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June 6, 2016

Il Virgolo come architettura del desiderio:
Can Altay ad ar/ge kunst + Lungomare

Allegra Baggio Corradi

Quella di Can Altay é stata una “residenza radicale”. Non perché sovversiva, ma per il suo essere stata uno scavo nelle profondità del suolo altoatesino fino alle sue insolite radici. Nel corso della sua residenza in collaborazione con Lungomare e ar/ge kunst, Altay ha tentato di comprendere i desideri disattesi della popolazione locale analizzandone i pregressi storici e sociali. Nello specifico, l’artista ha incentrato la propria ricerca sull’area del Virgolo, elemento naturale di proiezioni artificiali come quelle di natura architettonica. Il percorso di Altay si conclude dopo due anni con una mostra presso la galleria ar/ge kunst, visitabile fino al 30 luglio. La parola a Lungomare e al curatore della mostra, Emanuele Guidi, per un approfondimento. 

Quella di Can Altay è stata definita una “residenza radicale”. Cosa esattamente indica questa definizione e come si riflette nel suo lavoro durato due anni?

Lungomare: Il titolo che abbiamo voluto dare al progetto di collaborazione con ar/ge kunst che ha visto come protagonista Can Altay è “Ospitalità Radicale”. ar/ge kunst ha già sperimentato il formato della residenza, mentre per Lungomare questo progetto rappresenta il primo di una serie di esperienze di ospitalità estesa in un arco di tempo molto lungo. Per iniziare abbiamo deciso di interrogarci sull’idea stessa di accoglienza: che cosa significa per un’istituzione (due in questo caso) aprirsi alla collaborazione con figure esterne, chiedendo loro di occuparsi di temi di scottante attualità per il territorio che li ospita? Ci è sembrato coerente estendere poi la domanda dalle questioni che riguardano il ruolo delle istituzioni al contenuto stesso del progetto, e l’episodio dei senzatetto che dopo la seconda guerra mondiale trovarono rifugio nel non ancora finito tunnel del Virgolo, scoperto da Altay, ha dato inizio al lavoro. 13

Altay ha proposto una lettura degli spazi urbani come “architettura del desiderio”. Quali sono i desideri disattesi che gli altoatesini nutrono ancora oggi e non hanno ancora potuto vedere realizzati?  

Lungomare: Altay si è concentrato più sull’idea del desiderare che strettamente su quello che le diverse persone che rivolgono il loro sguardo verso il Virgolo desiderano. La sua attenzione si concentra quindi sulla stratificazione di desideri, anche molto diversi tra loro e sulle tensioni che l’accumularsi di sogni e aspirazioni può generare. E così nella sezione della mostra dedicata al “landscape of desire” egli descrive tanto le azioni non autorizzate che oggi si svolgono sul Virgolo, quanto la volontà di alcuni che la montagna ritorni ai suoi antichi fasti, l’ambizione dei suoi abitanti di avere un collegamento migliore e la speranza di alcuni che vedono nei nuovi interventi una possibile fonte di guadagno. 

Il VFI é un’istituzione immaginaria, ma fortemente legata alla realtà urbana altoatesina. E’ ancora possibile oggi che la “finzione” dell’arte riesca ad incidere sulla vita reale cambiandola in meglio, anche dal punto di vista politico e sociale?

Lungomare: Forse l’arte non è in grado di cambiare la realtà, ma la sua capacità di mettere in luce fenomeni e problematiche (anche di tipo politico e sociale) va certo ben oltre la “finzione”.

Altay avrà sicuramente analizzato la  natura sociale, politica e culturale dell’Alto Adige in maniera approfondita, magari confrontandola con quella del suo paese di origine, la Turchia. Sono emerse osservazioni sulla somiglianza e differenza tra le due realtà?

E’ importante sottolineare che uno degli aspetti centrali nel progetto di residenza é proprio far sì che un’artista arrivi a Bolzano e si confronti con il territorio a partire da un punto di vista culturale sicuramente diverso. Non esiste un reale confronto, ma la lettura che Altay è stato in grado di dare dell’Alto Adige è, come la definisce lui stesso, “obliqua”, e quindi tutto quello che è in mostra oggi è stato filtrato attraverso quelli che sono interessi verso questioni che trascendono il “locale”.  Si trovano, infatti, riferimenti a fatti avvenuti in Turchia, Romania, e attraverso la pubblicazione “Ahali”, anche in molte altre parti del mondo. Questo non con l´intenzione di creare un confronto diretto, ma per posizionare questioni che riguardano Bolzano all´interno di una geografia più ampia e quindi osservabile da molteplici prospettive.

