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April 11, 2016
Ciliegie: parole d’autore con Karl Unterfrauner
Mauro Sperandio
Karl Unterfrauner – meranese di nascita, bolzanino d’adozione – fotografa una “flora migrante”, piante d’altrove che hanno trovato casa nel territorio altoatesino. Un sistema naturalissimo che nel suo rinnovato mostrarsi rivela l’invadenza della specie umana.
La prima domanda non è mia, ma di Christian Reisigl, che mi ha suggerito di intervistarti. Christian dice:
Karl, was ist Natur für dich? In italiano: che cosa è, cosa rappresenta per te la natura?
Per me la natura è un luogo di esperienze e fonte di ispirazione.Il tuo lavoro intitolato Neophyten ha come soggetto piante non autoctone, varietà che proliferano nel nostro territorio. Come nasce questo interesse?
Per caso. Tempo fa esploravo fotograficamente la fauna che cresce in situazioni estreme, nel buio e all’asciutto sotto i ponti stradali. Proprio sotto questi ponti autostradali ho trovato delle piante sconosciute e così è iniziato l’interesse per questo fenomeno.
Potremmo definire queste piante come “migranti” o “colonizzatrici”. La storia del Sud Tirolo è caratterizzata dall’essere zona di passaggio, frontiera e tragicamente di conquista. C’è un parallelisimo concettuale tra le neofite e la vita di questa regione?
Sicuramente, infatti, lungo il trafficato asse autostradale e ferroviario del Brennero, ho trovato tantissima fauna neofita e comunque il fenomeno è presente in analoghe situazioni su tutto il continente.
Cespugli, macchie, aree verdi popolate da piante differenti. Cosa si trova negli scenari delle tue fotografie?
Neophyten è un progetto fotografico sulla botanica contemporanea, che ha come protagonista la pianta neofita e nello stesso tempo documenta i cambiamenti nella natura a causa della globalizzazione.
Tanto i boschi quanto i prati sembrerebbero luoghi di pace ed armonia: è davvero così?
Io penso di sì, finche c’è un minimo d’equilibrio tra uomo e natura non c’è motivo di preoccupazione.
Le cose, però, cambiano radicalmente quando la natura viene sacrificata per gli interessi economici delle multinazionali e degli speculatori. Se lo studio di un fotografo che si occupa di ritratti può assomigliare a quello di un pittore, a cosa assomiglia quello di un fotografo che ha i propri soggetti fuori casa?
A quello di un reporter che cattura fotograficamente i lenti mutamenti della natura.
Immagino che il tuo lavoro non sia scindibile da un’approfondita conoscenza della botanica. Sulla scorta di quanto appreso, credi che ci sia una varietà vegetale in cui ti ritrovi? Quali le caratteristiche di questa pianta?
Una pianta comune, che cresce ovunque.
Qual è l’habitat ideale per Karl Unterfrauner?
Un luogo vicino al fiume, con tanta biodiversità. C’è qualche specie di umani che consideri infestante, antagonista, urticante o, più genericamente, sgradevole?
Una specie sgradevole, ma diffusa, penso sia quella costituita dalle persone affamate di potere e denaro, che agiscono senza scrupoli e senza etica.
C’è un artista sudtirolese che mi consiglieresti per una prossima intervista?
Sì. Sonia Leimer, un’artista sudtirolese che vive in Austria.
Cosa chiederesti a Sonia?
Che ruolo riveste la casualità nel tuo lavoro? Welche Rolle spielt der Zufall in deiner Arbeit?
Giovedì 14 aprile alle ore 19:00, alla galleria Le carceri di Caldaro, Karl Unterfrauner e il pittore Kai Helmstetter inaugurano la mostra Rendezvous im Niemandsland. Orari di apertura: 15.4–15.5.2016, martedì–domenica, ore 10.30–12, 17–19.
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