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September 13, 2016

BASSOX3: Matthias Schönweger

Mauro Sperandio
Tre illustri personaggi legati al Trentino-Alto Adige, raccontano il loro punto di vista sul concetto di "basso". Ad inaugurare questa trilogia è Matthias Schönweger, artista eclettico, collezionista di quasi cinquanta buker, grande co-municatore.

Matthias Schönweger è persona di grande cortesia, entusiasmo e giovialità. L’ironia, che sembra uno dei tratti distintivi della sua articolata opera, è usata dall’artista come il piccone dal minatore. Con competenza e intuito, scavata una superficie che sembra perfetta per un pic-nic, il minatore (artista) si cala nei visceri della terra, sbancando rocce, puntellando con delicatezza, spolverando con la delicatezza del soffio. Trovata nel fango una pepita luccicante (un pensiero che fa riflettere), l’artista-minatore risale in superficie, privo però dell’egoismo di chi ha trovato un tesoro. La condivisione, l’incontro con chi trova fuori ad aspettarlo o con chi vuol seguirlo in un nuova discesa, è un momento festoso, che mostra il coraggio di un artista che ha fatto un viaggio sicuramente non privo di dolore.

Ascoltandoti parlare e leggendo la parte letteraria dei tuoi lavori, si nota una notevole padronanza della lingua italiana. Cominciamo, quindi, con una questione di tipo semantico: quali immagini ti evoca la parola “basso”?

A Parcines, dove sono cresciuto, gli unici madrelingua italiani erano il postino e i carabinieri della locale stazione, non c’erano dunque occasioni per migliorare la conoscenza di questa lingua. Pur non parlando bene l’italiano, ho intrapreso lo studio della materie letterarie all’università di Padova e parallelamente in Austria. Avendo bisogno di esercitare ciò che avevo studiato e non vissuto, dopo alcuni anni di insegnamento nella scuola media tedesca, ho voluto affrontare il concorso per insegnare lingua e letteratura tedesca alla scuola italiana. Ho insegnato quindi per molti anni nei licei di Merano.
Non mi ha mai disturbato sentire gli altri parlare malamente o non parlare per nulla il tedesco; ho sempre considerato prioritaria la volontà di stare assieme: ferma questa, la comunicazione è sempre possibile, in mille modi diversi.

Quanto al concetto di basso, esso è spesso considerato nella sua accezione negativa. Se sei basso, è perchè c’è qualcuno di più alto di te; se se stai in basso, sociologicamente ed economicamente parlando, significa che c’è qualcuno che sta meglio di te. In alto c’è Dio, in basso c’è il diavolo. Il basso può entrare nella terra con un moto verticale, scendendo, oppure orizzontalmente, come nel caso di una caverna. Possiedo una caverna militare risalente alla seconda guerra mondiale, l’entrata della quale è chiusa da alcune lastre che rispecchiano la luce del sole, impedendole di entrare. Oltre queste lastre c’è il buio, l’ignoto, che si infittisce andando verso il centro della montagna.

bunker arte

Per realizzare i tuoi lavori usi oggetti caduti in disuso, dimenticati, talvolta catalogabili come rifiuti. Come si valuta il pregio dei materiali impegati nella realizzazione delle opere d’arte?

Il valore di un materiale deriva dalla sua utilità: quando non serve più cade nell’inutile. L’upcycling del mio lavoro eleva il materiale e gli conferisce un nuovo significato, una nuova importanza e una nuova idea. Non si tratta solo di riciclaggio o riutilizzo, ma di conferire all’oggetto una nuova identità diversa dalla precedente.

A prova di bomba, i tuoi bunker non sembrano però immuni dall’umidità e dalle infiltrazioni, tanto da vedere danneggiati, goccia dopo goccia, gli oggetti che contengono. Qual è il senso di questo fenomeno nel tuo lavoro?

Nei bunker gli oggetti convivono con le strutture stesse e vivono una loro vita che li porta a corrompersi e disgregarsi. Il mio intento è simile a quello di chi, reciso un fiore, lo pone in un vaso pieno d’acqua, rendendolo vivo per un certo periodo, anche se è già morto. I miei bunker proteggono questi oggetti artistici, anche se allo stesso tempo partecipano al loro degrado.

bunker alto adige

Il tuo lavoro è spesso critico nei confronti dei monumenti e delle celebrazioni. Cosa non apprezzi del tributo a fatti e personaggi?

