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October 26, 2016

RU17: L’atelier-officina, metafora d’incontro tra campagna e città, che profuma di legno ed energia creativa

Claudia Gelati
Sabato 29 Ottobre 2016, ispirato da un caro vecchio amico chiamato Bauhaus, apre i battenti RU17, contenitore di input progettuali e nuovo polo per i creativi bolzanini in-cerca-di-casa.

Oggi voglio raccontarvi una storia, perché potrei limitarmi a descrivere questo nuovo ed interessante progetto… ma, in fin dei conti, siamo tutti umani e come tali abbiamo bisogno di storie, di iniziative personali, di incontri e di racconti che scaldino il cuore. 

Giovedì scorso, a Bolzano, c’era il sole e quando la città è soleggiata, sembra che vibri di più. Il profumo delle caldarroste nell’aria e il freddo frizzante sul viso, lo zaino in spalla e il taccuino pronto a ricevere inchiostro, parto da Laubengasse 35 per raggiungere la meta: i Piani di Bolzano.
Per i non-insider, i Piani sono quella zona che si estende oltre la Stazione, a partire dalla Funivia del Renon, per proseguire poi in via Macello ed oltre. Un’area questa largamente impiegata per il lavoro e la piccola-media industria, seduta tra il Talvera e l’Isarco. Qua i bus si contano sulle dita di mezza mano, ma in realtà, nonostante le comuni dicerie, i piani stanno giusto a pochi minuti dal centro: una passeggiata da fare con gli occhi e la mente aperta, guardandosi attorno.RU17 franzmagazine Claudia Gelati

Subito dopo la galleria, prendi la prima sulla destra, la viuzza vestita di graffiti. Via Piani di Bolzano – Bozner Boden Weg, dichiara il cartello. La cosa che sorprende di questa zona è la pace: la zona è industrializzata, ma il silenzio leggero e gradevole è indescrivibile. 11, 13, 15, 15/a, 17. Su via Piani di Bolzano 17 si apre un piccolo cortile, tra cemento e vetrate che rimandano a un passato industriale. Qui mi accolgono Alexander, in blauer Schurz, e David, fondatori e due dei componenti di RU17, il nuovo spazio bolzanino di Co-Working, che aprirà i battenti il 29 Ottobre prossimo, con un open-day dalle ore 11 alle 23, al quale siete tutti invitati. Magari, anzi sicuramente, tra di voi c’è qualche lettore brontolone pronto a sottolineare come oggigiorno gli spazi di questo genere si trovino un po’ ovunque, un po’ come i Kastanienherzen nelle pasticcerie altoatesine ad Ottobre… Potrei essere anche d’accordo, ma posso assicurarvi, io che il posto l’ho visto con miei occhi, che questo non è uno spazio di co-working per fighetti in giacca e cravatta. Ciò di cui vi sto parlando è uno spazio artigianale, che profuma di legno e di duro lavoro, disseminato da trucioli e mozziconi, a metà tra l’atelier e l’officina. RU17 è il laboratorio collettivo di Alexander Demetz, designer e falegname; David Duzzi, artigiano curioso; Fabiano de Martin Topranin, falegname scultore e Christian Mittendorfer, falegname. RU17 franzmagazine Claudia Gelati

Il concept si ispira alla filosofia del Bauhaus, e mira ad abolire la sovrastruttura che separa gli artigiani-creativi dai loro prodotti. Mi spiego meglio: una volta, al tempo dei nostri nonni, le fabbriche erano quasi un miraggio. Molti dei prodotti che oggi utilizziamo regolarmente erano realizzati passo dopo passo dall’artigiano, qundi, una singola persona sviluppava il prodotto dall’inizio alla fine. Il processo di suddivisione del lavoro, che nel tempo ci ha abituati a scindere in categorie il mondo del lavoro – estraniando il nostro sguardo e la stessa nostra vita – risale alla rivoluzione industriale: nuovi mezzi, nuovi materiali, riduzione di tempi, costi e personale.
Con RU17 si fa un passo indietro: l’idea è infatti quella di proporre un contenitore che raccolga e abbracci tutta la costellazione lavorativa del singolo: dalla fase progettuale a quella di produzione fisica del prodotto; senza trascurare anche la fase successiva, ovvero l’esposizione e la vendita. Ma non è finita: RU17 diventa sinonimo di “casa” anche per tutti quei creativi che uno spazio per lavorare non l’hanno ancora trovato: l’idea è infatti quella di dare la possibilità ad altri designer & co. di affittare per lunghi periodi un ufficio, un microcosmo dove lavorare, qui ai Piani di Bolzano. Una grande impresa in questi tempi magri e di grande sconforto? Forse sì, forse no. RU17 franzmagazine Claudia Gelati

