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June 18, 2016

BITTER: quando il design incontra il giornalismo (e i bagel)

Claudia Gelati
Bitter è la neonata rivista, nata da uno dei progetti di comunicazione visiva presentati nel corso del semestre estivo dalla facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano. Verrà presentata ufficialmente lunedì, 20 giugno alle ore 19 presso Delicious, tra chiacchiere giornalistiche, famosi Delicious-bagel e la musica di Dj Veloziped, alias Walter Garber, noto dj Südtirolese. Per voi, qualche anticipazione e curiosità sul nuovo idolo pop, dal gusto vagamente amaro: Bitter. Quattro chiacchiere con i giovani redattori, nel loro colorato atelier. 

 

Come scriveva già l’amico Josef un anno fa, Bolzano non nè Milano né Berlino, ma nel suo piccolo si difende bene a colpi di moda e design. Centrale in quest’opera di difesa è il ruolo della Facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano, quel cubo bianco e blu che sorge in centro, e da qualche anno a questa parte regala alla città designer tradizionalmente unconventional. Come tutte le università, anche tra le mura della facoltà di design, l’anno accademico si divide in due semestri, che si aprono con l’Asta dei Progetti, occasione in cui i docenti coordinatori presentano “le missioni” annuali, sia di grafica che di prodotto. Uno dei progetti di questo semestre è appunto Bolzanopoli, il progenitore, il nome originario di Bitter, oggetto-soggetto delle nostre avide chiacchiere. Lo scopo di Bolzanopoli, coordinato dai docenti Giorgio Camuffo, Gianluca Seta e Hans Höger, era  quello di creare un magazine, una rivista su Bolzano per i Bolzanini.
E qui sono già fuochi d’artificio… l’idea fa subito il giro dell’università ed entusiasma un po’ tutti. Ok, facciamo una rivista. Ma da dove si parte?
E’ stata proprio questa la prima domanda che ho rivolto ai miei  colleghi designer, riuniti un mercoledì mattina nel loro coloratissimo atelier, in trepidante attesa per le copie in arrivo, tra menabò alle pareti, prove di copertina, laptop e risate.  unibz magazine Bitter

Realizzare un magazine sulla città di Bolzano è stato la sfida ardita di questo gruppo di progetto, composto da molti studenti al primo anno della facoltà, proprio come me: estranei al mondo dell’editorial design, quanto a quello del giornalismo. Da dove si inizia dunque? 
Non giriamoci troppo intorno: il primo step è sicuramente la ricerca, il brainstorming su posti e personaggi cult di Bolzano, secondo gli studenti. 
Penna alla mano e post-it alla parete, per visualizzare i papabili temi e scegliere quali affrontare e come trattarli graficamente, ecco quindi che un atelier di design diventa anche una redazione. Piccoli gruppi di lavoro, giusto due-tre persone per dividersi i compiti e organizzare le idee, gli spostamenti e la mole di lavoro. Workshop con Graphic Designer e giornalisti e un viaggio di formazione ad Amsterdam, per scoprire i trucchi del mestiere.
Ad Amsterdam, per drogarsi solo di riviste cult, inesauribile fonte di ispirazione. 
Nel corso del semestre, sono state affrontate non solo le modalità dello story telling – dall’intervista, all’articolo grafico, passando per la storia –, bensì anche questioni tecniche come il formato 17×24. Non perchè ci piace ed è maneggevole, bensì perché è quello più che rende di più, partendo dal tradizionale foglio macchina 70×100. Da bravi aspiranti designer, si deve necessariamente considerare dettagli e limiti tecnici, ed agire di conseguenza, maneggiando costi e slang editoriale.

