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October 21, 2016

Academiae: Quando il contemporaneo fa scuola

Allegra Baggio Corradi

Si concluderà il prossimo 30 ottobre presso il forte di Fortezza la prima edizione della neonata biennale « Academiae », interamente dedicata ad artisti emergenti e studenti di scuole, università e istituti d’arte nazionali e internazionali. Il titolo dell’evento, « Throwing Balls in the Air » richiama lo spirito del progetto, propulsore di una realtà artistica permeata dalle contraddizioni e dal sincretismo. La parola alle curatrici di questa prima edizione Francesca Boenzi e Christiane Rekade e Patrizia Spadafora, presidente dell’associazione ArtintheAlps, sostenitrice del progetto. [>> photo gallery <<]

Come si è sviluppato il vostro contributo al progetto “Academiae” in qualità di curatrici? 

Rekade/Boenzi: Als erstes ging es darum, ein sinnvolles Auswahlverfahren für die teilnehmenden Akademien und KünstlerInnen zu finden. Wir haben vorgeschlagen, jeweils einen Professor oder eine Professorin aus verschiedenen europäischen Kunstakademien einzuladen, die wiederum bis zu sechs von ihren Studenten für die Teilnahme an ACADEMIAE empfahlen.  

Dabei war es Francesca Boenzi und mir wichtig, mit Professoren zusammen zu arbeiten, die sich als Künstler aktiv im aktuellen Diskurs beteiligen und international tätig sind. So haben wir etwa Judith Hopf eingeladen, die zur Zeit eine Einzelausstellung im Museion hat, Olaf Nicolai aus der Kunstakademie München, der in der letzten Venedig Biennale im deutschen Pavillon vertreten war, oder  Mario Airò von der Akademie in Turin – ebenfalls mehrmaliger Venedig-Biennale-Teilnehmer.
Von den vorgeschlagenen Studenten haben wir dann eine Auswahl getroffen und schließlich 35 Künstlerinnen und Künstler eingeladen.

Gemeinsam mit den KünstlerInnen haben wir dann entschieden, welche Arbeit oder welche Arbeiten sie in der Fortezza zeigen werden. Einige – wie Santiago Reyes Villaveces aus London oder Tamara Janes aus Basel haben neue, ortsspezifische Arbeiten für ACADEMIAE entworfen. Da unterstützten wir sie bei der Entwicklung und der Produktion.
Die dritte Phase, wahrscheinlich intensivste, war dann der Aufbau in der Festung, zu der alle KünstlerInnen angereist kamen.  

“Academiae” ha luogo nel forte di Fortezza, trasformato nel corso della mostra, in una torre di Babele in cui linguaggi artistici e idiomi culturali tra i più differenti si incrociano per comunicare e arricchirsi a vicenda. Quali, a vostro giudizio, i risultati raggiunti da questo incontro sino ad ora?

Rekade/Boenzi: L’idea alla base della mostra era quella di mescolare i lavori dei diversi artisti  e portarli a dialogare nelle diverse stanze. Artisti che non si conoscevano prima si sono ritrovati a condividere le stanze espositive e a mettere in relazione le proprie idee con quelle degli altri partecipanti. Molti degli artisti sono presenti con lavori diversi e la loro presenza ritorna in diversi momenti della mostra. Non ci interessava raggruppare i lavori in base alle accademie di provenienza piuttosto metterli in relazioni in base a assonanze tematiche o formali, o ad approcci diversi su temi simili, e suggerire così percorsi e narrazioni diversi. 

Wir glauben, einer der wichtigsten Gewinne für die TeilnehmerInnen der Ausstellung, also für die Studenten, war das Zusammentreffen auf der Festung, also diese drei Tage Aufbau und Eröffnung. Sie boten den jungen KünstlerInnen die Möglichkeit, Kontakte zu knüpfen, andere Werke und Arbeitsweisen kennenzulernen und sich damit auseinanderzusetzen. Und nicht zuletzt war es auch ein Zusammentreffen von Studierenden und ProfessorInnen.  Academiae Francesca Boenzi Christiane Rekade - Franzensfeste Fortezza

Il gioco che è il tema centrale della mostra, è spesso considerato prerogativa dei bambini, dimenticando, invece, le possibilità creative insite nel suo esercizio. Oggi sono gli artisti gli unici adulti/bambini in grado di giocare?