Ar/Ge Kunst, Bolzano, Bozen, VFI – VIRGOLO FUTURE INSTITUTE, Can AltayCome si sviluppa la mostra all’interno degli spazi di ar/ge kunst?

La mostra si divide in due momenti principali: la prima stanza ospita e raccoglie una struttura che opera sia come scultura che come display, dove materiali raccolti durante la residenza sono stati ri-assemblati per formare un punto di vista piuttosto preciso dell’artista. È una sorta di “storiografia” del Virgolo. Altay ha voluto mettere in mostra quelle che sono state le numerose storie legate alla montagna dai primi del ‘900, periodo segnato dai tentativi di renderla una meta turistica, fino alla distruzione della funicolare durante la seconda Guerra Mondiale passando per le vicende che hanno segnato la vita degli abitanti sfollati che abitarono il tunnel del Virgolo ancora in costruzione al termine del secondo conflitto mondiale (fatto dal quale è iniziata la ricerca dell’artista) e una serie di esempi tratti da episodi accaduti in altri paesi in cui, ad esempio, un’infrastruttura era stata adibita a “rifugio”. Questo ultimo punto è centrale anche per riflettere sull’attuale questione dei migranti ripensando il “confine” in termini paralleli.

Sempre nella prima stanza, Altay ha dato molto spazio anche alla figura di Alexander Langer. A partire dal suo ABCdario, e dalla notizia che Langer organizzava delle riunioni sul Virgolo, Can Altay ha definito una sua “proposta” per il futuro di questa montagna (da qui il nome della mostra) che consiste nel ribattezzare un’area specifica con il nome di “Langerhof” ripensandola come “bene comune” della città.

La seconda stanza si sviluppa, invece, intorno al progetto editoriale di Altay, chiamato “Ahali”, una pubblicazione nata nel 2007 ideata dall’artista con contributi sempre nuovi. Il pubblico è invitato a comporre la propria pubblicazione a partire da una serie di capitoli esposti in galleria.

Nel corso della mostra sette nuovi contributi saranno prodotti per Bolzano e stiamo pensando anche ad una serie di lanci pubblicitari dunque, stay tuned!

Ar/Ge Kunst, Bolzano, Bozen, VFI – VIRGOLO FUTURE INSTITUTE, Can AltayL’attuale mostra presso ar/ge kunst conclude la residenza dell’artista turco. Quale é il bilancio finale di questa collaborazione?

Dal punto di vista istituzionale, sono molto contento della collaborazione con Lungomare. La vicinanza delle nostre istituzioni in relazione a differenti pratiche ed interessi é molto importante sotto il profilo politico-culturale in quanto contribuisce, attraverso la nostra unione, a fornire un servizio alla città intera sensibilizzando i cittadini ad un argomento di interesse collettivo.

Per quanto riguarda Altay, siamo soddisfatti delle riflessioni che ha sviluppato. Emergono chiaramente dei limiti legati alla durata della residenza. Un anno e mezzo è un lasso di tempo breve e i mezzi a disposizione non sono, purtroppo, sempre sufficienti a sostenere un percorso di così lunga durata. Sono sorte, infatti, questioni legate all’ospitalità che per istituzioni medio-piccole come ar/ge kunst e Lungomare sono problematiche. Bolzano è una città a “vocazione turistica” e questo fa si che i costi di viaggio e alloggio siano molto alti e diventino il primo grande ostacolo in un progetto di residenza.

Lungomare e noi di ar/ge kunst crediamo, tuttavia, fermamente nell’importanza di queste pratiche di accoglienza e ricerca di lunga durata dunque proseguiremo il nostro cammino nella speranza di ricevere un supporto da parte della politica.

Images 1–2
Can Altay, VFI, Virgolo Future Institute, Installation View , © ar/ge kunst Lungomare, Bozen. Photo aneres, 2016

Images 3–4
Can Altay, VFI, Virgolo Future Institute, Installation View , © ar/ge kunst Lungomare, Bozen. Photo Tiberio Sorvillo, 2016

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