Entrando più nello specifico, la scelta del nome per la testata: Bitter, che sia in tedesco che in inglese significa amaro. Un amaro, che è forse più un agrodolce, perché al suo interno fa capolino un “Bitte”, un prego accomodante e corale, che mitiga l’irriverenza e la volontà iniziale di raccontare anche i retroscena amari di una città multietnica, multiculturale, multilingue. 
Bitter come invito ironico a guardare la città così come essa a noi si presenta: con autenticità, oggettivamente, accantonando stereotipi e perbenismo preconfezionato, che negli ultimi tempi va molto di moda. E, se ve lo state chiedendo, vi spieghiamo che la famosa erre, va pronunciata bene: raccogliete le forze e schiaritevi la voce, perché la erre di Bitter sale su per la gola e si fa sentire forte e chiara, con un’urgenza creativa, che fa tremare le pareti interne del nostro essere. 

Knödelweg Bitter magazine unibz 

Bitter è una rivista liquida che si adatta alle circostanze, riportando solo fatti e parole, senza lasciare spazio alla eventuale soggettività dei giornalisti, talvolta fuorviante o troppo caratterizzante. Bitter come un big-eye sulla ordinata matassa bolzanina. 
Il punto di vista e il gusto personale dei nostri eroi-designer-giornalisti emerge solo ed esclusivamente dallo stile grafico e concettuale degli articoli ed inserti proposti. 
Bitter è un amaro dolcemente pop. Sì, perché di Pop si tratta. Bitter è una rivista per il popolo, per la gente, per tutti i bolzanini: dal designer hipster con le calze a pois, alla bianca signora con relativo cane a spasso per il Talvera, passando per il musicista, la bambina altoatesina, il mangiatore seriale di canederli-knödel e te, curiosone che stai leggendo. 
Un taglio Pop che si riflette sulla copertina, che noi di franz vi regaliamo in anteprima. 
Le prove per l’immagine di copertina sono state tantissime, idee sopra idee, tutte molto valide, ma che non rappresentavano a pieno la città, e non rendevano appetibile la rivista per un Bolzanino Doc. Chi si poteva mettere in copertina allora se non il Walther, che da duecento anni se ne sta in piedi, serio e senza sorridere, nella pizza principale? Il suggerimento, in questo caso, viene dall’unico Bolzanino del progetto. Il Walther da prendere scherzosamente in giro, come un amico di vecchia data, di quelli che con il tempo, possono solo migliorare. E migliorarci. Un po’ come si dice del vino. Questo Walther-pop identifica la città e anche l’approccio scherzoso degli studenti.
Insomma i ragazzi in questione hanno le idee chiare: “Noi non volevamo fare una rivista per grafici hipster, ma una rivista per tutti i Bolzanini”. Anche se tra gli articoli, di pagine con grafiche hipster ne compaiono diverse…

Altro aspetto da notare è che il lavoro di questi ragazzi è stato svolto anche sul campo: solo 1/3 in redazione, il resto tra la gente, faccia a faccia, per raccontare autenticamente. Ritagliare ogni momento a disposizione, rifare una foto decine di volte, a stretto contatto con le persone. Chiedere. Mettersi in gioco. Rischiare e prendersi responsabilità. Lavoro di squadra. Bandita la mera ricerca online. Perché a quelli di Bitter interessano le storie e le persone, dal mainstream all’underground, ben lungi dalla informazione base informatizzata, trita e ritrita.
Uno degli articoli che ha riscosso più successo e di cui si è parlato molto è quello sui volontari che operano alla stazione ferroviaria di Binario 1, che comparirà anche su Accademia, la rivista universitaria. E’ stato scoperto che sulla divisa di questi volontari c’è una traduzione falsa, errata: dal tedesco “edworker” (?) all’arabo “bagnino”. Questo è stato ritenuto molto interessante ed è stata creata una metafora visiva: bagnini di terra che aiutano ad attraversare il mare di binari. La cosa bella di questo articolo, ma in generale di tutta la rivista, è il contatto diretto, il gesto e lo sforzo di entrare nelle situazioni, per capirle realmente e trasmetterle al meglio ai futuri lettori. I creatori dell’articolo riferiscono che è stato piacevole entrare in questa realtà, a stretto contatto con volontari e profughi; conoscere nuove situazioni e appassionarsi ogni giorno di più, con entusiasmo. 