Ma se viene a mancare la voglia di creare, di innovare, di mettersi in discussione, di correre rischi, di sbagliare, di sognare ad occhi aperti, di innamorarsi ogni santo giorno del proprio lavoro… significa solo una cosa: che stai vivendo solo come un automa, uno di quelli di bassa lega, senz’anima. Il tuo cuore è già tre metri sotto terra. È lo stesso David ad iniettare ottimismo e fiducia: “La voglia di fare c’è, anche perché uno mica può stare fermo tutta una vita. A Quarant’anni non è che sei arrivato, anzi. Io ho propria voglia di iniziare qualcosa di nuovo… altrimenti mi annoio”(ride). Forse è la posizione stessa di Bolzano a fertilizzare il pensiero creativo: a due passi dal confine di stato, si guarda ad Austria e Germania e si risente della brezza europea, ma si tiene ben in considerazione anche il grande serbatoio di artigianato e design di “casa propria”, quel Made In Italy che, nonostante la crisi economica,continua a ricoprire un ruolo importante a livello mondiale. È Bolzano che, con il suo bilinguismo, con la convivenza di due culture e la sua storia secolare, si pone come ponte ideale tra la nostra zoppicante, ma pur sempre bella, Italia e la Mitteleuropa.RU17 franzmagazine Claudia Gelati

Lo spazio destinato ad RU17, che nasce dalle ceneri di una vecchia fabbrica di elettrodomestici, è caldo e accogliente, il pavimento di legno truciolato grezzo suona sotto i tacchi delle stringate e il profumo è inconfondibile. Due sono gli stabili: nel primo, al piano terra, ogni artigiano si è ritagliato il proprio spazio lavorativo, dove sviluppare i propri concept; ma ognuno può, e oserei anche un imperativo “deve”, usufruire del grande spazio collettivo dove sono poste tutte le macchine. Sempre al piano terra, si trova quello che sarà il magazzino e che, piano piano, sta prendendo forma. Aprendo la porta dell’ultimo stabile, al quale si accede tramite una manciata di scalini, quello che mi trovo davanti è un’enorme spazio vuoto, che a breve sarà destinato sia agli uffici/atelier per altri creativi, ma anche allo showroom + shop, dove si potranno acquistare le creazioni uscite dalle teste di Alexander, David, Fabiano e Christian. Qui sarà anche possibile trovare prodotti di terzi, selezionati dai nostri quattro artigiani, che offrono dunque la possibilità a chi non ha spazi ed occasioni, di affacciarsi sulla scena artigianale bolzanina. A mio parere questo aspetto dona una marcia in più al futuro shop, sottolineando la fluidità del progetto e la volontà di comunicare, sia con gli utenti, ma anche con coloro che svolgono il loro stesso lavoro. Comunicare. Scambiare. Arricchirsi.RU17 franzmagazine Claudia Gelati

In questo luogo David e Alexander condividono con me la loro storia, tra una tazza di caffè e un biscotto. In lontananza rumori, o meglio suoni, d’officina: è Fabiano alle prese con del profumato cirmolo. Entrambi sono Südtirolesi, ma nel caso di David, l’interesse e l’amore per questo lavoro si sviluppano in Toscana, dove ha studiato scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Il materiale prediletto è il legno, ma lavora con un po’ tutti i materiali, dal ferro alle plastiche: si definisce un artigiano curioso. Lo spazio nasce dal bisogno viscerale dei quattro di trovare un laboratorio, ma l’idea iniziale nasce da Alexander che crea RuralUrban, label che produce mobili, sia come designer che come produttore effettivo. Le fiabe iniziano tutte con il classico “c’era un volta…”, ma nella realtà funziona diversamente e non si ha mai un inizio univoco e puntuale, quanto piuttosto una serie di eventi e di personalità che si incrociano ed incontrano al momento giusto.

