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February 6, 2019
Il tassidermista #14
Roberta Segata
CONFINE era la parola che ritornava spesso nella mia mente. Forse proprio quella rappresentava il mondo di Franco. Il suo mestiere mi aveva attirata per la sua naturalezza e la sua contraddizione; mi faceva sentire primitiva e in contatto con parti di noi ormai perse.
Era il confine tra morte/vita/vita apparente.
Quest’ultima attraverso un’immagine ferma, fissata come in una fotografia.
L’animale c’è, ma non c’è più. Chi può dire cosa sia vita e cosa sia morte?
Quante persone portano la morte dentro di loro eppure respirano e si muovono recitando una parte? Quanta vita c’è ancora in un animale a cui è stata tolta?
Feci vedere a Franco le prime foto realizzate e di fronte ad alcune, quelle più crude, provò disagio. Lo manifestò dicendo:
Queste sono terribili!
Mi sorprese e capii che per lui era diventato qualcosa di meccanico e il vedersi, vedere vari passaggi del suo lavoro, era diverso dal viverli ripetutamente; un’altra presa di coscienza.
Infine mi chiese:
Posso vedere anche le foto che hai realizzato con la cornacchia?
Per la quale mi ero presentata da lui il primo giorno con la mia richiesta bizzarra.
Gliele feci vedere e lui dopo averle osservate bene mi disse:
Roberta queste foto sono inquietanti, mi inquietano!
Io mi girai verso di lui incredula e risposi:
Ma… Franco sai che questa cosa detta da te suona un po’ strana…
Ci guardammo per un attimo e le risa di quel momento risuonano ancora custodite come un bel ricordo, parti essenziali di questo segreto.
Foto Roberta Segata
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