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March 1, 2018

Alessandro Haber racconta “Il padre”, tra presenza e oblio

Mauro Sperandio
Dal 1 al 4 marzo, al Teatro Stabile di Bolzano va in scena "Il padre" di Florian Zeller, interpretato a Alessandro Haber e Lucrezia Lante della Rovere. Ne parliamo con il protagonista...

Un padre, Alessandro Haber, si ammala di Alzheimer. Una figlia devota, Lucrezia Lante della Rovere, si fa carico delle difficoltà che la malattia comporta. Insieme, dolorosamente, percorrono il cammino che la malattia traccia in direzione di un inesorabile oblio. “Il padre”, per la regia di Piero Maccarinelli, porta sul palco dello Stabile di Bolzano un dramma punteggiato di ironia, che pone gli attori davanti all’impegnativa sfida di raccontare che nell’assurdità delle sue vicende supera la fantasia della finzione teatrale.

Ne parliamo con Alessandro Haber.

Cosa l’ha convinta a portare “Il padre” a teatro?

Avevo letto il testo di questo spettacolo tre anni fa, quando mi trovavo in tournée con “Il visitatore” di Éric-Emmanuel Schmitt, senza che mi prendesse in maniera particolare, forse perché i continui spostamenti non mi permettevano la giusta concentrazione. Dopo un anno, Federica Vincenti di Goldenart Production me lo ha riproposto ed io, pur scettico, me lo sono riletto con attenzione. Ho avuto così modo di apprezzare la forza di questo autore fantastico che è Florian Zeller, che ha creato un personaggio fuori dalla normalità, che necessità di essere vissuto e interpretato. Ad affascinarmi poi c’è stata la scelta dell’autore di mettere il pubblico nella testa di Andrea, il padre, in modo da far vivere agli spettatori lo smarrimento, le ansie e le paure che vive il protagonista.
Alessandro Haber il padre Bolzano

Come presenterebbe suo il personaggio?

Me lo figuro come un isola che appare e scompare, e con il tempo appare sempre meno e scompare sempre di più. È un uomo a cui sono tolti il presente, il passato e il futuro, e che finisce nell’oblio.

Quali difficoltà ha presentato interpretare un personaggio come questo?

La malattia di Alzheimer comporta una continua regressione delle facoltà mentali, interrotta da qualche sprazzo di lucidità che, per frustrazione, sfocia spesso in atteggiamenti violenti. Interpretare una persona in queste condizioni obbliga ad un continuo cambio di personalità, che espone al rischio di diventare delle macchiette. Per evitare questo è necessaria una concentrazione assoluta. Si pensi, tra l’altro, che le azioni comiche di Andrea sono assolutamente inconsapevoli, come inconsapevole è l’ira che esplode improvvisamente e l’oblio in cui piomba.
Al termine degli spettacoli mi capita continuamente di incontrare parenti, badanti e medici che si occupano di persone malate di Alzheimer che mi dicono che la mia adesione al personaggio è imbarazzante. Questo mi gratifica molto, perché significa che il mio lavoro funziona: emozionandomi ed emozionando.

La sua intensa vita, dopo 71 anni,  le avrà sicuramente fatto accumulare molti ricordi. Che rapporto ha con il passato e con il “volontario dimenticare” persone e fatti spiacevoli?

Devo ringraziare Dio per avermi dato talento, salute e la possibilità di realizzare tantissimo sogni. Ho anche passato momenti difficili che mi fanno soffrire, perché non sono in grado di fregarmene, ma che credo facciano parte del gioco della vita e sicuramente mi sono serviti. Penso di poter dire di aver dato più che ricevuto, ma non provo odio per nessuno e il mio risentimento dura poche ore. Come mi incazzo, mi scazzo subito. Mi procura molto dolore il tradimento di un amico, più che quello di una donna. Con le donne si sa che prima o poi accade, tradisco anch’io, ma con gli amici non te lo aspetti, perché ci sono delle implicazioni diverse.
Ho subito vari torti anche sul lavoro, ma è parte del gioco. Penso a chi sta veramente male e ha subito delle disgrazie, e mi dico che non ho diritto di lamentarmi, perché la recitazione mi ha dato e mi dà tantissimo, facendomi scivolare addosso tutti i problemi.
Questa passione per il mio lavoro è una droga a cui non posso rinunciare, è l’unica donna della mia vita: con lei scopo ancora che è una meraviglia, senza bisogno di “aiutini”…
alessandro haber

I genitori si occupano dei figli, ma il passare del tempo può invertire i ruoli. Teme un giorno di dover gravare su sua figlia?

Pensando alla malattia di Alzheimer non è una cosa di cui me ne potrei accorgere e non potrei avere consapevolezza. Darei la vita per mia figlia e credo che si mi dovesse succedere qualcosa mi sarà vicino, perché è una ragazzina molto sensibile. Non temo dunque per me, ma per chi standomi vicino si troverebbe a subire angherie e disagi.

Cosa riserva invece il suo prossimo futuro di attore?

Sono in prossima uscita due bei film per il cinema: “Youtopia”, per la regia di Berardo Carboni, con Donatella Finocchiaro e Matilde De Angelis, uscirà in aprile e mi vede nel ruolo di un farmacista dall’apparenza ingannevole. Mentre “In viaggio con Adele”, per la regia di Alessandro Capitani e con la sceneggiatura di Nicola Guaglianone, con Sara Serraiocco e Isabella Ferrari, che mi auguro ci porti a qualche festival, perché davvero meritevole.

Foto: ©Fabio Lovino

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