Culture + Arts > Performing Arts

July 11, 2017

Bolzano Danza 2017: un’edizione imperdibile, di personali ritrovamenti e attese soddisfatte

Anna Quinz

Ogni anno, quando è il momento di pianificare le vacanze, sul mio personale calendario ci sono due settimane assolutamente “off limits” per la fuga verso il mare.  In quelle due settimane infatti, Bolzano si presenta al suo meglio ed è il mio assoluto “place to be” estivo. In quelle due settimane non si parte, non si prendono impegni serali, non si organizzano cene con gli amici né maratone di serie tv. In quelle due settimane si aprono gli occhi, ci si siede su una poltrona nel buio del teatro e si aspetta che il sipario si alzi sulla nuova edizione di Bolzano Danza

Quest’anno poi, il programma della kermesse bolzanina che da decenni fa ballare la città intera, è per me particolarmente prezioso. È un po’ come fosse stato scritto apposta per me, quasi un regalo segreto, un “premio fedeltà” per aver seguito questo Festival fin dalle sue prime edizioni, stupendomi sempre, scoprendo ogni anno qualcosa di nuovo, ritrovando certezze e vivendo emozioni che – a me – solo la danza sa dare. Quando per la prima volta qualche mese fa – indossando ancora pantaloni lunghi, scarpe chiuse e una giacchetta da inizi di primavera – ho letto quel che sarebbe arrivato a Bolzano, ho improvvisamente sentito il caldo dell’estate sulla pelle e ho desiderato come poche altre volte, che il tempo volasse per portarmi il più veloce possibile alle tanto attese calde serate di luglio. 

In questa edizione di Bolzano Danza ci sono ritorni e storie che è bello ritrovare. Ci sono attese decennali finalmente soddisfatte, ci sono pezzi fondamentali della mia personale relazione con la danza che si materializzano nella mia città. 

Prima di tutto, i ritrovamenti.
Si parte questo giovedì a Museion con la performance FOLK-S_I’ll be your mirror version di Alessandro Sciarroni, alla quale sono particolarmente legata. Qualche anno fa, negli spazi suggestivi di Centrale Fies, ho assistito a questa meraviglia, così forte per me, anche perché legata alla mia terra e alle sue tradizioni, sulle quali – da sempre e sempre di più – lavoro intensamente. Fin da bambina ho amato lo Schuhplattler, la danza tradizionale altoatesina nella quale i danzatori “schiaffeggiano” le proprie gambe con un ritmo serrato e un’energia travolgente. La stessa carica e la stessa energia, portate ad un livello quasi ipnotico, si ritrovano in FOLKS, dover danzatori contemporanei sono impegnati nello Schuhplattler che diventa all’improvviso la cosa più intrigante, coinvolgente e potente mai vista. Sopratutto perché il ritmo concitato e precisissimo dei movimenti perfetti e perfettamente sincronizzati dei favolosi danzatori, prosegue fino allo stremo delle forze – le loro o quelle degli spettatori, fortemente coinvolti – anche se immobili – in questo continuum che si rinnova ad ogni passo, pur restando sempre immutabile. 

123_20170612_142212_CollettivOCineticO_10miniballetti_photo_MarcoDavolio_(1)Altri ritrovamenti preziosi, i ragazzi di Collettivo Cinetico (10 miniballetti, 18 luglio) e i coreografi Cristina Krystal Rizzo (ikea- site specific, 25 e 26 luglio al Piccolo Museion – Cubo Garutti), Rachid Ouramdane (Sfumato, 20 luglio) e Olivier Dubois che nelle precedenti edizioni del festival mi hanno sempre emozionato e coinvolto con i loro lavori densi e intensi. In particolare, la curiosità di scoprire come il geniale e irriverente Dubois si relazionerà con uno spettacolo pensato per tutta la famiglia (7x Rien, il 26 e 27 luglio), sul tema dei vizi capitali, apparentemente ancora così lontani dalla purezza e innocenza dell’infanzia… Nell’attesa di essere ancora una volta stupita da Dubois, posso solo rivivere le sensazioni provate qualche anno fa, sempre a Bolzano Danza, quando il coreografo portò in città la meraviglia di Tragedie, credo in assoluto il lavoro più potente, incredibile, struggente, emozionante, travolgente che io abbia mai visto in un teatro. 

