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December 20, 2016

Eleganza e dinamismo: la moda secondo DIMITRI

Claudia Gelati

franz è un tipo curioso e ha sempre voglia di addentrasi in nuovi mondi. Dimitrios Panagiotopoulos è uno stilista greco-altoatesino, che sin da bambino sapeva di voler lavorare con la creatività. Poi è arrivata Linda Evangelista e la Moda ed è stato amore a prima vista. Una formazione lunga anni tra Südtirol, Londra, Milano e infine Berlino; ha lavorato per tre capisaldi della moda mondiale: Vivienne Westwood, Jil Sander e Hugo Boss. Nel 2007 fonda il marchio DIMITRI. Quest’anno presenta la sua prima collezione uomo, ispirata a icone come Alain Delon e James Dean. E…

Tanti bambini da piccoli dicono: “mamma, papà voglio fare l’astronauta”. Dimitri, tu da piccolo invece, reclamando ago e filo, hai sentenziato “farò lo stilista”? Quando e come hai scoperto la tua passione per la moda? Quali sono stati i tuoi studi, la tua formazione in questo settore?

Da piccolo sapevo di voler fare qualcosa di creativo, ma non esattamente cosa. A 14 anni ho visto un documentario in televisione di una produzione fotografica in Sudafrica, dove Linda Evangelista era la protagonista. Da quel momento in poi ho iniziato a raccogliere tutte le fotografie che potevo trovare sulle riviste di moda, dove Linda e le altre super modelle di quell’epoca erano pubblicate. La passione per le modelle col tempo si è convertita anche in una passione per la moda.
Dopo vari tentativi per trovare la scuola superiore adatta –ho cambiato 4 volte– ho finito l’Istituto Tecnico Commerciale. A 20 anni mi sono trasferito a Londra per 6 mesi dopo ho scoperto la “Central St. Martin” una delle più prestigiose scuole di moda. Non avevo il coraggio di iscrivermi, perché temevo di non superare il colloquio. Subito al mio ritorno in Italia mi sono informato su varie scuole internazionali di moda. Mi sono deciso per la ESMOD di Monaco di Baviera, siccome tutti i progetti/dossier – programmi universitari venivano da Parigi. Nel secondo anno ho trascorso anche 6 mesi nella struttura parigina. Dopo tre anni di studi, il Diploma in tasca con il premio della giuria per la più bella collezione; poi ho deciso di trasferirmi a Milano per completare i miei studi con un master in Fashion Design presso l’Istituto Marangoni. Negli anni successivi ho lavorato come stilista per varie griffe internazionali come Vivienne Westwood a Londra, Jil Sander (Amburgo e Milano) e Hugo Boss. Nell’anno 2007 ho iniziato a creare il brand DIMITRI.

Il tuo quartier generale è a Merano, ma il tuo cognome svela le tue origini lontane. Raccontaci la tua storia. Qual è il tuo rapporto con la tua terra natale?

Sono nato a Merano e cresciuto in Alto Adige. Mamma altoatesina e Papà greco. Circa due mesi all’anno li abbiamo sempre trascorsi in Grecia (Atene). Anche oggi, quando ho tempo sfrutto la possibilità e vado a trovare la mia famiglia greca. Ed è come tornare a casa, ogni volta. Dimitrios Panagiotopoulos

Nell’età della crescita di solito tendiamo a cercare dei modelli. Durante i tuoi studi di moda, quali erano i tuoi maestri e modelli di riferimento? E oggi, quali sono?

Durante i miei studi c’erano due maestre alle quali devo tanto, poiché hanno sempre creduto in me e mi hanno spinto a sfruttare al massimo il mio talento. Oggi il mio modello di riferimento sono gli stilisti internazionali come Karl Lagerfeld o Tom Ford , che sono riusciti a creare uno stile personale e conosciuto in tutto il mondo.

Invece, quando disegni e progetti a cosa ti ispiri? Quali sono i materiali che prediligi nella produzione e perché? Come si struttura il tuo processo creativo?

Io mi ispiro sempre alla mia terra natale o ai viaggi che faccio in giro per il mondo. I materiali con il quale preferisco lavorare è la seta, il chiffon, la pelle e il crepe.
Il processo creativo quando inizio a disegnare una collezione è sempre lo stesso: ho già in mente una forma o un tema, poi inizio a scegliere i tessuti e mi metto a disegnare o a creare delle forme sul busto.

Per la prima volta, hai deciso di lanciare una Collezione Uomo. Come è nata questa esigenza e perché proprio quest’anno? Come definiresti questa neonata collezione?

