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October 3, 2016

Internodiciotto:
la poesia contemporanea del ricamo

Anna Quinz

 Lei è Silvia Della Giacoma, nata e cresciuta ad Appiano, sin da piccola innamorata della moda e attiva praticante della creatività. A 18 anni Silvia si è trasferita a Firenze per studiare Fashion Design al Polimoda e finiti gli studi ha iniziato a lavorare per la Maison Valentino a Roma, come stilista. Qualche mese di esperienza nella maglieria e nel Prét-a-Porter e infine Silvia ha trovato il suo posto, sulla collezione RedValentino, per la quale ha creato abiti ed accessori per 6 anni. Poi è arrivata una proposta di Twin-set come responsabile di collezione, il trasferimento a Carpi per quasi 2 anni e poi infine, come spesso succede, il ritorno in Alto Adige. Qui è nato Internodiciotto, il suo brand di abiti femminili nel quale Silvia mette tutte le sue idee, le sue conoscenze, la sua passione e soprattutto il sapere manuale imparato nel tempo. I capi Internodiciotto infatti, sono caratterizzati da un elemento antico e prezioso che li rende unici: il ricamo.

Poesia e bellezza, artigianalità e ricerca, colori delicati e il brillante luccichio delle pailettes. Questo è il mondo di Silvia, un brand contemporaneo che rivive e reinterpreta un sapere antico come quello delle ricamatrici. Mani al lavoro, cuore che batte per quel che fa, buoni contatti costruiti in anni di lavoro nel settore e un senso unico e personalissimo della moda. Internodiciotto è uno di quei piccoli mondi che a volte si schiudono per farci sognare, con dettagli e immagini che lasciano spazio all’immaginazione e alla fantasia, in un dolcissimo ma energetico battito d’ali da indossare sulla pelle.

4Silvia, dal lavoro per importanti brand alla creazione della tua linea. Come, quando e perché è nato internodiciotto? Come definiresti la sua identità?
Internodiciotto è nato a Roma nell’appartamento da cui ha preso il nome; dall’esigenza di creare con le mie mani ho iniziato a creare gioielli, ricamati e non e a partecipare a design markets in giro per la città. Per qualche anno è stato un progetto secondario, il lavoro come stilista aveva la priorità. Poi è subentrata la voglia di ritornare alle mie origini, complice il desiderio di sviluppare questo progetto e ho dato le dimissioni. Sono rientrata in Alto Adige un anno fa esatto ed in questo anno Internodiciotto ha trovato la sua identità diventando un marchio vero e proprio. 
I ricami sono i protagonisti, tutti rigorosamente fatti a mano e, per adesso, esclusivamente da me. Questo permette di dialogare direttamente con il cliente finale, che ha un ruolo attivo nel processo di creazione, decidendo insieme a me oggetti e colori del capo. 
Amo il dettaglio e mi piace molto sviluppare il ricamo decidendo gli accostamenti di colori e materiali sul momento. 

Perché proprio il ricamo, pratica antica che si tramanda di generazione in generazione e che potrebbe sembrare arcaica e desueta? In che modo, con il tuo lavoro, porti questa tecnica nella moda contemporanea?
Sono sempre stata affascinata dai ricami come, fossero dei quadri pieni di storie da raccontare. Per questo credo che la maggior parte dei miei siano molto figurativi. Lavorando da Valentino il ricamo ha sempre avuto un ruolo centrale e non lo vedo come arte antica che fatica a ritagliarsi uno spazio nella moda contemporanea, bensì un lavoro pregiato che non ha età. Nei tempi i ricami sono cambiati, ma non c’è mai stato un periodo di totale assenza. 

Nel mio caso è stata la curiosità e il fascino dei ricami a farmi studiare le diverse tecniche e osservare bene i singoli dettagli. 

5Tra i tuoi ricami saltano all’occhio gli insetti, bellissimi, misteriosi, intriganti, resi ancor più luminosi dalle pailettes. Perché la scelta di questi soggetti?
La mia prima collezione è incentrata su tre fili conduttori: gli insetti, animali molto piccoli, ma che osservati da vicino rivelano un mondo di colori e forme straordinarie. I fiori che con il loro profumo attirano e tentano gli insetti; mi piace rendere giustizia alla loro bellezza ricamandole a rilievo come se uscissero dalla tela. E come terzo elemento ho scelto le parole, che mi permettono di raccontare sensazioni, storie e desideri.

In poco tempo hai già messo in piedi importanti collaborazioni e i tuoi abiti sono stati indossati da importanti influencer del mondo della moda. Ci racconti un po’ di più di questi legami preziosi: chi, cosa, come…?
Nel mio piccolo cerco di collaborare di stagione in stagione con i nuovi influencer della moda ovvero quelli dei social network e ho avuto modo di farmi conoscere al mondo italiano e internazionale.
Una delle prime a sostenermi è stata Elena Braghieri, influencer non solo di moda, ma di lifestyle, viaggi e cibo, innamorata della nostra terra. Un’altra collaborazione imporante è stata quella con Elle Fergusson e Tash Sefton del blog australiano TheyAllHateUs, per le quali ho creato due outfit per la scorsa FashionWeek di Sydney. 
Un’altra persona a me molto cara è Dimitri Panagiototoplus – fashion designer di Merano – con il quale collaboro da qualche stagione realizzando ricami per alcuni special items del suo Runway show di Berlino.  

7La moda oggi vive un momento di profondo cambiamento. In particolare, secondo me, due sono grandi rivoluzioni degne di nota: l’avvento dei social network che in qualche modo “democratizzano” questo mondo elitario e il ritorno all’artigianato, al fatto a mano, alla couture e alla qualità progettuale in contrasto con il fast fashion. Tu, da protagonista e osservatrice di questo settore, come vivi e che ne pensi di questi cambiamenti in atto?
Credo che sia positivo che la moda sia diventata più tangibile per il grande pubblico tramite i social e ha dato anche la possibilità alla comunità di esprimere direttamente il loro pensiero, senza dover rincorrere le opinioni degli pochi addetti al lavoro. Ma in questi anni di blogger-boom tanti hanno cavalcato l’onda senza le competenze necessarie, fortunatamente adesso si sta attuando una sorta di scrematura fisiologica. 
Negli ultimi anni, nelle principali case di moda si è assistito ad un fenomeno di moltiplicazione delle collezioni; i capi stilisti dovevano presentare uscite di mese in mese, non bastavano piú le principali stagioni. Ultimamente qualcuno si è ribellato, perché questo porta ad un appiattimento della creatività. Sicuramente questa tendenza è stata favorita dall’avvento del fast fashion system. 
Per me l’apprezzamento dell’artiganalità è un valore fondamentale e vivo in prima persona l’aumento della richiesta. Noto che le persone iniziano a rendersi conto della monotonia del fast fashion, ma anche che sono piú sensibili al tema ecologico e dello sfruttamento del lavoro.  

 L’Alto Adige non è certamente terra “della moda”, eppure da qui alcuni marchi, stilisti e talent scout sono usciti con successo. Tu con Internodiciotto come ti muovi nel binomio Alto Adige-mondo?

Fortunatamente viviamo in un mondo che non è più confinato dalla geografia dei luoghi. I social ci hanno permesso di stare in continuo contatto con tutto il mondo, indipendentemente dal posto dove sei, ed è stato proprio questo che ha permesso a me di tornare in Alto Adige. Altrimenti non avrei potuto.  

Un’ultima domanda al volo. Se non ricamassi, cosa faresti nella vita?
La stilista come prima in qualche città italiana. :)  

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