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November 1, 2018

Verknüpfungszwang #01: Gli Egizi nella Valle dell’Adige (2)

Allegra Baggio Corradi

Mi rendo conto solo ora di aver scritto ben 493 parole nell’articolo precedente, ma di non aver ancora parlato del fatidico libro 2 della lista prodotta dalla ricerca ‘Alto Adige’. Al dunque, dunque. Scendo dal quarto piano della biblioteca dove siedo da più di tre ore. Vado al terzo, Orientamento. Cerco lo scaffale giusto. Mi oriento. E’ il più in basso. Uffa. Mi chino. Lo cerco. Non c’è. E’ la rivincita di Bolzano per averlo mandato al diavolo. Cerco ancora. Eccolo lì. Una svista. Lo prendo. Comprendo che non è un libro. A Bolzano la vendetta piace, è un pensatore autonomo! E’ un mostro. Beh è un matematico. Non cambiare discorso. Pensa al libro che non è un libro. Lo guardo. E’ sottile. 5 o 6 pagine. In realtà 18. Il titolo: “La dedica isiaca da Mama d’Avio e la diffusione dei culti egizi in Trentino ed Alto Adige”. Curioso. Confuso. Mi piace. Lo Leggo. In breve, ecco cosa mi ha raccontato l’autore Gianfranco Paci.

In età romana, in Alto Adige e in Trentino si diffusero pratiche religiose e cultuali provenienti dall’Oriente, tra cui il culto di Mitra e alcune divinità egizie. A Mama d’Avio, località sulla destra dell’Adige al confine tra Trento e Verona, venne rinvenuta una testimonianza di questo culto: una tavoletta isiaca di calcare bianco con un’iscrizione. Rinvenuto nel 1877, l’oggetto risultò subito anomalo perché recava scritte in greco, lingua non parlata nella zona del ritrovamento in epoca romana. La dedica incisa è alla dea Isityche (o Isis-Fortuna in latino) soprastante un’altra incisione con il termine ‘eros’. Paci offre un’interpretazione, discostandosi da chi credeva che Eros fosse il nome di un dio e che la tavoletta fosse, dunque, il frammento di un’iscrizione del basamento di una statua perduta. Paci sostiene che Eros fosse il nome di un offerente che nel dedicare la tavoletta alla dea Fortuna, appose il suo nome al di sotto del suo. Era una pratica utilizzata dagli schiavi egizi, sostiene Paci, molto devoti a Isityche. Paci guarda, poi, agli altri ritrovamenti riconducibili al culto isiaco avvenuti in territorio tirolese. Scopriamo che gli oggetti ritrovati sono ben 14 e che al momento del rinvenimento erano collocati lungo una precisa asse, la via lacuale del Garda che proseguendo verso nord per la valle del Sarca si dirigeva verso la Val di Non. Quest’asse, un’antichissima strada costruita per il commercio, prese il nome di Claudia Augusta. Passava per Bolzano (l’attuale ponte Druso), proseguiva per la Val Venosta, si estendeva fino alla Val Pusteria e da lì si diramava in tutta Europa. Paci conclude riflettendo sul percorso compiuto dalla stele di Mama d’Avio. Proveniva da sud o da nord? Come è arrivata in regione? E’ stata veramente oggetto di culto? Se sì, chi era Eros? Perché aveva sentito il bisogno di offrire un dono alla “potente dea che aveva il dominio sul destino degli uomini”?

Ti aspettavi tutto ciò? Io no. E’ sempre meglio quando ciò che si legge supera le iniziali aspettative. Stimola a leggere di più. A leggere ancora. A scoprire perché l’Egitto e il Tirolo non sono poi così lontani. Ad andare a Mama d’Avio. A ipotizzare altre connessioni. Compulsione all’interconnessione. Verknüpfungszwang. Grazie Aby per aver inventato questa meravigliosa parola!

Alla prossima connessione! Alla prossima compulsione! La conclusione.

Immagine: Allegra Baggio Corradi/franzmagazine

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