Culture + Arts > Visual Arts

September 9, 2016

Confini, convivenze, storie di stati e di persone: In Their Eyes…

Mauro Sperandio

Dal 10 al 25 settembre, la Kunsthalle Eurocenter di Lana ospita “In their eyes”, collettiva internazionale su tema della convivenza tra differenti gruppi etnici in zone contese o di confine. Ai curatori, Camilla Martinelli e Michal Koleček, abbiamo chiesto di guidarci in questo tema sempre attuale.

Il titolo della mostra è “In their eyes”. A chi appartengono questi occhi?

Michal: Il titolo della mostra che porteremo alla Kunsthalle  è una metafora che ci introduce ad un tema specifico, quello della “alterità”. Questo concetto è connesso alla visione che hanno gli altri del nostro mondo e, contemporaneamente, alla visione di noi attraverso gli occhi dei nostri vicini.

Una mostra che parla di confini, in un’epoca che i confini sta mettendo sempre più in discussione. Quali sono i “limiti” a cui questa mostra si interessa?

Camilla: La mostra riflette sulla coesistenza di due o più gruppi etnici nelle zone di confine, in aree territoriali contese che hanno subito diverse dominazioni a seguito di avvenimenti storici e orientamenti politici strategici: Trentino-Alto Adige (Italia), Sudetenland (Repubblica Ceca) e Istria (Croazia). A proposito del confine geometrico, inteso come linea che separa i territori, il geografo italiano Franco Farinelli ha scritto che il problema a questa soluzione è che il confine, la linea geometrica, può tracciare, separare, portatori della stessa cultura. Così è successo in ognuno di questi paesi a seguito delle continue ridefinizioni dei confini da parte degli stati dominanti. Il lavoro degli artisti in mostra sottopone a ripensamento il passato, ma affronta talvolta anche il divenire storico. Il tema del confine si fa espediente per ripensare il concetto di appartenenza geografica e di limite mentale.in their eyesPer questioni anagrafiche, la più parte degli artisti non è stata direttamente coinvolta dei processi di annessione; in che modo, tuttavia, persistono nei loro lavori le tracce di questi eventi?

Michal: È chiaro come la storia, nel tempo, continui ad influenzare pesantemente le nostre vite. Non sto parlando solo della storia da un punto di vista accademico, ma anche di quell’insieme di memorie private relative alle vicende familiari e alle relazioni sociali di base.
Dobbiamo imparare dai movimenti storici, ponendo attenzione alle loro interpretazioni, trovando un modo per integrarli nel giorno d’oggi, imparando a rapportarci e trattando con loro. Se osserveremo con attenzione il mondo contemporaneo saremo in grado di identificare numerosi processi politici e sociali che sono in qualche modo collegati alla nostra riflessione sul passato, che hanno caratteri molto simili, e molto spesso hanno un’influenza anche potenzialmente distruttiva sulla nostra vita. Sono dunque sicuro che gli artisti invitati a partecipare alla mostra siano completamente concentrati sulla rappresentazione simbolica della storia e la sua applicazione alla nostra situazione attuale.

L’arte è anche uno strumento di sviluppo sociale e pacificazione, trovi in questo senso un impegno comune agli artisti presenti alla mostra?

Michal: Come dicevo, gli artisti sono impegnati in una riflessione sul passato, e in una tradizione delle memorie private e collettive nelle nostre vite, nel rispetto dell’altro. Le loro opere rappresentano aspetti differenti dello sviluppo politico e sociale di tre regioni accomunate da processi storici drammatici, occorsi durante il Ventesimo Secolo. I protagonisti di questa mostra ci svelano nuove prospettive su come traslare le nostre esperienze passate nel tempo attuale, secondo le basilari regole etiche e sociali che sono necessarie ad una pacifica condivisione del nostro mondo.Michaela Thelenová, At the End of the World, 2014Pensi che il benessere delle zone di confine possa distrarre da un’analisi sulle origini e le peculiarità dei gruppi etnici che si trovano a convivere?

Camilla: Nel caso del Trentino-Alto Adige assolutamente sì. Infatti il lavoro degli artisti della nostra regione si esprime in senso più poetico che prettamente politico. Le esperienze artistiche più interessanti dei nostri tempi attingono solo in piccola parte al passato, sono orientate soprattutto al futuro e a un linguaggio di tipo universale, che mira a coinvolgere in senso estetico. Il politico appartiene a due generazioni artistiche precedenti rispetto a quella attuale. Eppure, di questioni spinose da affrontare ce ne sarebbero, eccome. D’altro canto, vige un’omertà preoccupante. Si promuove la convivenza e l’integrazione, chiudendo gli occhi su situazioni e problematiche che invece esistono e si manifestano anche nella vita di tutti i giorni. Per affrontare questo tipo di argomenti occorre la volontà, ma soprattutto il coraggio.

Foto:
1) Michael Fliri, Where do I end and the world begins, courtesy of Galleria Raffaella Cortese, Milano. Foto: Rafael Kroetz.

2) Zdena Kolečková, Signature Under the Contract (Istria, Südtirol, Sudetenland), 2016
3) Michaela Thelenová, At the End of the World, 2014

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.

Archive > Visual Arts