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August 26, 2016

Hannes Gamper: sulle ali della creatività

Mauro Sperandio

Pensiero lucido, presente all’oggi, proiettato al futuro, Hannes Gamper esprime il suo sentire nei gioielli che disegna e nelle opere d’arte che realizza. Se per gli uccelli non è possibile volare con una sola ala, per presentare Hannes non è possibile separare l’artista dal designer.

Designer di gioielli, artista “multimateriale” e anche multimediale. Possiamo definirti poliedrico?

L’arte, il lavoro e la famiglia sono attività che convivono nella stessa persona, nel tempo di una stessa giornata e anche nello stesso spazio. I nostri tempi e le nostre vite sono essi stessi caratterizzati dalla perdita di stabilità e definizioni nette. Pensa alla musica, ci sono cantanti che lavorano al top per cinque anni e poi cambiano completamente mestiere, oppure, e più banalmente, pensa alle varie finestre che ti investono quando accendi il computer. La stessa lettura, qualsiasi sia l’argomento, è diventata più rapida e i contenuti sono pensati per questo tipo di fruizione “mordi e fuggi”, che è necessaria in un mondo in cui succede tutto contemporaneamente.

Parliamo di spazi infinitamente grandi, come quelli del web.

Il mio approccio con il web risale ai tempi dell’Accademia, a Monaco. Come artisti, già nel 1999, dopo quattro anni dall’apertura del web, ci siamo detti che anche quello era uno spazio, con delle porte che si potevano chiudere grazie a password. Quel luogo immateriale ci interessava tanto quanto quello fisico e tridimensionale. La prima sfida che mi sono posto è stata quella di trovare quali fossero i confini di quello spazio; per fare ciò, ho ideato il progetto www.hotel-president.de . Ho scelto un tema – quello dell’hotel, appunto – noto in tutto il mondo, caratterizzato da luoghi chiusi e “personali”, come le stanze, e da spazi comuni, come i ristoranti, il bar e la reception. A questa struttura nota ho accostato gli spazi del web, luogo immateriale che si modula in sottospazi accessibili a seconda della funzione e degli interessi.

Come ha acquisito fisicità, ovvero, come si è concretizzato questo progetto?

Ho realizzato sei installazioni, che rappresentassero gli ambienti tipici dell’hotel, ma non ho mai voluto realizzare una mostra che raccogliesse questi simulacri, preferendo posizionarli in luoghi reali. Solo il catalogo “Inventar”, inventario, e il sito internet www.hotel-president.de permettono di vedere tutto il lavoro nella sua complessità. Molti artisti hanno usato fin da subito il web come un catalogo per le proprie opere, un raccoglitore di foto delle proprie opere. A mio modo di vedere questa non era la via giusta per usare lo spazio del web, che può anche essere uno spazio creativo. Ora le cose sono cambiate e l’uso del web e dell’infinità di collegamenti che lo caratterizzano è diventato elemento quotidiano e onnipresente nella nostra vita. Questa presenza ormai normale rischia però di essere pericolosa, quando si sottovaluta la componenente invisibile di questa infinità di collegamenti e informazioni e la loro capacità di influenzarci.

Credi che gli attuali meccanismi sottesi al funzionamento della rete possano influenzare il processo artistico?

Ho coniato il concetto di “Kreativ Emotionales Web” per riferirmi a quello che al web ormai manca, ovvero la capacità di creare ed emozionare. I criteri recentemente stabiliti da Google limitano di molto lo spazio di azione per chi lavora con la creatività. I testi pubblicati in internet sono un polpettone indigeribile, fatto solo per essere indicizzato e trovato dai motori di ricerca. Le regole del SEO sono universalmente accettate e i creativi si trovano fortemente limitati. Non è possibile credere che questo fenomeno, e l’impoverimento che sta causando, non influenzerà i giovani del futuro e la loro capacità di descrivere e comprendere. A differenza di molte professioni, che beneficiano di queste sintesi, il lavoro dell’artista si basa sull’analisi di un tema e lo svelamento dei tanti aspetti che lo costituiscono: dalla sintesi alle tesi.