È già da anni che volevo farlo, però non trovavo il tempo. Poi, questa primavera, ho ritrovato un capo, che avevo realizzato due o tre anni fa; mi sono fatto una foto e l’ho messa su Facebook. Sono arrivati una valanga di messaggi e tutti mi chiedevano, se finalmente mi ero deciso a creare una linea uomo. Così ho deciso, per davvero che era arrivata l’ora di lanciare Dimitri Men. DIMITRI è noto per le sue collezioni femminili di lusso realizzati in Italia. La Dimitri Men capsule collection primavera/estate 2017 definisce gli stessi standard in termini di qualità e raffinatezza dei tagli. La collezione è ispirata a idoli come Alain Delon e James Dean: uomini attenti alla moda che integrano colori e modelli con fiducia nel proprio vestito.

Il nostro “bel paese”, l’Italia, non sta vivendo un bel periodo a livello economico. A volte però ci sfugge, forse perché troppo afflitti e bastonati dalla burocrazia e talvolta dal quotidiano, quando il Made in Italy, dal design alla moda, ricopra ancora a livello mondiale un ruolo di spessore e quanto spesso venga citato come sinonimo di qualità, tradizione, cura del dettaglio e artigianalità. Forse in merito anche alla nostra lunga tradizione artistica e al culto della bellezza che da anni ci portiamo in spalla? Un penny per i tuoi pensieri …

Sono completamente d’accordo! Però devo anche dire che, in Italia abbiamo ancora il problema, che manca una struttura che dia la possibilità ai giovani stilisti emergenti di presentarsi, come per esempio esiste già a Berlino! Anche per questo io ho scelto la capitale tedesca come città, per presentare le mie collezioni.
Per me, al momento, organizzare una sfilata a Milano durante la Fashion Week non è ancora possibile dal punto di vista finanziario. Una sfilata a Milano mi costerebbe più del doppio, che a Berlino. Per il futuro mi auguro, che anche a Milano si arrivi agli standard di Berlino o New York. Poi un’altra cosa che mi disturba tanto e non capisco è perché, nel mondo della moda italiana, le griffe conosciute scelgono stilisti o designer non italiani? Dimitri

Cosa, secondo il tuo punto di vista di operaio della moda, non funziona nel nostro paese nel tuo settore?

Trovo che le aziende non hanno ancora capito, che non esistono solo brand come Gucci, Dolce & Gabbana o Versace. I piccoli brand sono legati a una produzione limitata ed è molto difficile trovare delle ditte disposte ad avviare la produzione, perché ti chiedono dei minimi troppo alti. Spero che col tempo capiscano, che tutti dobbiamo lavorare insieme per portare avanti il made in Italy e renderlo sempre più grande.

Allargando lo sguardo di indagine, qual è, da stilista, la tua posizione in merito alle grandi catene low cost?

Io non sono per niente contrario, anch’io sono un grande fan di zara, topshop etc. Un’alternativa per gente che non vuol spendere tanto ed essere trendy!

Sei ormai un veterano del settore e l’esperienza la porti sottobraccio. Raccontaci com’è il mondo delle sfilate e della varie –ed eventuali– Fashion Week visto da una prospettiva diversa dalla nostra di semplici clienti in potenza, “sfogliatori” seriali di riviste –più o meno specializzate–, fruitori ignoranti.

Il mondo della moda è un mondo superficiale. Non è tutto così come sembra. Dietro le quinte c’è il caos e sulla passerella il glamour. Nei giorni prima della sfilata c’è il casting, dove oltre 200 ragazzi si presentano, ma solo 18 vengono scelti. Dopodiché inizia il fitting, dove vengono scelti gli abiti che la modella deve indossare; poi ci sono le prove per hair e make-up e infine i preparativi per lo show (musica, luce, goody bags, prove, interviste, tv, foto etc.). Dopo la settimana della moda mi occorre sempre una settima di vacanza, prima di poter andare avanti con la collezione successiva.

Io sono dell’idea che nella quotidianità non si possa ragionare per compartimenti stagni, bensì le cose, gli sviluppi creativi e persino le persone, si compenetrano e si influenzano vicendevolmente. E’ come se si scambiassero un po’ l’anima. In camerino. Dunque, facciamo un gioco: se la tua moda fosse …

un cibo: frutto della passione
un libro: un’autobiografia
una musica: un brano di David Bowie o di Prince
un quadro/opera d’arte di: Andy Warhol
una personalità del passato: una divinità

Progetti e aspettative per il futuro?

Estendere la Linea Dimitri, e le Fashion Week Milano o New York.

Se qualcuno, leggendo questa manciata di parole, volesse intraprendere la tua stessa carriera, quale consiglio ti sentiresti di dare?

Ad essere sincero, un consiglio sarebbe quello di cambiare sogno. Al momento la professione di stilista non è da consigliare.

Un saluto per franzmagazine?

Continuate così! Aspetto con ansia di leggere gli interessanti articoli di franzmagazine. Grazie 1000 per l’intervista e buone feste.

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