In tedesco munumento di straduce con Denkmal, “occasioni di ragionamento, di pensiero”, se i monumenti servono a far ragionare mi vanno benissimo. Posso anche accettare il monumento alla Vittoria, finchè ci porta a ragionare sulla barabarie della dittatura, di qualunque colore essa sia. In questo modo il monumento diventa anche un’occasione di dialogo e non di indottrinamento e demagogia, funzioni, queste, che non accetto.

Che ruolo riveste l’ironia nel tuo lavoro?

Spesso l’arte vuole escludere il sorriso, perchè accostato a poca serietà. Ma il sorriso è sinonimo di vitalità e io voglio essere vivo tra i viventi. Su i grossi massi che si trovano davanti alla chiesa di Santo Spirito, qui a Merano, ho scritto: “Chi è senza peccato scagli la prima…”. La Dolomiten ha commentato “ecco i soliti vandali”, mentre L’Alto Adige “…però, con un po’ di spirito”; “Santo”, aggiungo io. L’umorismo è salvifico: sono numerose le testimonianze di prigionieri dei lager nazisti che si sono salvati grazie all’ironia, perchè essa è collegata strettamente con la speranza. Per me è fondamentale utilizzare qualsiasi mezzo che mi permetta di comunicare agli altri e l’umorismo ha una forza particolare. Si badi bene che ho detto “comunicare”, perchè credo che il compito dell’arte non sia quello di dare risposte, ma di creare occasioni di confronto per soluzioni condivise.

parcines bunker

Nei pressi dell’entrata del Soxner Bunker a Plars, hai installato uno scivolo che porta a precipitare a valle. Qual è il suo significato?

Lo scivolo, così posizionato, è un invito alla morte. Il filo spinato con cui l’ho avvolto, però, ti impedisce già in partenza di farti male. In questo modo lo scivolo diventa un invito alla vita. Diciamo che si tratta di un memento mori resurrectionique, “pensa alla morte, ma anche alla resurrezione”, ma fallo adesso, prima di lanciarti! Lo scivolo sul vuoto ti porta a sperimentare l’opzione della morte in linea teorica, permettendoti di ritornare a nuova vita.

artista altoatesino

La nostra epoca è segnata da fatti particolarmente dolorosi; come vedi questa umanità in caduta libera?

Credo sia importante poter cadere, per potersi rialzare. Se non fossimo stati cacciati dal paradiso, non ci sarebbe stato cambiamento, e l’uomo e la donna, Adamo ed Eva, sarebbero sempre stati uguali a se stessi. Lo stesso vale per Lucifero, “colui che porta la luce”, che è stato cacciato dal paradiso perchè voleva essere come Dio. Come figlio del divino Dio, credo avesse diritto di ambire alla potenza del padre. Anch’io, come figlio di Dio, ritengo di poter ambire alla possibilità di creare, se così non può essere, non posso ritenermi figlio di Dio. Nell’arte entrano la religone, la filosofia, la scienza, la sociologia e la psicologia, il loro ruolo è permettere di comprendere l’altro per poterci convivere.

suedtiroler kunstler

Possiedi circa una cinquantina di bunker ben piantati sotto il suolo, ma la tua casa all’ultimo piano ti permette di guardare dall’alto la città di Merano…

Quando mia moglie ed io abbiamo cercato una casa in cui vivere, abbiamo scelto una mansarda, per avere sopra il nostro capo non un capo, ma l’albergo con il maggior numero di stelle. La volta celeste mi dà la possibilità di starci sotto e, allo stesso tempo, di volare.

Non sono pochi gli appassionati di mezzi militari, come moto, camionette e anche carrarmati, strumenti da guerra relativamente semplici da gestire. Trovo sia curioso che tu, Matthias Schönweger, semplice cittadino, possieda un intero sistema di difesa militare...

Il latino si dice “si pax vult, para bellum”, io preferisco dire “si vis bellum, para bellum” e “si vis pacem, para pacem”, se vuoi la pace preaprati per la pace. Secondo questo manifesto antimilitare, il bunker diventa un edificio immerso in una zona strategica, che la mia opera neutralizza nella sua capacità bellica, permettendomi di definire il mio ruolo in questa attività di pace. I bunker, opere militari, diventano cornice delle mie opere. Talvolta, il mio lavoro – che può essere anche buffo – coincide interamente con queste strutture, dando origine ad uno scambievole temperarsi di eccessiva serietà. Questo permette di avvicinarsi all’arte senza paura, come sempre dovrebbe essere. Il timore nei confronti dell’opera e dell’autore impedisce di dar vita a quell’incontro alla pari, o meglio, alla stessa altezza, tra artista e fruitore, ognuno secondo la propria storia e le proprie competenze.

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