Dagli infiniti spazi del web passiamo alle piccole dimensioni della gioielleria…

Se come artista devo aver la capacità di cogliere i cambiamenti in corso nella nostra società, come designer devo comprendere e interpretare le tendenze della moda, disegnando ora i gioielli che si indosseranno l’anno prossimo. Ogni anno disegno ben due collezioni, quante quelle della moda, che dovranno essere attuali in un mondo che va dall’haute couture ad H&M.
Specialmente nei gioielli più importanti, la gente cerca un design attuale, ma anche una sorta di classicità, che renda il gioiello senza tempo. Mi è capitato di lavorare per il vescovo Ivo Muser e per l’abbazia di Novacella e anche lì ho potuto sempre mettere un tocco di modernità. Non voglio mai fare una cosa “vecchia”, non sono la persona giusta per fare gioielli antichi.
Nel laboratorio di Tiroler Goldschmied utilizziamo i materiali e le tecniche più moderne, come i disegni in 3D con il computer, tagli ed incisioni col laser, per proporre creazioni uniche ed attuali.
I miei clienti mediorientali mi chiedono oggetti che non trovano nei loro Paesi, con un design moderno; non vogliono oggetti simili a quelli tradizionali o dei loro nonni.

Immagino che i budget dei clienti arabi siano diversi da quelli dei comuni clienti europei. Come si riverbera sul tuo lavoro questa maggiore disponibilità economica del cliente?

E’ sempre stimolante lavorare con clienti simili, per la diversità di esigenze – spesso dettate dalla loro cultura -, che propongono nuove sfide, e non tanto per il valore in sè dell’opera; alla fine, -sia come designer che come artista- non è quello che principalmente mi interessa. Un padre mi ha chiesto di fare un gioiello con un sassolino trovato dalla figlia nel Passirio: quella, per loro, era la pietra più preziosa. Il mio lavoro è consistito nel creare un anello che esaltasse il sassolino e la personalità di chi lo avrebbe indossato, indipendentemente dal suo costo.

Una sfida analoga la pone realizzare un’opera per uno spazio che non è naturalmente vocato all’arte, come una piazza. In questo caso l’obiettivo consiste nel dare uno spunto alla gente che, passeggiando, si trova davanti all’opera d’arte, affinchè pensi, discuta, rimanga eventualmente anche turbata. Credo che ultimamente l’arte sia diventata troppo diplomatica e compiacente nei confronti del mercato, le opere sono spesso realizzate per essere vendute e non per far discutere.

Artista e designer di gioielli: come si amministra una creatività che può realizzarsi in due ambiti diversi?

Disegno gioielli per il mondo arabo e per le nostre collezioni. Ho recentemente realizzato una mostra, intitolata Frontline, sul tema attuale di profughi e migranti: il nesso tra tutte le mie attività sta nel fatto che tutti i miei lavori riguardano le persone e le loro storie. Il rapporto con queste persone avviene con la mia sensibilità di uomo, che è una sola. I materiali che impiego, che si tratti di oro o di legno, non mi interessano per il loro valore economico.

Hai parlato di come sia necessario che l’arte stimoli il pensiero, credi che l’artista abbia doveri di tipo civile?

Sì. Frontline, ad esempio, è nata dall’esigenza di affrontare un tema, quello di un’immigrazione così massiccia, che ci ha trovati impreparati. Quali cambiamenti avrebbe portato l’arrivo di queste persone? Durante la mostra ho incontrato numerose scolaresche e questo mi ha permesso un contatto diretto con le idee e i preconcetti di questi ragazzi. In quei momenti, il mio dovere sociale e civile di artista si fa concreto e il mio impegno necessario.

Abbiamo parlato di rete, connessioni e intrecci. Spiegami un po’ come la gioielleria e il design incontrano la falconeria…

I cappucci per i falchi sono nati quasi per gioco. Negli Emirati Arabi, dove la falconeria conta moltissimi appassionati, capita che, alle fiere a cui partecipiamo  con i nostri gioielli, vengano esposti rapaci molto costosi, che solitamente vengono tenuti al buio con dei copricapi di pelle o cuoio. In occasione di uno di questi eventi, quasi per scherzo, ho detto ad alcuni falconieri: << Degli uccelli così belli e preziosi è giusto che abbiano dei cappucci degni del loro prezzo, magari con delle pietre preziose!>>. La mia proposta è stata accolta con favore, dando inizio allo studio di come questi “cappucci-gioiello” potevano essere realizzati, cercando un design e forma piacevole e rispettoso dell’animale.
Di lì a poco, ho partecipato alla più importante fiera della falconeria mondiale, che si svolge ad Abu Dhabi, avendo così la possibilità di incontrare alcuni sceicchi, con cui difficilmente sarei potuto venire in contatto.
Ancora una questione di reti, network, direi.

Foto: Hannes Gamper

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