RU17 franzmagazine Claudia GelatiÈ proprio Alexander a sottolineare come l’idea di RuralUrban, non porti solo il suo nome, ma nasca da entrambe le loro personalità. Alexander e David si conosco e sono amici da molto tempo, hanno lavorato insieme per nove anni e poi, come spesso accade, la vita si mette in mezzo: I due si perdono di vista per due anni; Alexander inizia a lavorare in laboratorio con Christian, mentre David continua nel suo laboratorio. La volontà di lavorare nuovamente insieme però, li ha riavvicinati, permettendogli di fondare questa nuova società. Dinamiche complesse che convergono in un nuovo credo progettuale.
Alexander e David sono nati e cresciuti tra montagne e campagna, entrambi sono grandi amanti della natura e della vita all’aperto; però vivendo ora in città, è la città stessa a far parte del loro essere. Il nome del marchio nasce dunque dalla congiunzione di questi due stili di vita molto diversi fra di loro, dalla mescolanza delle molteplici sfaccettature delle loro personalità; la metafora dell’incontro tra campagna e città.
Ora, da una parte c’è RuralUrban, che si espande e accoglie Fabiano e Christian; dall’altra parte c’è la necessità di uno spazio nuovo, dove poter anche vendere i propri elaborati. La necessità, appunto, di creare un contenitore, come si diceva pochi righe sopra. Questo contenitore ha trovato definitivamente uno spazio e un nome: RU17, via Piani di Bolzano 17, Bolzano.RU17 franzmagazine Claudia Gelati

Sottesa a questa nuova sfida, c’è anche la volontà celata di rilanciare una parte della città che troppo spesso si è fatta coincidere con l’idea più assoluta del degrado e di periferia. Ma cos’è il degrado? Cos’è la periferia? “A Bolzano, non si può mai parlare di degrado, in nessuna zona. “Degrado”: mi vergogno solo a dirlo. Il degrado c’è in altre parti del mondo, ma sicuramente non qui a Bolzano – afferma David. – E’ una zona che magari non è così frequentata, ecco. Noi abbiamo voglia di farci qualcosa, di vitalizzarla attraverso il lavoro creativo.” I Piani non sono una zona degradata dunque, ma una specie di isola pacifica, lontano dai fasti e dai lustrini, seppure piacevoli, del centro città.

RU17 vuole essere un po’ anche una risposta, una provocazione, a coloro che relegano l’artigianato a souvenir ed evidenziano l’assenza di artigiani nella Altstadt bolzanina. Gli artigiani, i falegnami, i creativi ci sono eccome: occorre solo cercarli attentamente nel fitto e ricco sottobosco. È proprio in questa apparente presenza-in-ombra, che risiede la loro ricchezza.
Bolzano non è certo la Silicon Valley europea: è una piccola città di provincia che, con i piedi ben saldi al terreno, spinge il proprio cuore in alto e prova, nel suo piccolo, a dare slancio all’impulso e all’offerta creativa, fedele alla propria identità fortemente caratterizzata.RU17 franzmagazine Claudia Gelati

Dunque, in coda a questa lunga chiaccherata, mi preme ricordavi l’appuntamento del prossimo 29 Ottobre. Segnatevelo in rosso sul calendario perché, se fossi in voi, non mancherei: si tratta di una nuova scintilla di energia creativa che viene scoccata nell’effervescente circuito Bolzanino.
È come incastrare un nuovo tassello nel puzzle del futuro.
È come fare il pieno di fiducia ed energia, in questa vita che volte si mette di impegno per affliggerci.
E’ come … non so: magari fra una mangiata di anni, racconterete ai vostri nipoti o ai vostri amici designer, ormai bianchi e stropicciati, di quanto fosse avant-garde questo spazio profumato di legno. David, Alexander, Fabiano e Christian ci hanno messo ore di lavoro, cervello + cuore in questo nuovo progetto.
E in più sono simpatici e il caffè da loro è più buono.

Foto: Claudia Gelati/franzmagazine

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