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May 22, 2018

I cavalieri al TSB: Paflágone e compagnia, tra rock ‘n’ roll, immondizia e (in)giustizia

Claudia Gelati

Su per giù due anni fa, maggio 2016, iniziavo a scrivere qualche pensiero sulle mie serate a teatro con franz. Ho iniziato con “Brattaro Mon Amour”, un giallo urbano che ruotava tutto intorno al brattaro di Via Resia, tra würstel e slang altoatesino. Chi se lo ricorda?

Maggio 2018. Con un’altra ricca stagione teatrale alle spalle, mi trovo sempre al Teatro Studio del TSB. Poltroncina 10 D. Una prima fila coi fiocchi, per un finale di stagione che aspetto da Ottobre.
Eh si, da Ottobre. E non perché faccio la Mondaini della situazione —e che barba che noia, che noia che barba— … anzi, tutt’altro; ma perché lo spettacolo che chiude la stagione, lo abbiamo deciso proprio noi: il pubblico. Facciamo un passo indietro.

Ottobre 2017. si aprono le porte della sala grande e … magia! La platea ha traslocato: Centosettantadue posti a sedere, proprio su quel palco che abbiamo imparato ad amare, stando dalla parte opposta. “Wordbox Arena: lo spettacolo lo decidi tu” fu un vero e proprio match, dalla prima all’ultima battuta, tra trabattelli e attrezzeria da backstage. Sul palco a farci ridere e riflettere: Andrea Castelli, Fulvio Falzarano, Antonello Fassari, Michele Nani e Mario Sala; con la regia di Roberto Cavosi. E gli autori? Aristofane, Miguel de Cervantes e Lorenzo Garozzo. Tre testi, tre autori e tre epoche che non potrebbero essere più distanti.
Alla fine di ogni serata, il pubblico “sovrano” veniva chiamato ad esprimere la propria preferenza. Dopo tre settimane di repliche il verdetto: vinse, con oltre il 45% di preferenze, “I cavalieri” di Aristofane. Ora posso dirlo … avevo votato anche io per loro.

tsb_02Da Ottobre ad oggi, tutta una stagione teatrale piena ed emozionante. Ma nelle ultime settimane che hanno preceduto il debutto di “Wordbox Arena: Lo spettacolo che hai deciso tu. I cavalieri”, abbiamo potuto sbirciare qualcosa di questa curiosa produzione grazie alle pagine social del teatro: dalla scenografia e qualche battuta degli attori.
E finalmente, sabato scorso li ho visti anche io questi “Cavalieri”. 
Il non-palco del Teatro Studio sembra una discarica urbana: cassonetti, fusti metallici e sacchi della spazzatura è un po’ ovunque. Spazzatura che, forse, è anche un po’ una metafora per l’ingiustizia e il marcio, nascosto dietro alle poltrone più alte, comode e sostanziose … nell’Antica Grecia, ovviamente. Un’atmosfera grigia, così ben fatta, che sembra quasi di sentire l’odore acre di smog e rifiuti industriali di una città contemporanea.Di Antica Grecia, però, c’è ben poco: giusto dei moderni graffiti in (fake) greco.
Poco dopo la scena va a riempirsi: tutti sporchi e stremati, i servi (Michele Serra e Loris Fabiani); poi gli Onesti, campioni di Badminton e decisamente molto alla moda (Mario Sala e Giancarlo Ratti) ed infine i due protagonisti della scena politica… teatrale: il rozzo Salsicciaio (Antonello Fassari), che mette in piazza salsicce, trippe e budella e cura loschi affari nell’ombra, e l’elegante impostore Paflágone (Fulvio Falzarano), un ex-pellaio arricchito, che arraffa e contrabbanda tutto ciò che può.
Due tipi molto onesti e raccomandabili si potrebbe dire; un po’ il Gatto e la Volpe della situazione.
Spunta, dal cassonetto dei rifiuti, pure Aristofane.
Un Aristofane un po’ tamarro e un po’ rock n’ roll. (impersonato da Emanuele Dell’Acquila che ha curato ed eseguito live tutte le musica). Un Aristofane è un po’ l’outsider della situazione che vede la scena da fuori e la racconta, tra un solo di chitarra e qualche battuta in uno strano slang (fake) greco … del Sud, per così dire. Un Aristofane che proprio ci abita in quel cassonetto: ci mette i fiori come il più alla moda dei terrazzi e ci stende pure i panni.
Sopraggiunge anche, l’anziano Popolo (Andrea Castelli) in vestaglia, così tenero e spaesato, ma che forse è il peggio di tutti. Ultima ma non per importanza, giunge la dolce Tregua (Sara Ridolfi).
Lo spettacolo è un vera propria lotta verbale e culinaria per ingraziarsi il Popolo sovrano e conquistare la tanto ambita poltrona.
Chi vincerà? Paflágone ha già dalla sua il Popolo, che gode dei piaceri e dei profitti procurati proprio dal suo più umile servitore; ma il Salsicciaio ha dalla sua i Servi e gli Onesti, che proprio non ne possono più di quel fetente, ora al comando. Sono disperati e stanno cercando proprio quella persona adatta a governare in un magna-magna generale: un ladro tra i ladri, un impostore ancora più becero e viscido; uno che abbia una dote oratoria adatta ad intortare e fregare il Popolo, più del Paflágone, che va dicendo: “Io so come mettergli la pappa in bocca al Popolo”.

tsb-01Si ride tanto in questo spettacolo e la colonna sonora è uno spasso: dalla sensuale Je t’aime di Gainsbourg, che identifica il momento in cui i due candidati fanno a gara per contendersi il popolo, al ritornellone —con qualche licenza poetica— di una Vita in vacanza dello Stato Sociale.
Il ridere è decisamente proporzionale al riflettere: è sconcertante vedere come una commedia scritta nel 424 a.C., in un mondo che abbiamo letto solo nei libri di storia e sognato guardando le opere Fidia sui libri d’arte, possa essere così vera e così attuale.

Chi vincerà? Tra l’euforia e i cori da stadio di Servi e Onesti, vince il Salsicciaio, cari miei!
Il Salsicciaio, dopo una vita passata a fregare il prossimo, con le braccia tra budella ed interiora, diventa cancelliere dei cancellieri; il braccio destro del Popolo, pronto a tutto per servirlo (e ingannarlo) … ma proprio a tutto! Insieme al titolo, guadagna anche l’onore di decidere la giusta pena per il Paflágone, ormai sconfitto. E quale può essere la pena, se non condannarlo a fare il suo stesso lavoro: strillare da un mercato all’altro tra salsicce e stomaco di mucca?!
Tutti, più o meno, hanno avuto la sua parte e son contenti: il Popolo è già pronto ad ingozzarsi e a fare indigestione di leccornie e potere; mentre il salsicciaio è pronto ad arraffare tutto ciò che può, illudendo il popolo con una giovane e sfuggente tregua.
Il cerchio si chiude ma al tempo stesso si riapre: tutto ricomincia, fino al prossimo (becero) candidato; fino al prossimo spettacolo.
“Una vita in vacanza / salsicciaio che avanza e tutta la banda che suona e che canta / per un mondo diverso/ libertà e tempo perso / nessuno che ruba i milioni”

Finalmente posso dirlo ancora dopo tre stagioni teatrali: un finale col botto… e pure coi coriandoli! Caro Teatro Stabile, ci vediamo il prossimo autunno.

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