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September 9, 2016

Piacere, sono l’anti-astronauta alla ricerca della felicità…

Claudia Gelati

“Ci siamo. Poche ore ancora e la Sonda Osirix Rex targata Nasa, partirà dalla base di Cape Canaveral in Florida verso l’infinito e oltre. O meglio, si librerà soavemente nel cielo, con un rombo infernale, per raggiungere BENNU. 

No, non mio-cugino-quello-sardo, Giuseppe detto Bennu, magro e storto con due fondi di bottiglia al posto degli occhiali.
Bennu-l’asteroide che, grazie a un semplice prelievo di sessanta grammi di materia, farà chiarezza sulla nostra ignoranza cosmico sull’origine di questo colorato e caotico calderone, chiamato Pianeta Terra.
Ci siamo. Poche ore ancora e la Sonda Osirix Rex targata Nasa farà badapum bim bum bam verso Beppu-l’asteroide. L’ho sentito al telogiornale.
Per fare questo meraviglioso prelievo occorreranno sette lunghi anni, ma c’è già chi festeggia allegramente sul nulla.

Ci sono giorni che mi interrogo sul senso della vita. Interrogazioni talvolta da 10+, talvolta da 4-.
Tant’è che mi interrogo. Mi domando che senso abbia questa ricerca scientifica folle e disperata; che bisogno c’è di sapere se c’è vita altrove o in che modo qualcuno o qualcosa ha deciso di creare la terra. Ma chissenefrega. Ci sono faccende terresti molto più urgenti, a mio avviso.
A me basta vivere la mia quotidianità. Tic, tac mi alzo, faccio colazione, vado al lavoro, mangio, torno al lavoro, torno a casa, mangio, mi lavo, e tramortisco da qualche parte nel mio buco di appartamento, preferibilmente sul letto.
Se fosse per me, l’unica ricerca che implementerei a dismisura e smodatamente, con foga inaudita, sarebbe la ricerca della felicità. Prima la mia, poi se mi riesce quella dell’umanità intera.
Si lo so, sono vagamente egoista; ma tanto a fare solo l’altruista ho preso solo pugni e porte in faccia. Però sono disposto a passare oltre e ad impegnarmi per trovare la felicità per tutti.
Perché qualcuno scriveva che la felicità è reale solo se condivisa.

Io la felicità non la conosco. Non credo almeno.
Di sicuro non è una a cui ho chiesto il numero e poi non l’ho più richiamata.
Di sicuro non è mangiare solo in mensa, perché molto probabilmente la mia pesantezza ha fracassato l’anima anche al prezioso pulitore di cessi.
Di sicuro non è tornare a casa con la cena da preparare, le camice da stirare, la polvere da spazzare, la lavastoviglie da svuotare, il cane da portare fuori e le bollette ancora da pagare in bocca, perché ho sempre la mani occupate.
Di sicuro non sei tu, che ha deciso di punto in bianco di eliminarmi dalla tua vita senza spiegazioni … ah no aspetta, era Lui la tua spiegazione in carne+ossa? Perdonami, stronza.
Di sicuro non è mandare un messaggino a dieci amici e ottenere dieci pacchi.
Manco fossi le poste italiane.
Di sicuro non è scegliere un università solo perché da-grande-avrai-il-posto-fisso, dicevano.
Di sicuro non è spedirti una cartolina, da ingenuo romantico analogico, e aspettare invano.
Di sicuro non la conosco. La felicità.

Per questo se fosse per me, istituirei la scienza della felicità e metterei al lavoro astronauti e un altro misto-bosco di persone in questo settore, ad ogni ora del giorno.
La felicità dovrebbe essere il bisogno viscerale e primario di chiunque; mentre oggi tutti si accontentano della banalità, spacciandola per normalità sottocosto.
Da notare che la normalità ormai è diventato un super potere. Introvabile.

Per questo se fosse per me, partire a razzo alla volta di Bennu per vedere se almeno la risiede un campione di felicità. E se mai lo trovassi, altro che sessanta grammi … ne vorrei mezza tonnellata.
Spero che ne trovino almeno un po’ su Bennu. Un po’ di felicità. La baratterei più volentieri rispetto a due righe su come è nato il mondo. Potrei persino aprire un business.
-Salve un etto e mezzo di felicità sottovuoto. Grazie e arrivederci-. Sai che affari?

La scienza mi ha sempre fatto un po’ cagare, da inguaribile creativo.
Penserete che faccio un lavoro super figo come il designer, il musicista, il giornalista o il pitture.
E invece no. Sono un pidocchioso agente di banca. Uno di quelli un po’ stronzi, pure.
E sapete di cosa mi occupo? Di prestiti.
Prestiti di mero denaro, che però vengono fatti passare per prestiti di felicità.
La gente si rivolge a me per realizzare i loro sogni irrealizzabili. Perché su questa bella terra, fatta di montagne, mari e scartoffie … anche i sogni si pagano.
Il mio lavoro è rendere felici gli altri, mi dicono dalla regia. Tutti matti qua.
Egoisticamente, però, vorrei prima rendere felice me. Forse sono matto.

E’ stato qualche mese fa che ASA mi ha contattato e mi ha invitato a prendere parte alla spedizione su ROSEN-qualcosa-boh.
A me la scienza ha sempre fatto cagare e quindi stavo per declinare gentilmente. Mica a volevo rubare il posto a quelli che è una vita che campano sul sogno infantile mamma-voglio-fare-l’astronauta.
Poi mi hanno detto che, secondo le previsioni, si tratta di una pianeta completamente diverso, tutto rosa, con tracce della stessa materia di cui sono fatti i sogni, crateri di qui, crateri di là, blablablabla.
Ho accettato.
Ho accettato.
L’uomo che odia lo spazio e la scienza, e non crede a tutto queste cagate… ha accettato.
L’ho fatto senza pensarci. Ho detto si e ho riagganciato distrattamente la cornetta.
La cosa che mi ha fatto scattare la mola, è il fatto che questa palla rosa sembra diversa dagli altri pianeti anonimi; pare che sia davvero una proiezioni dei sogni che mai abbiamo realizzato, delle idee folli che tanti hanno voluto accantonare a dispetto di una apparente e fittizia normalità.
E’ un pianeta strambo come me.
E poi, diciamola tutta, me lo hanno presentato così bene, che già mi sembrava di conoscerlo. Tricco, tracco … era tutta una parolina dolce dolce.
Mi sembrava pure di vederlo già. Di sentirlo già. Di percepire già il suo cuore pulsante battermi nella testa e contro il mio petto.
Mi sembrava quasi di tornare indietro a tre anni fa quando ho dovuto presenziare alla prima ecografia di mia sorella. La prima volta che ho visto il Giovanni, aka quella peste di mio nipote.
Bah, non so. Forse sto diventato sempre più pazzo. Ma questa folle attesa verso l’ignoto, mi eccita da matti e mi sembra quasi di essere felice.
Di sicuro chi Rosengarten Planet lo ha concepito, si sentirà un po’ come un genitore.
Speriamo sia bello come promettono. Altrimenti m’incazzo.
Dunque sottoscrivo: Io Felice detto Franz Colapicco, venerdì 16 settembre 2016, partirò alla volta di Rosengarten Planet per cercare la felicità. Se la trovo, ve ne porto un po’ a tutti. Belli e brutti.
Ah la trovo, la trovo … quella maledetta stronza”.

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