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February 8, 2016

Attenzione:
Il 10/02/16 Jesus sarà (anche) allo Stabile di Bolzano.

Mauro Sperandio
Mercoledì 10 febbraio, per la rassegna Altri Percorsi dello Stabile di Bolzano, Jesus sarà sul palco. Che ci crediate o meno, che dubitiate o meno, che vi interessi o meno, Jesus sarà a teatro. Ce ne parla Enrico Castellani, co-autore del testo assieme a Valeria Raimondi e Vincenzo Tedesco.

Il nome, la storia e l’immagine di Gesù sono presenti nella vita di ogni giorno, che ci crediate o meno. Il messaggio cristiano ha innegabilmente influenzato il pensiero occidentale, che ci crediate o meno. Quando la vita vi pone in situazioni di estrema meraviglia o atroce sofferenza, che ci crediate o meno, uno sguardo verso l’alto può essere un arco riflesso spinale difficilmente eludibile.

Di Gesù, della sua onnipresenza, del bisogno di credere e della difficoltà di non credere abbiamo chiesto ad Enrico Castellani:

 Come nasce l’idea di uno spettacolo su Gesù?

Jesus si inquadra in un serie di spettacoli che si interessano di figure estremamente popolari. Siamo partiti da Pinocchio – una fiaba arcinota-  siamo passati per Lolita, per giungere ora a Gesù, la figura più nota e conosciuta. L’idea non era tanto quella di raccontare le storie di questi personaggi, quanto di fare i conti con delle figure che fanno parte del nostro immaginario collettivo, vedendo che cosa ne è rimasto oggi.

Pinocchio, Lolita, Gesù: figure popolari, note e presenti in espressioni popolari. Quanto in realtà si conosce di questi personaggi?

Spesso poco. Quando fai i conti con questi figure ti accorgi di quanto la loro conoscenza sia superficiale. In Jesus la nostra intenzione non era quella di raccontare chi è stato Gesù, ma di comprende ciò che rappresenta oggi. Lo spettacolo affronta il tema da due punti di vista molto lontani tra di loro, passando in modo quasi schizofrenico da un racconto di una dimensione intima – che ha a che fare con un anelito di spiritualità che non rileva se religiosa o laica – e l’aspetto sociale, politico che riguarda il controllo che la religione ha e occupa nelle nostre vite.
All’inizio del nostro lavoro, abbiamo trovato difficile gestire le dinamiche legate al continuo passaggio tra questi due punti di vista, ci siamo però resi conto che questa doppia prospettiva era quella più rappresentativa del sentimento che caratterizzava il nostro sentire personale.

jesus

È innegabile  come la civiltà europea abbia risentito dell’influsso del Cristianesimo. Ritieni che la figura di Gesù  sia “ingombrante” oppure “necessaria”?

Non saprei dire se ingombrante, direi che è una presenza inevitabile da cui non si prescinde. La nostra civiltà e la nostra cultura sono sicuramente impregnate del messaggio cristiano, solo chiudendo gli occhi e girando la testa si può affermare che così non è. Lo spettacolo fa i conti con tutto questo, forse perché non sarebbe possibile farne a meno.
 Lo spettacolo si apre raccontando  un po’ ironicamente come, nel momento in cui abbiamo deciso di fare uno spettacolo sulla figura di Gesù, egli si fosse improvvisamente palesato ovunque intorno a noi. Dove guardi, metti piede e mano lui spunta fuori: nelle sue forme più alte, ma anche in quelle più deteriori, che sono quelle che spesso l’oggi ci propone.

A quale riflessione invitate il pubblico del vostro Jesus?

Lo spettacolo invita ad interrogarsi, senza avere alcuna risposta definitiva, su cosa rappresenta per ognuno Gesù. Crediamo che sia necessario uscire dall’idea che ci siano formule assolute, direttive che è sufficiente seguire per vivere una propria religiosità. Tenere aperte alcune domande è il modo migliore per provare a vivere questo sentimento religioso o questo anelito di spiritualità che comunque ci appartiene. Credo sia più onesto interrogarsi, che cercare delle risposte che mettano in una condizione di pace illusoria.

Il rapporto con la divinità è, con le dovute proporzioni, simile a quello tra padre e figlio. Le strutture dottrinali verosimilmente tolgono genuinità a questo rapporto che forse, citando i Depeche Mode, avrebbe bisogno di un Personal Jesus

Il brano che citi è presente nello spettacolo nella versione di Marylin Manson. Siamo personalmente vicini a quanto dici.  Di sicuro sentiamo più nostra la possibilità di vivere un dubbio, ponendoci delle domande sui grandi temi dell’esistenza. Stare all’interno di definizioni e dogmi mette tutto apparentemente in ordine, ma confligge con la nostra essenza che ci spinge sempre ad interrogarci.

jesus

I testi sacri usano non di rado l’arma dell’ironia e del sarcasmo, queste modalità di comunicazione sembrano tuttavia scomparse dalla discussione religiosa. Come convivono nel vostro spettacolo religione e toni leggeri?

Jesus usa il sarcasmo – sfiorando il grottesco – per raccontare alcuni aspetti della religione,
muovendo in particolare invettive contro il potere temporale della Chiesa. Nello spettacolo diciamo che, nel momento in cui abbiamo deciso di scrivere lo spettacolo, Gesù è sceso in terra offrendoci il suo aiuto per la stesura del testo. Credo che l’ironia e la leggerezza siano le chiavi per affrontare argomenti importanti rispetto ai quali non è possibile dare una risposta univoca e che se trattati in modo serioso o dogmatico allontano la gente.

I templi delle antiche religioni, i luoghi di culto delle religioni più emanano, al di là delle personali credenze, un’aura di “superiore alterità”. Come è visto questo aspetto di “religiosità ambientale”?

Lo spettacolo prova a fare i conti anche con questo aspetto. A prescindere dal fatto che uno creda, penso che faccia parte dell’animo umano il ricercare, di fronte a certe istanze, luoghi di sacralità. Chiudiamo lo spettacolo con un testo che parla di chiese di pietra, luoghi in cui è ancora possibile questa sacralità, luoghi in cui è possibile vivere questo dubbio. Parlo di luoghi fisici, ma si può dire lo stesso per accadimenti o situazioni della vita in cui ti sembra di toccare qualcosa che è più grande di te. Non si tratta necessariamente di credere con fede incrollabile, perché sia possibile trovare un contatto tra sé e qualcosa che è altro.

Indipendentemente dal vostro sentire religioso, che ritengo personalissimo ed inviolabile, mi chiedo se occupandovi di Gesù vi siate sentiti in qualche modo osservati…

Sì, decisamente. Se hai deciso di fermarti a riflettere su un argomento e vuoi condividere i tuoi pensieri con il pubblico, metti in conto che qualcosa di più grande di te possa esserci e che ti ritroverai ad interagire con la sensibilità degli altri.

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