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October 18, 2018

Verknüpfungszwang:
Intro 2

Allegra Baggio Corradi

Nell’articolo precedente abbiamo seguito le tracce della biblioteca Warburg da Amburgo a Londra, ma questa volta ci avventureremo lungo i corridoi dell’istituto per capire che spazio occupa l’Alto Adige al suo interno. Per spiegare ciò è necessario accennare brevemente alla struttura della singolare biblioteca di Aby, ora parzialmente aperta al pubblico. Situata presso Woburn Square, luogo di transito universitario nel cuore del quartiere culturale di Londra, lo stesso in cui vissero Virginia Woolf e gli artisti del gruppo di Bloomsbury, la biblioteca Warburg si sviluppa su cinque piani. Ognuno ospita libri suddivisi in base a quattro categorie: Azione, Orientamento, Parola e Immagine. All’interno dei singoli scaffali vige la regola del buon vicinato che secondo l’impostazione originale di Aby, avrebbe consentito all’avventuroso studioso di imbattersi in letture totalmente inaspettate, pertinenti al libro che egli andava cercando, ma forse anche di più. ‘Serendipity’ la chiamerebbero gli anglosassoni, quel vagheggiare peregrino che riduce in frantumi le proprie sicurezze consentendo di fare inaspettati incontri con luoghi fisici e geografici al di fuori della propria ordinaria rotta. Una biblioteca in cui le parole non hanno l’ultima parola, quella di Aby, ma occupano una posizione importante tanto quella delle opere d’arte islamiche, della poesia caucasica, della numismatica cecoslovacca e perfino dei quadrati magici di Zoroastro. Insomma, parliamo di una pseudo-ordinata nevrosi incarnata, frutto del sogno utopico di un uomo che desiderava sapere tutto. Una Babele di carta che, per fortuna, ancora resiste inespugnata.

All’interno di questo organismo vivente di carta abita anche l’Alto Adige, insieme ai suoi uomini e le sue donne, ai suoi boschi e ai suoi castelli, alle sue chiese e ai suoi ruscelli. Mentre pensavo ad una rubrica da scrivere per franzmagazine, durante una delle tante giornate trascorse in biblioteca ad orientarmi tra immagini e parole cercando di agire, ho ricercato nel catalogo generale immettendo l’input “Bolzano”. Con grande sorpresa sono apparsi sufficienti risultati per alimentare una rubrica lunga da qui fino alla fine dei miei giorni. Sopraffatta, ma contenta, come tutti quelli che si avvicinano anche solo brevemente al fantasma di Warburg, ho deciso di imbarcarmi nell’intrepida avventura di raccontare L’Alto Adige e il Sud Tirolo per come essi sono conoscibili attraverso la collezione della biblioteca Warburg. Ogni articolo della serie sarà dedicato ad un incontro bibliofilo, dal quale si svilupperà un narrema londinese che terminerà con una riflessione su un aspetto culturale, sociale o artistico legato alla nostra Heimat. Tutto intorno girando, si succederanno una stele, un vescovo, una bionda chioma, una lacrima, un nano e un villano.

Non sempre le narrazioni avranno un senso, spesso saranno allegoriche, metaforiche, metafisiche, sempre simboliche. Perché come diceva Aby, “Symbol tut wohl!”.

Ecco a voi i Verknüpfungszwänge, piccole compulsioni per il sapere.

Immagine: Allegra Baggio Corradi/franzmagazine

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