Dopo i ritrovamenti, le attese finalmente soddisfatte. 
Oltre ad aver praticato la danza (classica) per più di 20 anni e aver assistito a numerosi spettacoli fin da quando ero una bambina, ho sempre cercato di “studiare” la danza come pratica artistica estetica e culturale, capace di svelare il nostro tempo, passato e presente. Nel lontano 2005, scrissi la mia tesi di laurea su un tema a me molto caro: “l’immagine del corpo, nella danza e nella moda”. Quel che allora ho cercato di fare è stato analizzare queste due discipline attraverso il punto d’incontro che le accomuna, le avvicina, le mette in relazione una con l’altra: il corpo. Nella mia ricerca, appassionante e incredibilmente coinvolgente, ho trovato lungo la strada alcuni coreografi capaci di lavorare in modo significativo e nuovo non solo sul gesto e sul movimento, ma anche sulle forme del corpo e di intercettare in modo perfetto le dinamiche per nulla superficiali della moda. Tra questi, due in particolare hanno segnato il mio cammino, personale e di studio: Merce Cunningham e Anne Teresa de Keersmaeker. 

Il primo, ha innegabilmente rivoluzionato il linguaggio coreografico. E nel mio osservare il suo lavoro dirompente, non ho potuto non rimanere stregata dalla sua collaborazione con la stilista Rei Kawakubo di Comme des Garcons, per lo spettacolo del 1998 Scenario. In questo lavoro straordinario, Cunningham e Kawakubo ribaltano la forma corporea, attraverso la forma dell’abito da un lato e la forma coreografica dall’altra. i danzatori infatti indossano vestiti deformati e deformanti, che ridisegnano in modo assolutamente inedito il corpo e di conseguenza, inevitabilmente, anche i loro movimenti. Per me una vera rivelazione, perché forse mai come in questo caso, abito ha saputo modellare il gesto, e viceversa. Ecco perché trovare a Bolzano Danza un lavoro di Merce Cunningham, anche se non l’amato Scenario (Fabrications, CCN – Ballet de Lorraine, 24 luglio) è una grande emozione. 

132_20170612_144711_Rosas_ALoveSupreme_photo_AnneVanAerschot_(2)

E poi finalmente, Rosas, la compagnia di Anne Teresa de Kersmaekeer. Gli anni ’90 sono stati anni incredibili per la danza e per la moda. Anni di rottura col passato sfavillante degli anni ’80, anni di ritorno alla ricerca più profonda delle cose, alla costruzione di linguaggi nuovi e potentissimi che – forse per caso forse no – sono in gran parte arrivati dal piccolo Belgio. È qui che la moda ha segnato il passo verso la modernità, definendo nuovi corpi e nuovi tagli ad esso connessi. Ed è qui che Anne Teresa de Kersmakeer ha creato la sua danza nuova, dura, forte. Trasformando, anche attraverso il look, le sue danzatrici in eredi di un immaginario dark, neoesistenzialista e crudo. Forme incerte; toni neutri e netti come il nero o il bianco; anfibi marziali o tacchi altissimi che vengono però sempre scalciati. Una cura estrema dell’abito, funzionale non però solo all’estetica ma anche e sopratutto alla coreografia. E ora, dopo anni di mia personale attesa, anche Rosas arriva a Bolzano tra poche settimane (A Love Supreme, 26 luglio). Con un lavoro certo diverso da quelli anni ’90 dei mie studi lontani, ma certamente non meno intenso e intrigante. 

Molte altre, naturalmente, le proposte da non perdere nella nuova imminente edizione di Bolzano Danza, che quest’anno si interroga sul tema delle relazioni e lo fa con delicatezza e acutezza, come ormai da anni il direttore Emanuele Masi ci ha abituato. Io non perderò nemmeno una serata, non partirò, non  prenderò impegni serali, non organizzerò cene con gli amici né maratone di serie tv. Io sarò lì, ad attendere impaziente tutto ciò che il palcoscenico mi offrirà, con particolari e personalissime emozioni legate a ricordi, attese e ritrovamenti, ma anche con la curiosità di lasciarmi stupire da ciò che ancora non conosco e che di certo, come solo la danza sa fare, mi rapirà. 

 

Photo:
CCN Ballet De Lorraine, Fabrications, photo by Bernard Prudhomme
CollettivO CineticO, 10 miniballetti, photo by Marco Davolio
Rosas, A Love Supreme, photo by Anne Van Aerschot

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.