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January 13, 2017

Inside/Outside: alla 00A gallery le foto di Ulrich Egger

Mauro Sperandio
Da oggi fino al 22 gennaio, la 00A Gallery di Merano ospita Inside/Outside, del fotografo venostano Ulrich Egger, con la curatela di Camilla Martinelli [venerdì, sabato e domenica dalle 14 alle 21 H, entrata gratuita]. Sabato 21 gennaio alle ore 16.30 si terrà un incontro con l'artista in galleria.

Del viaggio si è detto tanto, di tutto e il suo contrario. Riconoscere importanza alla strada percorsa, a prescindere dall’arrivo, è una visione saggia, che apre innumerevoli occasioni di consapevolezza e di approfondimento. Ulrich Egger, scultore e fotografo-viaggiatore, ci racconta un viaggiare che si bea anche del ritorno, del successivo ricordo e dell’elaborazione di questo vissuto lontano da casa.

Parliamo con lui di Inside/Outside:

Le fotografie esposte ritraggono interni di luoghi anche distanti tra loro. Che importanza ha per te il viaggio e tutto quanto ad esso è, emozionalmente e fisicamente, legato?

Per me viaggiare è come respirare. Durante i miei viaggi provo emozioni che porto poi nel mio studio, come un bagaglio. Porto con me “pezzi” che ho scoperto, alla stregua di un archeologo. Lavorando con diversi materiali, riesco quindi a dare forma a queste mie emozioni. Che non sono necessariamente sempre piacevoli.

 Ritratto Ulrich Egger_Foto Markus Perwanger

Cosa ti attira della fografia di interni, luoghi abitati e vissuti da persone?

Sembrerà un modo di dire trito e ritrito, ma penso che l`interno, come anche l’esterno degli edifici, rispecchi il vissuto di chi lo ha abitato. Raramente nel mio lavoro compaiono persone, proprio perchè, ripetendo il concetto di cui sopra, colori, spazi, oggetti d`arredamento riescono a rendere quasi fisica la presenza umana.

Togliere, aggiungere, migliorare, esaltare, addolcire o inasprire: qual è lo scopo della rielaborazione di un immagine?

Come scultore vivo lo scatto come un attimo, un’esperienza troppo breve per finire lì. La tridimensionalità è nei geni dello scultore, per cui l’elaborazione dell’immagine è come scolpire, plasmare, aggiungere e togliere. Le mie opere non devono essere una semplice riproduzione di quello che l’occhio ha visto, ma sono animate dalla voglia di creare mondi nuovi, surreali, metafisici. Luoghi dove tutti noi, se vogliamo, possiamo calarci.

Ulrich Egger_Flucht_2015

È opinione diffusa che il carattere e la disposizione d’animo delle persone si legga anche nella loro apparenza, come sussistesse una sorta di trasparenza del corpo. Credi che esista una simile coerenza anche nei (s)oggetti inanimati delle foto che presenterai?

Assolutamente.

Senza mettere in discussione la serietà artistica del collage, credo che si possa considerare questa tecnica come il gioco del “Piccolo Dio” in quanto permette trasformazioni immediate e anche “impossibili”. Come vivi questo atto creativo dotato di una vera e propria fisicità?

Benissimo!
Il senso del tatto ed il rapporto stretto con la materia è sempre stato elemento primario della mia arte. Per questa mostra in particolare,  la tecnica del collage è stata da me voluta nella sua forma primaria. Ho tagliato, incollato e assemblato immagini del mio viaggiare. La fantasia diventa così l`ordine di un puzzle…

Foto:1,3 Ulrich Egger; 2 Markus Perwanger

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