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April 3, 2017

La matita di Paul Thuile, la privacy di Elisabeth & Klaus Thoman

Mauro Sperandio
Da 40 anni i Thoman di Innsbruck scelgono ed espongono per far comprare agli altri. Ma cosa scelgono, comprano ed espongono in casa loro? Paul Thuile ha visto con attenzione e raccontato con discrezione...

Ad annunciarmi questo nuovo lavoro di Paul Thuile è stata una busta di carta bianca, sigillata da una fascetta recante una perentoria scritta rossa:”PRIVACY”. Nella busta, piegato in due, un tabloid intitolato, appunto, “PRIVACY”. Una sola foto, in copertina, i disegni di Paul e una narrazione parallela scritta da Markus Mittringer a riempirne le pagine.Il tema? Il quarantesimo anno di attività della Galerie Elisabeth & Klaus Thoman di Innsbruck.

Un invito extra large? Un catalogo che può stare arrotolato sotto braccio? Partiamo da questo “prodotto editoriale”…

PRIVACY, lavoro che ha come protagoniste le opere della collezione privata dei Thoman, mi ha visto allo stesso tempo nel ruolo di artista e curatore. Questo doppio ruolo mi ha permesso di intromettermi nella mostra che ho curato, con i miei disegni.
Ho scelto di strutturare il mio racconto su tre livelli, al primo di essi si trova l’idea di portare le opere più significative dalla casa dei Thoman alla loro galleria. Al secondo livello si trovano i miei disegni, che ritraggono le opere e il contesto in cui sono inserite. Il terzo livello è rappresentato dalle impressioni del giornalista Mittringer riguardo la vita nella casa. Con il contributo grafico di Martin Kerschbaumer dello Studio MUT, siamo giunti a creare questo “journal”, che è parte della mostra e accompagna il visitatore attraverso il suo snodarsi.

Thoman Innsbruck

Il gusto e la personalità dei galleristi caratterizzano i loro spazi espositivi, ma di quanto tengono in casa loro non è, solitamente, dato sapere. Raccontare le loro personalissime preferenze non poteva essere anche commercialmente controproducente?

Non credo, anzi. Se come collezionista vedo ciò che loro tengono in casa, ho la possibilità di capire quanto i Thoman credano a questi artisti. Se in casa loro trovo Feuerstein, significa che questo autore vale e dunque anch’io lo voglio. L’unica cosa che i galleristi temevano era di trovarsi, una volta portate le opere alla galleria, in una casa vuota, spoglia. Si sono poi convinti, anche perché nessuna delle opere esposte sarebbe stato messa in vendita.

L’occasione di questo tuo lavoro te l’ha fornita un anniversario, ovvero i 40 anni della Galerie Elisabeth & Klaus Thoman di Innsbruck. Come festeggiare questa ricorrenza senza incappare in formule banali?

Volevo evitare le formule tipo “40 opere per”, “40 artisti per…” e concentrarmi sui galleristi che, fino a questa mostra, sono stati sempre in secondo piano rispetto agli artisti da loro promossi. Era l’occasione giusta per dare spazio a loro e alla loro personalità, dando agli artisti il ruolo di accompagnamento. A partire da questa idea ho pensato di portare l’arte che era in casa loro, nella loro galleria.

Elisabeth & Klaus Thoman thoman

Come si è svolto, concretamente, il tuo lavoro? Avevi libero accesso alla casa?

Elisabeth e Klaus mi hanno ospitato in casa loro per sei giorni, riservandomi la stanza che era un tempo dei loro figli, ormai grandi. Ho avuto la libertà di girare per le stanze, disegnando per tutto il tempo. In questo caso, differentemente da altri miei lavori, non ci sono foto degli ambienti, salvo quella della copertina del journal.

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È stato un po’ come andare in missione in un altro pianeta…

È vero, una performance di questa lunghezza non ha precedenti nel mio lavoro. Particolare è stato anche il fatto di godere di tanta libertà di azione e fiducia da parte di chi mi ospitava.
Il tutto, se vogliamo, ha a che fare con una forma di voyeurismo, ma mi sono fortemente impegnato a non farlo diventare volgare, cercando di mantenerlo “colto” e preservando la discrezione dei Thoman.
Ho filtrato la realtà, ritraendo scorci della casa senza l’esplicitezza della fotografia, e l’ho presentata al pubblico.

Oltre alle opere, cosa ti ha colpito di casa Thoman?

La casa offre un chiarissima testimonianza di come Elisabeth e Klaus trovino nell’arte una fonte di ispirazione e di energia. Ogni angolo della loro casa dichiara come l’arte non abbia funzione di decorazione, ma di stimolo. Mentre siedi a tavola, c’è un’opera di Prantl. Guardi la televisione, seduto su una sedia di Franz West e contemporaneamente ammiri un quadro di Florin Kompatscher. Nel corridoio, c’è un Feuerstein da ammirare. Ogni momento in questa casa è accompagnato da una diversa opera d’arte.
In più, ogni opera ha una storia particolare che la lega ai galleristi, ad esempio perché ricevuta in dono o comprata dopo faticose trattative.

Paul Thuile

Solitamente, l’unica presenza artistica nei set del tuo lavoro sono i tuoi disegni. Questa volta però, ti sei trovato davanti dei lavori compiuti di altri autori. In che modo ti sei confrontato con queste opere?

Conosco molto bene gli autori delle opere che si trovano in casa Thoman, alcuni anche personalmente. Trovare i loro lavori “in funzione” in un ambiente vivo come quello di una casa, e non in un posto asettico come una galleria, mi fa pensare di aver avuto l’occasione per conoscerli anche meglio.

paul thuile

Personalissima nota dell’intervistatore: entrare in casa d’altri, viverci per una settimana, vedere, sentire e annusare la dimensione sacra e privatissima dello spazio d’altri e raccontarla a tutto il mondo senza compiacimento e pettegolezzo è esercizio difficile, ma in questo caso riuscitissimo. L’accenno e lo spunto offerto a chi legge e guarda rendono molto di più dei mille scatti esplicitissimi che i (social-) media veicolano ogni giorno.

Fotocredits:
PRIVACY 40 Jahre Galerie Elisabeth & Klaus Thoman, kuratiert vom Künstler Paul Thuile, exhibition view Galerie Elisabeth & Klaus Thoman Innsbruck 2017
Foto © Galerie Elisabeth & Klaus Thoman/WEST.Fotostudio

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