la tecnica di rigenerazione della lana cardata pratese. È all’interno di questo orizzonte di pensiero che si inserisce l’antecedente dell’effettiva genesi dell’installazione: la richiesta, da parte di un conoscente dell’artista, di creare un lavoro prendendo come punto di partenza gli effetti personali della moglie, conservati per 10 anni dalla scomparsa. Da qui si è sviluppata una riflessione sul rapporto tra essere umano e oggetti materici (soprattutto indumenti n questo caso, poi rigenerati in fibre tessili), nel momento in cui la persona che li ha posseduti viene a mancare e ci si trova ad affrontare ed elaborare il dolore dovuto alla perdita.

Quale è “il filo” che lega le tre installazioni site-specific?

I tre progetti, molto differenti tra loro, sono accomunati dalla presenza dell’elemento tessile. Con questa serie di tre interventi ci interessava mostrare la versatilità e le potenzialità del medium tessile nei diversi approcci degli artisti. Ciascuno dà forma al proprio pensiero artistico avvalendosi di determinate proprietà, significati e simbologie della fibra o del tessuto utilizzati; ciò che emerge è l’enorme bacino di possibilità espressive, narrative e concettuali costituito dal linguaggio tessile, che a Lottozero cerchiamo di esplorare e approfondire, affiancando gli artisti nei loro progetti di ricerca. 

4 Luca Vanello Generous Images Unable to Reach ©Marina ArienzaleCi puoi dare qualche anticipazione su ciò che vedremo successivamente? 

I prossimi due progetti vedranno la partecipazione di due artiste: la norvegese Margrethe Brekke Anna Rose, artista americana residente a Firenze. Quest’ultima trasformerà lo spazio della Casa Atelier in un’esperienza di coinvolgimento fisico per spettatore, tra il ludico e il perturbante. Con la prima artista invece, che lavora da diversi anni con l’elemento del deltaplano (intervenendo sul tessuto tecnico che viene utilizzato per farne la superficie velica) verranno affrontate tematiche quanto mai attuali, come la necessità di adottare fonti di energia rinnovabili per il pianeta. 

Ti posso anticipare che cercheremo di far volare un suo deltaplano sopra Museion!

E noi di franz, non vediamo l’ora.

Foto: Luca Vanello Generous Images Unable to Reach ©Marina Arienzale

 

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