Culture + Arts

December 13, 2018

Verknüpfungszwang #07: Il pingue plettro del diletto

Allegra Baggio Corradi

Oggi il frastuono del trapano è assordante. A tal punto mi disturbano i lavori del cantiere nel cortile della biblioteca che decido di interrompere le letture quotidiane per assecondare una nuova compulsione alla conoscenza. Esco dal mio studiolo, faccio dieci passi e capito di fronte allo scaffale dedicato alle cerimonie e i rituali italiani. Scruto. Ecco “Funerali, pompe e conviti a Brescia” e “Feste, fontane, festoni a Parma”. Il trapano è già lontano. Le mie orecchie sono accarezzate dal fluire leggero di musiche dolci. Continuo. “Feste liturgiche e altre ‘allegrezze’ a Pistoia” e infine “Sulle rive del Brenta. Musica e cultura attorno alla famiglia Buffa di Castellalto (sec. XVI-XVIII)”. Apro il libro. La copertina è pesante, le pagine spesse. Al girarle odo un fruscio che non so ancora bene perché mi eleva la mente. E’ il preludio a ciò che verrà.

Il volume racchiude uno studio della cultura musicale sviluppatasi lungo il corso del Brenta. Noi guarderemo in particolare alla signoria di Telvana, “una delle più grandi, più pingui, et più doviziose che sij nel Contado del Tyrol.” Leggendo uno dei saggi scopriamo che le testimonianze musicali della prima epoca moderna sono scarsissime poiché, un tempo, le melodie, i ritmi e gli accompagnamenti non venivano scritti. Era di primaria importanza per un artista rispondere alle esigenze del pubblico, adattando la comprensibilità della propria musica al linguaggio degli ascoltatori. Si improvvisava.

Sappiamo che lo strumento più utilizzato era il calissone, un liuto a manico lungo. Sappiamo, tuttavia anche che nel Tirolo del Sei- e Settecento, la musica veniva considerata un vilipendio se alienata da un contesto sacro. Furono numerosi i processi a musicisti considerati molesti. Basti ricordare una condanna per “porto abusivo di armi” che in realtà erano un violino, una citera e un basso o una denuncia ad un suonatore di zifoloto che a detta di un testimone, fu così ardito da suonare il suo strumento per più di due ore durante la notte agendo “contro la mente clementissima di Sua Altezza Serenissima”.

Insofferenti nei confronti della musica erano soprattutto i sedicenti ‘scienziati’. Una testimonianza di un membro della Studiosa Società di Telve, “un’accademica congregazione destinata unicamente alla coltura delle scienze, e dei talenti de’ nostri compatrioti”, lo dimostra. Un tale Luigi Allieri affermò: “Musici, che avete il grido di valenti nel suonare, sia detto con vostra pace, ordinariamente siete tanto superficiali nelle scienze, che ben si vede, quanto difficilmente si possa combinare lo studio con la musica. (…) Non vorrei esser tacciato da censor troppo rigido, ma per vostra disavventura tal è la nostra cognizione. (…) Giovani studenti che indirizzate i passi vostri a qualche professione scientifica, ricordatevi bene, che voi sarete un giorni i piloti, che regger dovran la nave della società. Se questa nave per vostra ignoranza farà naufragio, il giudice eterno chiederavvi strettissimo conto del tempo malamente impiegato; né già domanderavvi se ben sapeste e con giustezza trattare il plettro e suonar di flauto, ma sì bene se appuntino eseguiste gli obblighi del vostro stato”.

Il trapano si fa nuovamente insistente. Sembra di sentire le parole di un odierno ministro dell’istruzione. Riapro la copertina de “Sulle rive del Brenta”. Volto una pagina. Odo un fruscio che so bene perché mi eleva la mente. E’ musica.

Alla prossima connessione! Alla prossima compulsione! La conclusione.

Immagine: Allegra Baggio Corradi/franzmagazine

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