Culture + Arts > Cinema

February 22, 2018

Berlinale – Dovlatov, ovvero la vita degli intellettuali dissidenti sotto il regime sovietico

Cristina Vezzaro

Siamo a Leningrado ed è il 1 novembre 1971. Musica jazz in sottofondo. Un giovane giornalista (Sergei Dovlatov) in crisi con la moglie vive temporaneamente a casa della madre e frequenta i circoli letterari della città cercando di arrabattarsi tra gli assurdi pezzi commissionati dalla propaganda statale e il desiderio di entrare a far parte dell’Unione degli scrittori, prerequisito per vedere pubblicata la propria opera. Attorno a lui un gruppo di intellettuali, scrittori, artisti, pittori dissidenti politici. Tra la crisi coniugale e l’amore per la figlia, cui è molto attaccato, la frustrazione di non riuscire mai a pubblicare nulla, benché tutti gli assicurino il suo enorme talento, l’impossibilità di non vedere la macabra ironia in situazioni che dovrebbe descrivere invece con tono celebrativo, lo scrittore lotta per la sua libertà intellettuale e la sua affermazione. Nei pochi, gelidi giorni di novembre in cui la telecamera lo segue, tra le poesie di Joseph Brodsky e i discorsi tra intellettuali, tra il tentativo di riconciliazione con la moglie e le braccia di nuove amanti, il clima di disperazione ha il sopravvento: all’ennesimo rifiuto di pubblicazione un amico scrittore si taglia le vene; un amico pittore che per sopravvivere si dedica al mercato nero viene improvvisamente arrestato dal KGB per morire subito dopo; e lo stesso Brodsky deve allontanarsi poiché minacciato dal regime.

Il film sfuma ricostruendo i fatti: Brodsky l’anno dopo sarà già negli Stati Uniti, dove a fine degli anni Settanta andrà anche Dovlatov, che solo a metà degli anni Ottanta avrà finalmente un riconoscimento con la pubblicazione nel The New Yorker. Il riconoscimento in patria arriverà invece solo postumo, dopo la morte avvenuta a soli 48 anni.

Affascinante scorcio biografico nelle vite sotto il regime sovietico, questo tributo a Dovlatov (l’eccellente attore serbo Milan Maric) è un piccolo capolavoro di Alexei German Jr., che al ritmo lento e caldo del jazz fa scorrere la vita compressa degli intellettuali sotto la gelida mano del KGB. 

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.

Archive > Cinema