Rekade/Boenzi: Der Titel “Throwing Balls in the Air” impliziert natürlich auch den spielerischen Aspekt. Für  uns war jedoch die Idee des “Balanceaktes” und des Versuches ein wichtiger. Sie war für uns auch eine Metapher für die künstlerische Existenz.
Wir haben ja den Titel nach einer Reihe von Arbeiten  des amerikanischen Konzeptkünstlers John Baldessari gewählt. Baldessari gilt unter anderem als einer der wichtigsten und einflussreichsten Professoren der zeitgenössischen Kunst. Baldessaris Fotoserien wie etwa “Throwing Four Balls in the Air to Get a Straight Line” (1972–1973) oder “Throwing Three Balls in the Air to Get an Equilateral Triangle” (1972–1973) können als Kommentare zum künstlerischen Prozess gelesen werden, als ein permanenter Balanceakt, geprägt von Experimenten und Versuchen, die den Zufall sowie das Risiko des Scheiterns mit einbeziehen.

La mostra in realtà non ha un tema. L’opera di Baldessari ci ha fornito un’immagine ampia ed esemplificativa allo stesso tempo della pratica artistica e del processo che avevamo messo in atto noi come curatrici. In un mondo sempre più orientato all’ efficienza e al profitto, l’arte rappresenta una straordinaria espressione di libertà: nasce da una concatenazione non sempre logica di idee e immagini e aggrega gli aspetti più vari e contraddittori dell’esistenza. Un esercizio che difende il potenziale del dubbio e dell’incoerenza dunque. L’ opera dell’antropologo britannico Gregory Bateson include una serie di Metaloghi, dialoghi tra padre e figlia, che analizzano alcune idee, il modo in cui queste prendono forma e vari aspetti della conoscenza. Nel metalogo “Dei giochi e della serietà” (1953), il padre afferma: “…se tutti e due parlassimo in modo sempre coerente, non faremmo mai alcun progresso; non faremmo che ripetere i vecchi clichés che tutti hanno ripetuto per secoli”. In questo senso l’arte è uno straordinario terreno di sperimentazione, di questa idea di progresso.  

La mostra propone anche un’inversione o un’interruzione delle dinamiche gerarchiche che regnano ancora oggi sovrane nelle scuole – non solo di arte. Porre gli insegnanti al medesimo livello dei loro alunni è una strategia voluta o una delle coincidenze nate dallo spirito ”ludico” sul quale si regge l’intera mostra? 

Rekade/Boenzi: Wir denken, dass eine Hierarchie in diesem Sinne zwischen ProfessorInnen und StudentInnen in vielen Kunstakademien nicht mehr existiert und dass die Gespräche und der Austausch auf gleicher Augenhöhe stattfinden. Der deutsche Künstler Thomas Bayrle, der ja auch langjähriger Professor an der Städelschule in Frankfurt war, sagt beispielsweise, dass der Einfluss seiner StudentInnen auf ihn und seine Arbeit etwa gleich war, wie umgekehrt. Und John Baldessari bezeichnete seine StudentInnen ja nie als StudentInnen, sondern er sah sie als KünstlerInnen.  Für ihn gibt es also diese Hierarchie auch nicht. 

Trotzdem gibt es natürlich verschiedene Ansätze bei den ProfessorInnen und Schulen. Das ließ sich auch beim Aufbau von ACADEMIAE beobachten. 

Come accompagnamento all’evento è stato pubblicato un libro, uno strumento che invita ad un’ulteriore riflessione sul ruolo pedagogico dell’arte a partire dal suo insegnamento negli istituti d’arte. Come si sviluppa la pubblicazione a livello contenutistico? 

Rekade/ Boenzi: Es ist uns wichtig, dass der Katalog nicht nur eine Dokumentation der Ausstellung ist, sondern ein weiteres Themenfeld eröffnet, ergänzend zu dem, was man in der Festung sieht. Im Katalog reflektieren wir die Bedeutung und die Rolle der Kunstakademie und die Frage, wie heute Kunst gelehrt werden kann. Wir haben dafür Chus Martinez, die Kritikerin, Kuratorin und Leiterin der Hochschule für Gestaltung und Kunst in Basel gebeten, ihre Vision einer Kunstakademie zu beschreiben. Weiter finden sich in der Publikation Interviews mit allen beteiligten ProfessorInnen, in denen wir sie über ihre Vorstellungen des Kunst-Lehrens befragen. 

Infine abbiamo chiesto a ciascun artista immagini e brevi testi o statement che offrono ulteriori spunti di riflessione relativi ai contenuti e alle tematiche della riflessione artistica contemporanea. 

