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February 7, 2017

AAA: Offresi libertà d’espressione, astenersi dal giudizio.

Mauro Sperandio

<<Man denkt, mit einem Pinsel in der Hand lernt der Mensch zu malen, aber im Malort, mit einem Pinsel in der Hand, lernt der Mensch zu sein>> dice Arno Stern, ovvero  <<Si pensa che con un pennello in mano il bambino impari a disegnare. Ma nel Closlieu, con un pennello in mano, il bambino impara a essere>>. Ad un anno dall’apertura di questo luogo di libera espressione pittorica, torno ad incontrare Francesca Mantovano che non è più sola a diffondere la filosofia di Stern a Bolzano…

Francesca, quando l’anno scorso ho conosciuto l’attività del Malort, eri sola, ora vedo che siete in due…

Con Ulrike Hofmann ci siamo conosciute l’anno scorso, grazie ad un volantino che publicizzava l’apertura a Bolzano di un nuovo Malort, chiamato Finde deine Spur. Spinta da curiosità mi sono presentata in Via Dante 22, dove si trova questo spazio, e così Ulrike ed io ci siamo confrontate sulla nostra formazione (lei a Parigi ed io in Svizzera), sulla rete e la divulgazione in Germania di questo tipo di attività e sul mio articolo uscito su franzmagazine. In questa occasione è nata un’immediata sinergia, che ci ha portato a condividere lo spazio e l’organizzazione dei nostri intenti. Abbiamo perciò cominciato a seguire una nuova traccia comune.
In occasione del Festival del NON, incentrato sul tema delle “corrispondenze”, ci siamo sperimentate con la costruzione di un prototipo di closlieu nella Sala Imperiale del Passo Mendola. La nostra missione era fortemente orientata a far conoscere l’esperienza di questo spazio per la “libera pittura”, coinvolgendo persone di varia provenienza ed età e trovando corrispondenze di atteggiamento: questa esperienza ci ha offerto un riscontro per noi importante.

Come è strutturata l’attività del vostro spazio?

Per il momento proponiamo a tutti gli interessati dai 4 a 99 anni l’attività in laboratorio de “Il gioco del dipingere” il mercoledì pomeriggio e sera e il sabato mattina. Ci rivolgiamo inoltre a varie Istituzioni, al carcere e alle scuole, a privati e associazioni, a cui offriamo workshop ed incontri.

figure primarie stern

Quali reazioni ed impressioni avete raccolto in questo primo anno di attività?

In questo periodo abbiamo notato che, in contrapposizione alla società dell’avere, nel closlieu si torna ad essere, senza competizione. Ci si concentra sul proprio sentire, lasciando che la traccia della propria memoria organica si manifesti
sul foglio. Sono infatti 75 le figure primarie riscontrate da Arno Stern nei dipinti realizzati dagli utenti che frequantano il closlieu.
Abbiamo notato che le regole del laboratorio vengono seguite più facilmente dai bambini, che dagli adulti; questi ultimi fanno inizialmente un po’ fatica a farsi servire da noi e a lasciarsi andare
al gioco del dipingere, ma poi si divertono anche loro!

Il closlieu è un ambiente protetto e dunque implicitamente chiuso. In che modo avete pensato di aprire alla collettività il vostro spazio?

Ci rivolgiamo in particolare alle scuole – tanto ai docenti quanto agli alunni – ed alle aziende, proponendo workshop di formazione per tornare all’entusiasmo naturale-innato, liberandosi dai giudizi e
pregiudizi verso sé stessi e gli altri. Un atteggiamento simile facilità il teamwork, generando divertimento e riportando al fare anche senza ragionamento, lasciando spazio all’istintività
emozionale.

Il gioco del dipingere BZ

Come può la “libera pittura” aiutare professionisti e docenti?

I professionisti sono concentrati su lavori mentali, – è questa anche la nostra esperienza – oberati da mansioni buocratiche, amministrative e da impegni distraenti. La pittura, che aiuta la libera espressione, è scevra da giudizio di sé e da opinioni altrui. Non valutarsi con ansia da prestazione abitua il professionista a ritrovare il naturale entusiasmo interiore e a riscoprire le capacità manuali ed espressive.

Il vostro ruolo vi impone di astenervi dal giudizio. A che giova questa pratica nella vita di tutti i giorni?

Il non giudizio e la non creazione di aspettative riporta a fare per sé,
aumenta l’autostima e la consapevolezza di ciò che ci si porta dentro,
liberando la propria energia interiore. Sperimentare la non valutazione porta a sentirsi parte delle dinamiche di un gruppo eterogeneo. Non si produce un qualcosa, ma si sperimenta il qui ed ora del Malort: nulla esce, ma tutto resta in questo luogo protetto a decantare. Come un bicchiere di vino, che si gusta ogni volta come fosse la prima e si torna a gustare quando se ne ha piacere.

Im Malort gibt es nicht Begabte und Unbegabte, jeder trägt das natürliche Bedürfnis und die Fähigkeit in sich. (Arno Stern)

Foto: 1, 3 Francesca Mantovano; 2 Arno Stern

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