Montagna Disegnata Workshop: ne parlano Giulia Mirandola e Viola Niccolai

Montagna Disegnata Workshop offre laboratori di disegno e illustrazione condotti da professioniste del settore. Le attività si svolgono in un maso, a stretto contatto con la natura che diventa luogo di indagine e soggetto di rappresentazione. L’edizione di quest’anno, la quarta, prevede due appuntamenti, dal 28 al 30 dicembre e dal 3 al 5 gennaio.

17.12.2015
montagna disegnata workshop

Salvatore Quasimodo traduce così il celebre notturno di Alcmane, lirico greco vissuto nella seconda metà del VII secolo:

Dormono le cime dei monti
e le vallate intorno
i declivi e i burroni;

dormono i rettili, quanti nella specie
la nera terra alleva,
le fiere di selva, le varie forme di api,
i mostri nel fondo cupo del mare;

dormono le generazioni
degli uccelli dalle lunghe ali.

Le parole sono immagini, ritratti vividi che descrivono più di quanto dicano, oltre il loro istantaneo potere evocativo.
Avendo come tema un procedimento analogo anche se inverso, Montagna Disegnata Workshop offre strumenti e momenti per ritrarre il paesaggio montano. Il disegno, grazie alla condivisione di spazio e tempo con gli altri partecipanti al workshop, diventa scopo e mezzo per approfondire la conoscenza dell’ambiente e del sè, offrendo un “terzo suono” frutto della loro interazione.

Ho incontrato Giulia Mirandola e Viola Niccolai, rispettivamente ideatrice e organizzatrice di Montagna Disegnata Workshop e docente del primo dei due appuntamenti, mentre il secondo sarà condotto da Anna Resmini.

Queste le loro parole:

Come nasce Montagna Disegnata Workshop?

Giulia Mirandola: MDW nasce dal desiderio di interrogare il paesaggio di montagna, attraverso lo studio degli elementi visivi, naturali e umani, che fanno parte dei luoghi in quota. Gli immaginari legati a questo ambiente sono il cuore pulsante di MDW. Abbiamo cominciato da giornate all’aperto, in estate e in inverno, dedicate a unire la pratica del disegno con quella dell’escursionismo e dell’osservazione scientifica. Sono stati compagni di sentiero illustratrici e illustratori, guide alpine, accompagnatrici di territorio, botanici, astronomi, entomologi e un numero crescente di persone provenienti da fuori regione che amano disegnare e camminare. Gli artisti scelti non vivono in Trentino Alto-Adige, sono riconosciuti a livello internazionale e approdano alla montagna con una visione non precostituita. Dopo due anni di sperimentazione, la possibilità di essere ospiti di un maso di montagna per più giorni, ha trasformato in positivo la fisionomia del progetto dandogli una dimensione totalmente indipendente sotto il profilo curatoriale, organizzativo e della sostenibilità.montagna disegnata workshopIl raccoglimento offerto da un maso immerso nella natura, un numero ristretto di partecipanti e la ricerca di una visione attenta. Come sono influenzate le percezioni di tempo e spazio dei partecipanti?

Giulia Mirandola: Trovo sia una bellissima domanda, perché pone al centro le persone che qui giungeranno a dare vita a MDW. Il maso è stato ristrutturato nel 2010 secondo i criteri della bioedilizia e vive oggi una fase di snodo, molto dinamica, che incide sulla percezione di chi giunge dalla città. Alcuni materiali e manufatti evocano il passato, particolari più nascosti recano invece i segni di uno studio attento alle evoluzioni tecnologiche, MDW è un episodio legato al presente. Il metodo di lavoro influenzerà la percezione di ciascuno. Saremo all’aperto e al riparo, in ascolto di ciò che avviene all’esterno e di come in poche ore può prendere corpo una minuscola comunità pensante. MDW assomiglia a una casa del tempo perso, guadagnato fuori dai circuiti della pubblicità turistica, regalato a sé stessi e alla montagna, mosso dalla curiosità di fare parte di qualcosa che ci ricorda le fiabe, ma che fiaba non è.

Montagna Disegnata Workshop nasce ne 2012, cosa le hanno lasciato queste esperienze?

