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February 4, 2016

La Merda: Silvia Gallerano allo Stabile di Bolzano

Mauro Sperandio
Pluripremiato, accolto con sentimenti contrastanti, mai caduto nell'indifferenza: La Merda. Allo Stabile di Bolzano, il 6 di febbraio, il monologo di scritto da Cristian Ceresoli ed interpretato da Silva Gallerano.

Apparentemente nuda, Silvia Gallerano indossa i panni di chi svende la propria vita per il raggiungimento del successo e il trionfo della vana apparenza. A Silvia, “esposta” davanti ad un pubblico che la scruta, ho chiesto de La Merda e di ciò che vede dal palcoscenico.

Del tuo spettacolo si è parlato moltissimo. Tra le molte parole spese, fa sorridere la trattazione che è stata fatta degli argomenti “merda e tette”, quali tabù di cui non è bene parlare né mostrare.
Trovo poi grottesche le disquisizioni pseudo intellettuali sulla tua fisicità e su come essa si scosti o meno dai canoni di bellezza comuni. Credi si possa riuscire a superare questi aspetti ingombranti che contraddistinguono La merda?

Purtroppo siamo ciclicamente costretti a tornare sopra questi argomenti. Giusto ieri ci hanno comunicato da Torino, che i cartelli pubblicitari, preparati per essere affissi sugli autobus, sono stati ritirati. Il titolo dell’opera, La Merda, era evidentemente troppo scandaloso.
Quando le parole di uso quotidiano vengono messe in poesia, vibrano in un altro modo e portano nuove sensazioni. Quella parola che si sente pronunciare nelle nostre città, nelle situazioni più varie e comuni, diventa altro nel suo uso poetico.

Nuda sul palco, getti in faccia agli spettatori temi quali la dignità e la voglia di affermarsi. Da quel punto di osservazione privilegiato che è il palcoscenico, cosa ha visto sui volti dei tanti spettatori che hanno assistito al tuo spettacolo?

Per quanto riguarda il mio recitare nuda, durante i primi spettacoli, mi sono stupita del fatto che imbarazzo non ne provavo. Diversamente, ho scoperto che era il pubblico a provare imbarazzo per la mia nudità. Per questo motivo, quando il pubblico entra a teatro, il corpo è già in scena e i primi minuti dello spettacolo vedono un reciproco abituarsi alla presenza dell’attrice e del pubblico.
Quando comincia la mia recitazione, la nudità scompare immediatamente, il flusso delle parole rende scontato il mio corpo, perché simile a quello di chiunque altro.
Rispetto al tema, molto dipende dai contesti e dalle personalità dei singoli spettatori: c’è chi rimane tanto scosso da non riuscire a ridere nemmeno nei momenti di sarcasmo ed ironia, chi vive l’applauso tra i vari momenti dello spettacolo come un momento liberatorio e chi lo vive invece come un insulto, un fastidio, rispetto al coinvolgimento emotivo di un storia così dolorosa.
Sicuramente il testo di Cristian Ceresoli è uno specchio della realtà; spesso in autobus sento frasi molto simili a quello che si trovano nel testo. Il pubblico troverà rappresentata una realtà non distante quella che ci circonda e asfissia.

Personalmente trovo che il tuo spettacolo presenti della analogie con il film Arancia Meccanica. Credo che entrambi siano accomunati da un modo così estremo di portare in scena una violenza fatta di carne e parole da risultare un grande fumetto.

Sicuramente la cifra del grottesco esiste anche ne La merda. La maschera vocale che io uso appartiene a quello strano ambito che è l’iperreale, un luogo talmente vero che non capisci se è sogno o realtà. Trovo che, tanto ne La Merda, quanto in Arancia Meccanica, vi sia un grande aggressività, una ferocia direi, che nasce dal desiderio di vivere. La protagonista è pronta a fare tutto, fa e dice cose orribili, come animata da una forza vitale fortemente compressa, che trova sfogo solo in questo modo di agire.
Questa energia compressa che si trasforma in ferocia penso sia un elemento che risuona, magari inconsciamente, nel pubblico. Silvia Gallerano _ La Merda _ Photo 3 by Valeria Tomasulo_MDove incespica la vita della protagonista?

C’è un equivoco alla base di tutto, ovvero il pensare che “io per vivere devo apparire ed essere riconosciuta per la strada”. La protagonista sbaglia tutto, senza dubbio, ma di fondo ciò che vuole è vivere, senza essere limitata dagli altri.

Per descrivere La Merda la critica ha utilizzato un’infinità di aggettivi. Come definisci il tuo spettacolo?

È vero, sono state usate moltissime definizioni. “Feroce e brutale” le trovo efficaci, anche se già sentite. Personalmente direi: compassionevole, disgustoso, ma liberatorio. Molto umano, complesso come gli esseri umani: può far ridere, arrabbiare, fare schifo. Essendo il testo un flusso di coscienza, è come scoperchiare il cervello di una persona e guardare tutti i pensieri, anche i più orribili. Quando apriamo bocca, dobbiamo dire cose socialmente accettabili; lo spettacolo mostra un pensiero completo, nel bene e nel male.

Credo che gli unici corpi veramente nudi siano quelli dei cadaveri. Lei che è viva, nella sua vivida interpretazione di cosa si veste?

La maschera vocale è un carattere che mi accompagna da parecchio tempo e a cui ho fatto dire parecchio durante la mia storia di attrice. Penso ad una “lei” che è una persona un po’ immaginaria ed un po’ mio alter ego. Questa lei si definisce estremizzando dei caratteri e delle fragilità che mi appartengono – o appartenevano – una decina di anni fa, quando questa maschera “mi è apparsa”. Si tratta di una maschera di cui non ho nemmeno una percezione completa, ma che so essere – almeno in parte – diversa da me. Grazie a questa alterità posso farle dire certe cose.

Quale attività, inclinazione o sentimento umano ritieni personalmente essere “merda”?

Il testo offre un’immagine chiara di cosa possa essere “merda”. Credo sia qualcosa di molto reale e presente, penso ad un desiderio di fregare l’altro per il proprio interesse, il contrario della compassione direi.

Dopo un ruolo dall’identità così caratterizzata, cosa ti piacerebbe interpretare e quali progetti hai per il futuro?

Questo ruolo mi ha coinvolto senza dubbio molto; a fronte di questo, ho deciso di utilizzare altri mezzi espressi al di fuori del teatro, girando un film e lavorando per la televisione. La Merda è uno spettacolo che continua ad essere proposto e che mi identifica in maniera decisa; risulterebbe difficile portare avanti contemporaneamente altri lavori teatrali. Ho comunque dei progetti per il teatro di cui non voglio parlare, perché sono scaramantica; con il tempo mi auguro possano andare in porto.

Gli estremi a volte sembrano confondersi. Credi che, dopo un ruolo così crudo, possa interessarti un ruolo più leggero e dalle tinte meno fosche?

Magari! In questo lavoro i sentimenti ci sono tutti, farei forse volentieri una Giulietta [ride di gusto, n.d.r.], anche se a pensarci bene intorno a lei di merda ce n’è parecchia… Potrei in futuro anche dedicarmi a spettacoli più leggeri; credo che comunque un filo che leghi i miei lavori ci sarebbe comunque. Interpretare il personaggio che porto in scena allo Stabile mi ha sfrondato parecchi pregiudizi, rispetto a quello che uno può o non può fare sul palco; dopo un ruolo del genere lo spettro delle possibilità si allarga in tutti i sensi.

Foto: Valeria Tomasulo

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