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June 17, 2016

Il museo come luogo di scambio sociale. Un’intervista con Martina Bagnoli

Allegra Baggio Corradi

Più di 1200 sono stati i candidati per le venti posizioni dirigenziali messe a disposizione e pubblicizzate all’estero tramite inserzioni sull’Economist, dal Ministero dei Beni Culturali italiano lo scorso anno. Fonte di accesi dibattiti pubblici che hanno valso aspre critiche al Ministro Franceschini, le candidature definitive hanno incluso sette stranieri e una parità di dieci uomini e dieci donne che attualmente dirigono istituzioni culturali tra le più rilevanti d’Italia. Tra loro c’è Martina Bagnoli, nata a Bolzano nel 1965, storica dell’arte laureata a Cambridge che dal 1998 al 2015 ha lavorato negli Stati Uniti. In seguito al dottorato ottenuto presso la John Hopkins University di Baltimora, Martina Bagnoli è stata curatrice del dipartimento di Arte e Manoscritti Medioevali al Walters Art Museum di Washington per dodici anni. Attualmente è direttrice delle Gallerie Estensi di Modena e Ferrara. L’abbiamo intervistata per conoscere il suo ruolo di mediatrice culturale tra istituzioni e pubblico. 

Di nascita Lei è bolzanina. Ha ancora legami con l’Alto Adige?

Io sono nata a Bolzano, ma non ho mai vissuto in questa città. Già da bambina mi sono trasferita in Toscana per poi proseguire il mio percorso di studi in Svizzera, Inghilterra e infine negli Stati Uniti. A Bolzano, però, vive ancora parte della mia famiglia dunque ci torno spesso per visitare i miei parenti. Direi che Bolzano è il luogo dove ho trascorso le mie vacanze.

Cosa esattamente l’ha spinta a tornare in Italia dopo quasi un ventennio trascorso negli Stati Uniti?

Quando sono venuta a conoscenza del concorso indetto dal Ministero dei Beni Artistici mi sono candidata con l’obiettivo di poter dare un contributo al mio paese. Sono stata sorpresa io stessa del risultato ottenuto, del quale sono molto soddisfatta.

8Quale è la sua posizione rispetto alle polemiche insorte in seguito alla nomina di direttori stranieri presso istituzioni italiane?

Trovo che le polemiche siano state fuori luogo perché in contraddizione con la prassi anche commuovente alle volte, del nostro paese di celebrare gli italiani che ottengono successi all’estero. Il discorso vale naturalmente anche al contrario per cui se uno straniero ottiene una posizione di rilievo all’interno di istituzioni italiane non è sicuramente un problema dato che lo stesso avviene per italiani che occupano simili cariche all’estero. E’ il mondo che funziona in questo modo ed è giusto che sia così. Ciò che mi ha lasciata maggiormente interdetta, tuttavia, sono state le polemiche circa le competenze dei direttori stranieri nominati che non avrebbero, a parer mio, avuto motivo di esistere.

Quali sono state le differenze che ha potuto riscontrare dall’inizio del suo mandato a Modena rispetto alla gestione curatoriale, burocratica ed economica che ha conosciuto nei musei statunitensi presso i quali ha lavorato?

La differenza principale tra istituzioni italiane e statunitensi risiede nel fatto che le prime sono concentrate su loro stesse mentre le seconde sono votate agli interessi e le richieste del pubblico. Musei nazionali come le Gallerie Estensi di Modena, Ferrara e Sassuolo  sono a lungo stati un prolungamento degli uffici della soprintendenza per cui erano votati più al servizio di tutela che ai bisogni del pubblico.

Inoltre l’organizzazione centralizzata del ministero, rendeva talvolta complicato comunicare o creare partnership con enti diversi. La nuova riforma in questo senso aiuta i musei a creare un sistema di rapporti che permette di creare sinergie mirate alla creazione di un offerta culturale basata sui reali bisogni del pubblico.

Il mio obiettivo come direttrice dei Musei Estensi è, infatti, quello di riuscirea comunicare ad un pubblico il più ampio possibile il contenuto delle nostre collezioni.

