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November 25, 2017

Ciliegie: parole d’autore con Muriel Senoner

Mauro Sperandio
Parole, immagini, sensazioni si susseguono le une dopo le altre. Artista chiama artista, come ciliegia segue a ciliegia.

Quale ruolo spetta all’attività artistica? Da quali ambiti l’artista deve tenersi al largo? In quali , invece, l’impegno è doveroso? Muriel Senoner, originaria di Ortisei, ma Bolzanina d’adozione ci parla della sua visione artistica.

La prima domanda te la pone Peter KOMPRIPIOTR Holzknecht, che mia ha suggerito di intervistarti:

La mia diagnosi da pessimista culturale è che il mondo dell’arte già da anni sta scivolando inesorabilmente nella direzione di “industria dello spettacolo”. Quando sento o leggo di una nuova fiera dell’arte, il fatto mi provoca quasi dolori fisici. Secondo me più arte c’è, meno arte c’è. Gli artisti del passato che cercavano qualcosa di nuovo o altro, e non si limitavano alla comodità della citazione, non esistono quasi più. Il tutto rimane molto in superficie e per l’approfondimento non rimane tempo. Dappertutto Déjà-vu, opere noiose, vecchie, che non toccano nessuno, non ti fanno diventare nervoso, non svegliano sentimenti di odio o rabbia… Sia chiaro che non é solo l’arte da sola ad essere noiosa, poco profonda od ottusa. Per questo ci vogliono sempre le due parti: L’opera e l’osservatore della stessa. L’arte, secondo te, é destinata in futuro a cambiare, tornando da questo fenomeno di massa che é diventata ad essere com’era una volta, cioè una cosa elitaria ed esclusiva?

Di fronte ad alcuni fatti un sano pessimismo, o scetticismo, mi sembra essenziale per sopravvivere e percorrere altre vie.
Parliamo, ad esempio, di industria globale: certi collezionisti, oligarchi, sceicchi hanno budget più consistenti delle istituzioni culturali governative. A ciò si somma l’aggressiva mercificazione dell’arte, e un numero consistente di artisti che assecondano un mercato. Il quadro che si forma, direi, sembra assai nitido…

Muriel Senoner

Come disse Warhol: “Un buon affare è il massimo di tutte le arti”. O come disse qualcuno, di cui mi sfugge il nome ma non l’acutezza: “Ha vinto Warhol, ha perso Beuys”.
Grazie al Cielo esistono sempre artisti molto validi (anche tra quelli che assecondano il mercato) e addetti ai lavori competenti, come esiste la mediocrità. Forse una volta esistevano molti meno artisti in generale.
Per quanto riguarda il fenomeno della spettacolarizzazione dell’arte contemporanea, credo interessi una certa fascia della popolazione occidentale e occidentalizzata, di un certo ceto. Ma siamo miliardi… quindi, per me, la cosa resta comunque elitaria. Diversamente l’arte dovrebbe diventare una materia al pari alla matematica o dell’inglese a scuola; idea questa che, lo ammetto, non mi dispiacerebbe.

Muriel Senoner
L’arte cerca di esprimersi in modo universale, prescindendo dalle lingue e dalle identità, inglobandole e reinterpretandole. Quali sono i temi, le prospettive, e forse i linguaggi, che vuoi tenere fuori dal tuo lavoro?

Non mi viene in mente un tema da escludere a priori, anzi. La libertà di potersi dedicare a qualsiasi cosa e con qualsiasi mezzo non esiste al di fuori dell’arte.
Se ci penso meglio però, mi chiesero di realizzare un’installazione per una rotonda collocata vicino ad una fabbrica d’armi, commissionata dalla stessa. Rifiutai. Oggi,  se penso al raggio di azione possibile all’interno di un sistema, un po’ me ne pento.

Muriel Senoner

Tra i vari temi della tua indagine artistica figura quello dei “limiti dell’opera d’arte”. In maniera analoga, quali sono i limiti artistici ed genericamente mentali che vorresti poter superare?

Qui penso al limite in altri termini: il limite che mi interessa maggiormente è quello tra l’arte e la politica. O meglio, cosa è possibile pensare tra i due? Fin dove ci si può spingere? I limiti mentali sono sempre nuovi e quindi si tratta di un upgrade continuo fino alla morte.

Quali sono, invece, i limiti materiali da cui vorresti liberarti oppure in cui indugi con piacere?

Non saprei. Tutto e niente.

Muriel Senoner

Ti dichiari interessata a “scandagliare sistemi di pensiero e di funzionamento della società contemporanea”. Questa analisi, immagino, ti porterà a scontrarti con evidenze contrarie al tuo sentire. In che modo reagisci? Quanto spazio concedi nel tuo lavoro all’impegno civile?

Dopo lo scontro, parto dal punto dolente. La mia reazione è la produzione di qualcosa. Nei lavori tutto si amalgama in un output abbastanza compatto, difficile da quantificare. Credo che Urtijei (lavoro in cui l’artista distribui ai cittadini di Ortisei un questionario sulla “ladinità” a rischio n.d.r) sia il mio progetto più impegnato sul fronte civile.

Quale artista legata/o all’Alto Adige mi suggerisci di intervistare?

Margareth Kaserer

Cosa le chiederesti?

Du bist mit vollen Koffern vom hochurbanen Leben hierher zurückgekommen und auf mehreren, recht unterschiedlichen Gefilden unterwegs. Ist dir Kunst allein zu eingleisig? Das Brachland spannender als die Großstadt? Mir fällt die Idee der Existenz als Gesamtkunstwerk ein, bei dem Grenzen hin zur Realität getilgt werden…

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