Bitter magazine unibz Bozner K 

Perché il design è, forse, anche questo. Il design è democratico, ascolta e parla con tutti, filtra con occhi attenti e cuore aperto; elabora concetti visivi che esprimano al meglio l’universalità sia dei temi più alti, che di quelli più frivoli. Design come attitudine stellare, segni da cogliere, interpretare e restituire al mondo. 
Un altro articolo che cattura la mia attenzione riguarda il Centro Cechi di Bolzano: trascrizione di un’intervista con alcune persone non-vedenti bolzanine, accanto alla quale compaiono i ritratti dei protagonisti, con il viso mascherato. Viso che diventa una tela su cui accostare, come in un collage, frammenti del mondo che vorrebbero vedere, se solo potessero. Il titolo dell’articolo è “Gente della Nebbia” perché, contrariamente a quanto si pensa, la maggior parte dei ciechi non vede nero, bensì bianco; un bianco assoluto, proprio come se si trattasse della nebbia padana. L’articolo stesso è visibilmente invisibile, poiché scritto utilizzando solo nero al 20%.  
Bitter è dunque una vera e propria rivista,con tutto quel che serve: dagli argomenti più densi ad altri più frizzanti e spensierati, passando per i giochi, il comic su un Ötzi spaesato nella società di oggi e i recenti fatti di cronaca bolzanina, per concludere in bellezza con un oroscopo molto particolare. 

 oroscopoo Bitter magazine unibz

Chiedo al volo quali sono stati gli aspetti più belli di Bitter, prima di liberare i miei interlocutori e permettergli di tornare al lavoro. Le risposte più gettonate sono state sicuramente il grande lavoro di squadra, impegnativo ma che si fa con piacere; il poter imparare qualcosa di nuovo ogni giorno e, per i numerosi non-bolzanini, la possibilità di conoscere la realtà di quella che ora si chiama anche casa. 
La redazione di Bitter manda un saluto a franzmagazine, che viene visto come il cugino simpatico, quello grande di cui leggere le avventure e da cui attingere briciole di ispirazione. Il cugino #morethanapplesandcows. Oi, franz! 
Quindi, in coda all’articolo, il reminder è d’obbligo: Lunedì, 20 giugno dalle ore 19 Bitter verrà ufficialmente presentato presso Delicious, locale emergente nel cuore di Bolzano, a due passi dal Talvera, impossibile da non notare.  Innovativo e friendly a colpi di Bagel e Waffel, amante del vintage, ma dal cuore pop e urbano, che ben si associa alla gente di Bitter. Chiacchiere giornalistiche, ricco buffet, musica: impossibile mancare!!!
Achtung, Achtung, però … Occorre studiare bene per la pronuncia di Bitter, un bel respiro e fuori la “erre” che tanto ci piace. Non è semplice, ma non arrendetevi, lunedì sarete prontissimi per l’interrog-inaugurazione. Da dieci …. Bagel, mica voti. Of course!

La redazione di Bitter è composta da: Federica Simioni, Susan Joy Guidi, Federico Bergonzini, Sophie Bösker, Yara Jakobs, Martina Soffritti, Matteo Camarca, Daria Kutnetsova, Annapaola Spiller, Daria Costantini, Silvia Maranzan, Florian Telser, Irene Dalvai, Anna Rybalko, Riccardo Volpe, Evangelina Belén Frate, Vittoria Salvador, Justina Zdanoviciute, Laura Gämmerler e Clara Sestini che per voi sono stati anche grafici,designer, clienti, persone che scendono di notte dal treno per perdersi nel notturno, volontari, astrologi, giornalisti, profughi, ciechi, parrucchieri, avventurieri, bagnini, PR, studenti. Esausti. Oberati. Felici. 

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