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October 7, 2016

La nuova intensa Stagione dello Stabile di Bolzano

Mauro Sperandio

A meno di un mese dall’inizio della nuova stagione dello Stabile di Bolzano, incontriamo Walter Zambaldi, direttore del Teatro, per parlare di recente passato, presente e futuro del grande palcoscenico bolzanino.
Definirei gli spettacoli in programma “sostanziosi”. Nomi importanti, temi importanti, compagnie numericamente importanti offriranno al pubblico lavori fortemente voluti e sentiti, spettacoli che devono andare in scena ora perchè maturi essi stessi,come i tempi che li ospitano.

La scorsa stagione, prima della tua direzione allo Stabile, è stata un grande successo. Cosa hai scoperto del tuo pubblico?

C’erano già dei buoni presupposti, ma son stato positivamente colpito dal trovare un pubblico preparato, che ha voglia di confrontarsi con cose nuove e diverse, che partecipa con piacere agli spettacoli. Ci sono sicuramente una tradizione ed un’abitudine al teatro diffuse, elementi questi che permettono di pensare ad un lavoro che si svilupperà e approfondirà nel futuro. Trovare “pertugi” e occasioni di proporre temi e modi sempre nuovi è l’essenza del nostro lavoro, e qui noto una particolare sensibilità e voglia di teatro.

HUMAN_LellaCosta_1©Zani-Casadio (1)

“Urgente e necessario”, questo è il teatro che vuoi proporre al vostro pubblico. Quali sono le urgenze e le necessità a cui bisogna far fronte?

Gli spettacoli che compongono la stagione che sta iniziando, ciascuno per un particolare motivo, hanno risposto ad una qualche necessità, trovando una collocazione naturale, fisiologica. Non c’è uno spettacolo di routine, ogni rappresentazione è frutto di un’ostinazione dell’artista, è un’aspirazione covata per anni, un testo sentito per motivi personali, il frutto di un incontro tra attori casuale o voluto. Penso al gioco di incastri per rendere possibile alle nove donne di Calendar Girl di essere in scena col loro spettacolo, oppure a Luca Zingaretti che decide di dedicarsi per un anno al teatro, di sicuro meno redditizio di cinema e televisione. La voglia di portare sul palco questi precisi spettacoli ha condotto attori e produzioni ad un lavoro interiore e formale di particolare impegno, sono sicuro che questa intenzione verrà percepita dal pubblico.
 I temi trattati e le profondità esplorate sono “urgenti” anche da un punto di vista sociale, perchè vicini e sentiti dal pubblico in questo particolare momento storico. Credo che la particolarità di questa stagione stia proprio in un incontro di esigenze tra pubblico e gente di teatro: il voler portare in scena e il voler vedere a teatro collimano.

Stabile di Bolzano

Quali sono le intenzioni che il teatro d’oggi deve, invece, superare o abbandonare?

Il teatro deve abbandonare qualsiasi intenzione “intellettualistica”, non intellettuale, si badi bene. La voluta distanza che diventa autoreferenzialità mi fa orrore, e porta solo alla creazione di un enclave di persone che si raccontano tra di loro quanto sono intelligenti. Questi atteggiamenti hanno creato delle devastazioni che richiederanno mezzo secolo per essere sanate. Sono il primo a dire che il teatro ha un che di sacro, ma questa sua sacralità non significa distanza, ma partecipazione. Uno spettacolo non si va a vedere, ma si vive assieme agli attori. Per questo la lingua parlata dal nostro mondo deve essere comprensibile, come è sempre stata, senza che questo comporti un abbassamento del livello, anzi un suo innalzamento, che implichi la sovrapposizione di stili.

Dall’alto del tuo ruolo, dal basso del tuo spirito di servizio nei confronti del teatro, quali sono i limiti nel forzare il pubblico a scoprire nuovi temi e nuovi modi dell’espressione teatrale?

Non c’è un limite, è una questione di qualità. Come succede nell’arte contemporanea, ma in tutte le arti e nella vita, ci sono delle abitudini da scardinare. Non si tratta di forzare il pubblico. Essendo il teatro uno specchio della società, dell’individualità e dell’interiorità il suo ruolo di insinuatore di dubbi è eterno e necessario. Allo stesso tempo, in una programmazione, è giusto che compaiano anche spettacoli di “alleggerimento” che comunque contengono temi importanti e di vasto interesse.

Come definire sinteticamente la stagione 2016/2017?

Tre aggettivi: poetica, pirotecnica e, in qualche modo, surreal-grottesca.

Foto ©: Daniele Romano; Zani-Casadio; Giovanni De Sandre

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