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April 5, 2016

L’italia delle donne:
la parola a Alida Ardemagni

Mauro Sperandio
In occasione della presentazione a Merano del suo "L'Italia delle donne", abbiamo incontrato Alida Ardemagni. Con lei abbiamo parlato di donne, emancipazione, illustri e coraggiosi esempi.

Fino al 30 settembre, il Museo delle Donne di Merano ospita Vite guadagnate -nuove età delle donne”    un’interessante, direi anche “razionalmente necessaria”, mostra sulle prospettive che l’innalzamento della vita media ha svelato. Tra gli eventi programmati durante la mostra, mercoledì 6 aprile è prevista la presentazione de “L’italia delle donne – Spunti di viaggio alla scoperta del lato femminile del nostro paese”. All’autrice, Alida Ardemagni, abbiamo chiesto di guidarci tra le illustri figure femminili del passato e del presente e di darci le coordinate per un futuro più coraggiosamente equo.

L’uso delle nuove tecnologie d’informazione e la velocità dei collegamenti se da un lato hanno riformulato il concetto di distanza, dall’altro hanno creato uno scollamento tra persone e luoghi. In che modo il suo lavoro può invitare alla riscoperta del nostro “habitat”?

Sono laureata in geografia umana e ho insegnato questa splendida e bistrattata disciplina per oltre vent’anni nelle scuole superiori; l’ho poi divulgata, scrivendo libri di testo, guide turistiche ed enciclopedie geografiche. Questo mio vissuto professionale mi porta a credere che – pur apprezzando la “mediazione” delle nuove tecnologie – i luoghi vadano scoperti, assaporati, letti in prima persona, perché nulla può darci l’emozione di un paesaggio o la passeggiata in un borgo storico.  Ecco perché, oltre alla storia delle settanta donne presenti nel mio libro, c’è anche la loro geografia: a ogni donna sono associati itinerari e spunti di visita a luoghi dove è vissuta, o che l’hanno resa celebre.

Il suo “L’Italia delle donne” racconta storie di donne che hanno vissuto da protagoniste la storia del nostro paese. C’è una figura a cui si sente particolarmente legata?

Sono particolarmente legata alle donne “resistenti”, soprattutto alla senatrice Lina Merlin, nota solo per la legge che porta il suo nome, ma donna di straordinario spessore, convinta sostenitrice della parità di genere, cui si deve se nella nostra Costituzione nella formula “delle pari dignità dei cittadini” è stata inserita la precisazione “senza distinzione di sesso”. Non bisogna dimenticare, infatti, che è stato grazie alle battaglie delle donne come la Merlin, se le italiane hanno ottenuto il voto giusto settant’anni fa (1946) e nei decenni successivi sono finalmente arrivate leggi come la possibilità di entrare in magistratura (1963), la cessazione dell’adulterio come reato (1968), la depenalizzazione dell’aborto (1970), la parità dei coniugi nel diritto di famiglia (1975), il divorzio (1978).

Il giorno 6 aprile lei sarà al Museo delle Donne di Merano. Che sentimenti ed impressioni le ispira l’esistenza di un museo dedicato alla figura femminile?

Alla fine del libro c’è una ricca appendice, che segnala e rende omaggio a musei, case, archivi, biblioteche e librerie delle donne e per le donne, sparse in tutta Italia. Una delle realtà sicuramente più interessanti è proprio il Museo delle donne di Merano. Il museo si è specializzato nella storia della cultura e della quotidianità percepita dal punto di vista delle donne. Il museo è impegnato in campagne di sensibilizzazione sula storia femminile, ma anche sulla discussione di argomenti attuali, come le pari opportunità e, soprattutto, è collegato a numerosi musei internazionali delle donne. Questa isitituzione costituisce a Merano un centro culturale molto impegnato sulle tematiche femminili; l’aver ricevuto un invito per presentare il mio libro non può che lusingarmi e rendermi felice.

Nella copertina del libro che presenterà a Merano è riportato un elenco di “professioni”, tra queste figurano “sibille, dee, ninfe, streghe, sante” come pure “imprenditrici, pittrici, fotografe, architette, stiliste, scienziate”.
Crede che esistano ruoli di istituzione maschile atti a sminuire la figura femminile? Pensa che l’uomo tema l’emancipazione femminile?

La risposta a questa domanda ci porterebbe lontano, perché richiederebbe l’analisi di secoli di potere maschile, a ogni latitudine e in ogni contesto sociale (e al potere è sempre molto difficile rinunciare). Quello che mi sento di dire è che l’emancipazione femminile è un processo inarrestabile, anche se in questo particolare periodo storico sta incontrando notevoli difficoltà a causa di fenomeni come la globalizzazione, le migrazioni, la forte crisi economica. L’Italia, in particolare, non è né un paese per donne, né delle donne. “Pari opportunità” e “politiche di genere” sono ormai espressioni entrate nel linguaggio comune, ma spesso dietro di esse c’è il vuoto. E questo vale più per l’Italia, che per altri paesi. Un solo dato: nel report annuale sullo Sviluppo Umano delle Nazioni Unite, nella classifica sulla parità di genere, l’Italia è ottantesima su 135 paesi. Nella UE la presenza rosa nei consigli di amministrazione è del 14%, in Italia del 6%. Insomma, pur costituendo ormai la parte principale dei laureati (60%), le donne non sono ancora rappresentate ai livelli più alti dei processi decisionali. Inoltre potremmo aprire il doloroso capitolo della carenza di servizi indispensabili per una donna che vuole essere parte attiva della società.  Il filo rosso che lega la vita delle settanta donne protagoniste del libro è proprio la testimonianza della dignità, della forza e del coraggio di sfidare luoghi comuni e di combattere le giuste battaglie, anche fra ostacoli che sembrano insormontabili. E’ dura, ma la storia dimostra che ce la possiamo fare.

Oggi, ripensando alla sua personale storia di donna, cosa si sente di suggerire alle giovani che compiono le loro prime scelte di vita e professionali?

 Io credo che oggi le donne abbiano conquistato un discreto grado di consapevolezza delle proprie capacità. È certamente difficile avere ideali, perseguire obiettivi e sogni quando tutto rema contro. Per questo vorrei ricordare  alle giovani donne, che è indispensabile riflettere sul ruolo insostituibile che le donne hanno avuto quali protagoniste della nostra storia, anche se spesso hanno pagato un prezzo troppo alto. La sensibilità femminile, la pragmaticità e la tenacia delle donne hanno indubbiamente reso l’Italia un paese migliore. Le settanta donne protagoniste del libro – donne di ogni epoca e di ogni estrazione – devono essere un esempio per andare avanti con coraggio, anche se fra mille ostacoli. Il primo ostacolo è quello della disoccupazione (quella giovanile non scende mai sotto il 40% !). E’ inutile ribadire che solo attraverso il lavoro un giovane – e soprattutto una giovane donna – può guardare con fiducia al futuro. Per questo fra le donne contemporanee presenti nel libro sono state privilegiate le imprenditrici “illuminate”, come Miuccia Prada, icona del fashion internazionale, o le sorelle Nonino, che hanno declinato la grappa al femminile, o ancora la signora Daniela Villa, che,partendo da una piccola erboristeria, ha creato l’impero economico Erbolario. E’ attraverso la loro affermazione nel mondo del lavoro che possono essere di esempio e di incoraggiamento per le giovani donne.

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