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September 14, 2016

Benno Steinegger “i (to be defined)”: osservi un ritratto, ma vedi te stesso

Diana Alb

Nell’intervistare Benno Steinegger si capisce subito una cosa. La sua passione per quello che fa. Lui non parla con la bocca, lui parla con il cuore. 
Dopo il suo ultimo progetto “The Casting”, Benno ha deciso di dedicarsi alla scoperta di se stesso. E con il lavoro “i (to be defined)” intraprende un viaggio, basato su interviste a persone conosciute e sconosciute, alla scoperta di sé. Come lo vedono  gli altri? Questa la domanda di partenza, ma quello che emerge è ben più di questo.  

Benno, come si sta svolgendo la tua vita adesso? Hai delle novità?

Diciamo che in generale mi sto muovendo da tanti anni e sto lavorando alle mie creazioni. Sto anche collaborando a progetti di altri artisti, sia a livello di concept che come performer. La principale novità del momento, dal punto di vista professionale è il mio nuovo progetto ,”i (to be defined)” al quale lavoro da due anni e che sarà messo in scena per la prima volta a Bolzano il 22 settembre all’interno del palinsesto di Transart.

benno steinegger andrea pizzalis i (to be defined) 1

Su questo nuovo progetto cosa ci puoi dire?

È un progetto basato su una cinquantina d’interviste. Ho chiesto alle persone di descrivermi e le loro risposte mi hanno spinto a intraprendere questa ricerca su me stesso. Sono domande che, alla fin fine un po’ tutti si fanno, chi in modo più approfondito chi meno. Credo che fino sul letto di morte, chiunque si chiederà “ma io chi ero, chi sono e dove vado”? Sono domande che ci accompagnano tutti, fin da quando l’umanità esiste. In scena però, non mancano di certo l’autoironia e una certa leggerezza.

Cosa ti ha dato il via per intraprendere questo viaggio alla scoperta di te stesso?

Ho iniziato scoprendo gli altri. Nel progetto “The Casting” ho lavorato con attori amatoriali facendo loro delle domande alle quali rispondevano attraverso parole o azioni. Quello che veniva fuori alla fine era un ritratto di ciascuno, e questo mi ha interessato molto. Perché quando osservi un ritratto, immagini chi potrebbe essere la persona che stai guardando, che però in realtà non è altro che una tua proiezione. Quello che vedi alla fine sei tu. È uno stimolo per vedere una parte di te stesso. È questo l’aspetto che mi ha interessato. 

benno steinegger andrea pizzalis i (to be defined) 3

Qual è stato il tuo punto di partenza?

Le persone mi hanno detto che attraverso questi ritratti esponevo gli altri, senza mai esporre me stesso. Così ho deciso di prendere questa provocazione sul serio e di iniziare a lavorare su di me. Anche a livello concettuale è interessante perché nell’autoritratto lo specchiamento è duplicato. Vedere una persona che cerca di specchiarsi facilita ancora di più questo processo per il pubblico che può così riflettere su se stesso. A me interessa che il mio progetto sia uno stimolo, per interrogarsi sul proprio io.

Come hai sviluppato il lavoro e quante persone ne hanno fatto parte?

Ho intervistato 30 persone che conosco con interviste lunghe e approfondite.  Ho aggiunto poi 30 interviste a sconosciuti, più brevi. Per un totale di circa 50 ore di registrazione. Una valanga di materiale.

benno steinegger andrea pizzalis i (to be defined) 2

Le opinioni ricevute sono state simili o contrastanti tra di loro?

Ci sono dei collegamenti, delle affinità e poi ci sono delle “quasi” contraddizioni. Delle opinioni molto diverse. È interessante perché tutti hanno messo in luce un aspetto di me, ognuno dal suo punto di vista. Magari si tratta dello stesso aspetto, ma raccontato in modo differente. La cosa interessante è che alla fine il tutto non parla neanche più tanto di me, ma forse più di loro. E già in questo processo, l’azione dello svecchiamento è messa in atto.

Ci sono delle differenze tra il lavoro collettivo – quello per esempio con Codice Ivan – e individuale?

Lavorare in gruppo è decisamente molto diverso. C’è un grande processo di mediazione e ogni scelta è fatta collettivamente. Da solo si ha più libertà di scelta, ma anche tutta la responsabilità sulle spalle. Ora che lavoro da solo devo valutare se gli input vanno nella direzione giusta, per far emergere quello che voglio comunicare e trasmettere. Perché i collaboratori portano la loro qualità nel lavoro, ma  anche la loro visione personale. 

benno steinegger andrea pizzalis i (to be defined) 5

E dunque, tu cosa preferisci?

In questo momento preferisco quello che sto facendo ora, quindi lavorare da solo. Ma sono anche contento di aver fatto un lavoro collettivo per tanti anni.

Altri progetti per il futuro?

Dato che per questo progetto ho raccolto tanto materiale, vorrei restare su questo anche nel prossimo futuro. Vorrei sperimentare un altro format, più musicale, che diventi quasi un concerto-performance. Interessante sarebbe anche ritornare all’idea iniziale, quando durante la “Cult.urnacht” organizzata dal VBB a Bolzano, avevo registrato delle interviste di sconosciuti che mi descrivevano. Ho velocizzato le tracce, mi sono messo le cuffie e sul palco ripetevo quello che sentivo. All’inizio sentivo delle belle frasi, ma a un certo punto ho percepito solo parole sparse. Che poi diventavano suoni e per finire, un solo rumore, ‘iiii’.  Si creava così in scena la giusta contrapposizione, tra il testo e l’immagine del corpo. Il lavoro che vorrei sviluppare è questo, ma in modo molto più estremo. Io che divento una scultura vivente che sta in un museo per tutta la durata dell’apertura di una mostra. E che ripete, sentendole in cuffia, le interviste. Che però non si ripeteranno mai. Lo spettatore sentirà in questo modo sempre qualcosa di nuovo. Sono  idee che mi sono venute lavorando a “i (to be defined)”, ma sono ancora soltanto embrioni. Per questo progetto mi farebbe anche piacere tornare a collaborare con altri artisti, quindi se qualcuno è interessato, si faccia avanti.

 Foto: Andrea Pizzalis

i (to be defined) di Benno Steinegger
2.9.2016 H 20:30
Teatro Comunale, Piazza Verdi 40, Bolzano
Ingresso: 15 / 10 €

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