In che modo la mostra “Academiae” è già stata/è/sarà in grado di creare delle sinergie creative tra i partecipanti internazionali e la comunità alto-atesina?

Synergien, die zwischen den TeilnehmerInnn entstanden sind, konnten wir schon beobachten – zum Beispiel indem sie sich gegenseitig zu Ausstellungen einladen, oder dass Studierende auch den Kontakt und Austausch mit anderen ProfessorInnen suchen. 

Die Präsentationen der drei Südtiroler Kunstschulen, die ebenfalls im Rahmen von ACADEMIAE stattfinden, schaffen ebenfalls die Möglichkeit für einen Dialog zwischen den europäischen und den Südtiroler Schulen. Und eine weitere Verbindung entsteht mit den Galerien Casciaro in Bozen, Boccanera in Trento und Ghetta in St.Ulrich, die im nächsten Jahr ein gemeinsames Projekt mit ausgewählten TeilnehmerInnen von ACADEMIAE planen.

Ci auguriamo che per le prossime edizioni si riesca a fare sempre di più in termini di scambi e sinergie. Dal nostro punto di vista sarebbe interessante creare dei momenti laboratoriali condivisi di produzione e aperti alla partecipazione della comunità locale e dei partecipanti internazionali.

ArtintheAlps Patrizia Spadafora Academiae 2016

Patrizia Spadafora

Lei partecipa all’organizzazione dell’evento “Academiae” in qualità di membro dell’associazione ArtintheAlps. Quale il suo convolgimento in questo senso?

L’associazione ArtintheAlps, da me presieduta, nasce con l’intenzione di promuovere attività e manifestazioni culturali – con particolare riguardo al campo dell’arte visiva – per la valorizzazione delle culture, del patrimonio artistico e degli artisti locali, per stimolare il collegamento del territorio con ambienti artistici internazionali e per contribuire a consolidare il ruolo di ponte fra lingue e culture diverse che da sempre caratterizza i territori  nel cuore delle Alpi. Ho ideato e prodotto, insieme a Paolo Berloffa, questa prima edizione di ACADEMIAE – YOUTH ART BIENNALE, che ha  comportato un impegno lungo e complesso, che mi ha obbligata a  coordinare ogni fase e curare anche il dettaglio più piccolo: una sfida esaltante che ho affrontato con entusiasmo e passione. 

“Academiae” ha luogo nel forte di Fortezza trasformandolo nel corso della mostra, in una torre di Babele in cui linguaggi artistici e idiomi culturali tra i più differenti si incrociano per comunicare e arricchirsi a vicenda. Quali, a suo giudizio, i risultati raggiunti da questo incontro sino ad ora? 

La manifestazione vuol dar voce ai giovani di tutta Europa, accomunare il loro pensiero in questo luogo fortemente evocativo che in quest’occasione diventa piattaforma artistica di forte contenuto culturale e sociale. C’è un grande potenziale culturale e intellettuale che scaturisce dalla mobilitazione di idee e di genti, dallo scambio e dal dialogo.  Le diversità culturali e le identità multiple sono la forza vibrante di questa nostra Europa che non va vista come omologazione, ma arricchimento reciproco.

La scelta di dove ospitare la manifestazione non è priva di significato. Il Forte di Fortezza/Franzensfeste, è il luogo emblematico del superamento del suo scopo militare in luogo di incontro di idee e di popoli diversi. Come detto, desideriamo che il Forte e la mostra costituiscano una piattaforma culturale, un punto d’incontro e di dialogo e di arricchimento. Già in questa edizione gli artisti  provenienti dalle migliori Accademie europee si sono confrontati, partendo già dalla fase di allestimento dove le opere incominciavano a dialogare fra di loro. Nella prossima edizione verrà ampliato il  percorso di incontri e di eventi con le realtà culturali locali. 

La prossima edizione dell’evento si svolgerà tra due anni. Il luogo rimarrà il medesimo? Ci sono già delle anticipazioni?

Il Forte è ora entrato a far parte dei  Musei provinciali, con la gestione affidata agli Assessorati alla cultura, e  ACADEMIAE  è considerata elemento integrante dei piani di sviluppo della sua missione culturale. L’evoluzione della mostra prevede maggiore spazio espositivo, una particolare cura della parte didattico/informativa e lo sviluppo degli eventi collaterali insieme ad altri soggetti culturali. 

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