La mia idea di museo è quella di un luogo di scambio sociale in cui non si venga a contemplare le opere, ma ad incontrare altre persone, condividere con esse il proprio tempo, le proprie opinioni e scoprire nuovi interessi. Dall’inizio del mio mandato qui a Modena ho già avviato numerosi progetti tra cui concerti lirici, concerti jazz e spettacoli teatrali che hanno registrato un’ottima affluenza.

Quello dei Musei Estensi è un caso particolare poiché le sue collezioni testimoniano del gusto di un’unica famiglia nel corso dei secoli. Come si è evoluto nel tempo il rapporto tra collezionismo privato e istituzioni pubbliche?

Nel caso specifico di Modena, se un tempo le collezioni appartenevano ad un privato –la famiglia Este- ora sono un bene dei cittadini prima ancora che dello stato. A livello generale, invece, in Italia i rapporti tra privati e musei nazionali si sono interrotti allo scadere dell’Ottocento quando si è, invece, rafforzata la sinergia tra privati e istituzioni civiche. Numerosi collezionisti hanno donato le loro collezioni a musei locali che ancora oggi detengono opere di notevole prestigio.

GF_262282All’estero, tuttavia, spesso sono i privati ad essere tra i principali sostenitori di istituzioni pubbliche. In che modo si potrebbero indurre i privati a finanziare delle istituzioni pubbliche in Italia?

All’estero il rapporto tra privato e pubblico non assume le connotazioni politiche del nostro paese. Nello specifico, le donazioni con le quali i cittadini contribuiscono alla preservazione e valorizzazione di collezioni museali pubbliche sono spesso anche molto discrete, ad esempio $5 o $10 nel caso degli Stati Uniti. Ciò che conta non è la quantità della singola donazione, ma il senso di appartenenza e vicinanza alle collezioni che il singolo dimostra tramite il suo gesto.

In Italia, al contrario, i cittadini sentono di contribuire già a sufficienza al benessere dello stato tramite il pagamento delle imposte quindi le donazioni ai musei vengono percepite come un surplus non strettamente necessario. Inoltre, predomina il pensiero secondo il quale le donazioni ai musei debbano consistere di somme ingenti mentre come accennavo prima, si può trattare anche di cifre accessibili a tutti.

La recente introduzione dell’art bonus, infine, dovrebbe indurre soprattutto i privati a compiere delle donazioni ad istituzioni pubbliche in quanto il credito di imposta è ben del 65%.

Palazzo Ducale.Crede sia utopico rendere gratuito l’accesso ai musei in Italia?

Trovo quella dei musei gratuiti un’operazione molto interessante poiché rende accessibili a tutti le collezioni dei musei. In Italia, realisticamente credo sia improbabile che questo avvenga, in tempi brevi, ovviamente per motivi economici.

All’estero una delle pratiche più diffuse nella curatela museale è l’approccio tematico alle collezioni. Come si spiega, al contrario, la preferenza italiana per percorsi cronologici?

Purtroppo i musei italiani non sono mai stati concepiti come luoghi universali della conoscenza quanto piuttosto come le sedi di collezioni di studio. Questo ha indebolito considerevolmente la forza divulgativa delle istituzioni rispetto al contenuto delle loro collezioni che spesso non sono state comunicate al pubblico attraverso canali stimolanti e accessibili.

L’approccio tematico alle collezioni verrà presto sperimentato per alcune sale delle collezioni delle Gallerie Estensi sia a Modena che a Ferrara. A Modena ad esempio è mancato fino ad ora una spiegazione circa l’identità e la storia della famiglia che ha dato il nome alle collezioni. Per far comprendere chi fossero gli Este ricorreremo a supporti multimediali che renderanno più immediata la comprensione dei contenuti e provvederemo ad un riallestimento tematico delle opere per indurre l’esplorazione di percorsi alternativi alle collezioni che offrano un’alternativa all’approccio cronologico adottato fino ad ora.

Che consiglio darebbe ad un giovane desideroso di seguire le sue stesse orme?

E’ mia convinzione che persone esterne all’ambito culturale e museale nello specifico, sottovalutino le difficoltà esistenti nel settore. Ciò che mi sento di dire è che non esistono scorciatoie possibili perciò è necessario farsi trovare sempre pronti. Irto di difficoltà, il mondo museale è come del resto la vita, un costante esame per il quale è bene farsi trovare preparati.

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