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February 20, 2018

Berlinale – Das schweigende Klassenzimmer: il coraggio di un gruppo di maturandi

Cristina Vezzaro

Das schweigende Klassenzimmer, letteralmente “La classe in silenzio” (il titolo inglese è “The Silent Revolution”), è il film fuori concorso presentato alla Berlinale di quest’anno dal regista Lars Kraume, già acclamato ne Lo Stato contro Franz Bauer. 

È il 1956, Berlino è già divisa, ma non ancora dal muro, che sarà costruito sei anni più tardi. Un gruppo sveglio e compatto di liceali prossimi alla maturità si ritrova a casa dello zio di un compagno per ascoltare la radio occidentale RIAS, da cui apprende della rivoluzione in corso in Ungheria. L’esaltazione per la cacciata dei russi lascia presto il posto alla disperazione per le rappresaglie e il massacro della popolazione ungherese. Uno di loro ha quindi l’idea di osservare in classe due minuti di silenzio in onore delle vittime. Il silenzio non passa inosservato all’insegnante della prima ora, che subito lo riporta al preside della scuola. Inizia così un’indagine interna che mette in serio pericolo i ragazzi. In un primo momento questi scelgono di ripiegare su una protesta “minore”: il silenzio sarebbe stato quello di appassionati sportivi in segno di lutto per la morte di un famoso calciatore ungherese. L’incidente sembra risolto, ma alla rappresentante dell’ispettorato scolastico la questione non va giù e le fa assumere dimensioni enormi, fino a coinvolgere il Ministro dell’istruzione stesso, determinato a cercare i responsabili di alto tradimento al socialismo.

Ed è qui che la storia si fa davvero dura. I burocrati non risparmiano mezzi infimi per far parlare i ragazzi, cercando di metterli gli uni contro gli altri, ricorrendo a minacce e ricatti di vario genere, riesumando vecchie informazioni segrete raccolte sui genitori, anche morti. Sono questi del resto i metodi da sempre usati dagli stati totalitari per procurarsi la collaborazione della gente e trasformare le persone in spie. Confrontati con la necessità di verità per le loro vite, con il senso di lealtà nei confronti dei compagni, con l’ottimismo della gioventù ma al tempo stesso con il realistico terrore dei genitori e il rischio concreto di non potere mai più accedere alla maturità ed essere costretti a vita a lavori molto più umili, i ragazzi sono messi alle strette. Ed è allora, quando il gioco si fa davvero duro, che i duri iniziano a giocare. Approfittando delle vacanze di Natale, tutti i ragazzi della scuola, salvo quattro, si lasceranno alle spalle le loro famiglie e la loro vita per andare incontro a un futuro migliore.

Tratto da una storia vera, raccontata da un Dietrich Garska ormai ottantenne nell’omonimo libro, il film commuove per la capacità di narrare il senso di oppressione che la vita sotto un regime esercita su chiunque non abbia il coraggio di opporvisi, ricordando il sacrificio enorme di quanti, partendo o restando, hanno scelto di fare una piccola grande rivoluzione in nome della propria vita. Il fatto che quel peso enorme lo abbiano portato, in questo come in chissà quanti altri casi, ragazzi appena maggiorenni non fa che accrescere il rispetto e l’ammirazione per chi ha saputo lottare per la propria libertà. Interpretato da ottimi giovani protagonisti (su tutti Theo-Leonard Schleicher e Kurt-Tom Gramenz), con la presenza di attori del calibro di Ronald Zehrfeld.

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