Giulia Mirandola: L’energia per continuare a dialogare con il paesaggio di montagna e i suoi abitanti. Il disegno è un linguaggio formidabile se usato per richiamare la comunicazione tra se e il paesaggio che abbiamo intorno, è un’arma sottile come la punta di una matita contro l’insano proposito di stare in montagna come staremmo in città o in costiera.

Chi è Viola Niccolai? C’è un’immagine che la rappresenta e che vuole condividere con noi?

Viola Niccolai: Sono una disegnatrice. Mi piace sperimentare varie tecniche e passare dall’una all’altra anche in base al periodo dell’anno. Ultimamente mi piace molto il blu cobalto.Montagna Disegnata WorkshopL’appuntamento che la vede protagonista si svolge e ha come tema la stagione invernale ed i mutamenti che essa volge nel paesaggio. Cosa risalta agli occhi dell’illustratrice?

Viola Niccolai Vengo anch’io da una montagna, non altissima, ma d’inverno nevica e la gente viene a sciare. Parto da una corrispondenza in termini di familiarità da ritrovare nell’ombra celeste degli alberi sul bianco a terra e nei fili in aria della seggiovia, nei doposci e nelle nappe dei berretti, così come nelle tazze calde e nei tronchi di legno. Riguardo alle novità, risalteranno all’occhio come una giacca a vento rossa in un’enorme pista da sci bianca e blu.

Dei cinque sensi, la vista sembrerebbe l’unico coinvolto nella sua attività: in che modo partecipano gli altri organi di senso?

Viola Niccolai: La vista è la più coinvolta, ma credo che a dipingere e disegnare in particolari condizioni anche gli altri sensi percepiranno un cambiamento. Uno fra tutti il tatto, dal momento che ci ritroveremo a disegnare anche all’aperto, e potrebbe fare freddo: questo potrebbe implicare qualche variazione a livello di segno, e sarà interessante capire se la mano lavorerà diversamente sul foglio e quanto influirà questo sul risultato finale. Inoltre, visto che l’obbiettivo è creare un diario per immagini, credo che il disegno possa facilmente diventare in questo caso una registrazione su carta di ogni tipo di sensazione, quindi essere il riflesso di un’esperienza da vivere in maniera totale.

La storia di un luogo può non mostrarsi in maniera tangibile, ma sicuramente esercita un’influenza su chi ne viene a conoscenza. Cosa solletica la sua curiosità? Come può ciò che si sa mutare la rappresentazione di ciò che si vede e magari non è più?

Viola Niccolai: Quando si entra in contatto con la storia di un luogo si passa spesso dall’analisi di certi oggetti che a quel luogo appartengono. È questo un modo per iniziare a dare una forma e un volto a ciò che, altrimenti, almeno in un primo momento resterebbe un terreno sconosciuto, e che si esprime così in una parte per il tutto. Gli oggetti sono delle narrazioni a priori. Quelli che ci parlano di un luogo, che ci raccontano la sua storia, sono segnati dal tempo. Un tempo passato che però dà un segno di sé nel presente. Sono convinta che, portate fuori dal loro contesto, certe cose lascino dei forti segni di sé, evocando atmosfere che risaltano per diversità ma anche per affinità emotive di fronte a chi guarda. In questo laboratorio chi guarda restituisce un valore a quello che vede attraverso il segno. Com’è naturale che sia, ciò avviene dopo un processo di interiorizzazione: quello che viene annotato sul foglio risente allora di tutte quelle dinamiche collegate al tipo di relazione che si è instaurata fra il luogo e chi lo disegna.

Nella vita di ogni giorno ci confrontiamo con un fluire continuo di informazioni che scompaiono dopo esser state fruite. Quale valore conserva e cosa può svelare un diario illustrato?

Viola Niccolai: Il diario illustrato è come un flusso di coscienza, che ferma sul supporto delle immagini senza che fra loro ci sia necessariamente un nesso logico. Chi disegna e annota innesca il collante fra le pagine, creando un ritmo attraverso i soggetti che sceglie di rappresentare. Col segno si cercare di capire quello che si ha di fronte, e anche la sua storia, e sintetizzarlo in una forma, uno schizzo, un colore, o il simbolo che associamo ad esso. Il valore aggiunto, rispetto al fluire quotidiano di notizie, è che qui trovano spazio per essere fissate, rivelando la dimensione che chi disegna ha deciso di darle.

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