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November 30, 2015

Racconti Local Talent: Secondo workshop. Puntata #03

Alessio Posar
Alessio Posar è uno dei quattro partecipanti al programma di mentoring per sceneggiatori cinematografici "Racconti" organizzato da BLS. Alessio è anche inviato privilegiato di franz, e ci racconterà - dall'interno - questa esperienza, le cose imparate, le scoperte, le relazioni, le emozioni. Qui per voi la terza puntata.

Prendete i soliti quattro aspiranti sceneggiatori che partecipano a Racconti Local Talent, quelli che avete istruito e interrogato. Proprio loro, quelli che avete riempito di suggestioni. Quelli a cui, in questi mesi, avete fatto smembrare le storie, fin negli elementi più minuscoli, in modo che ragionassero sull’insieme. Confusi? Anche loro.

Metteteli, dal 2 al 4 novembre, in una stanza con Daniel Speck, sempre lui, e fate in modo che abbiano una scena scritta, computer, cellulari, matite, altre persone da usare, perché questa volta si ragiona proprio sulle scene e, per tre giorni, mentre una parte dei loro cervelli, quella aggrappata alla natura razionale del mondo, si chiederà che cosa stia succedendo, impareranno.

Fate loro leggere le sceneggiature di American Beauty e di Come un tuono, fate vedere i film, chiedete che riconoscano tutti i piccoli cambiamenti che i personaggi affrontano in ogni scena, che capiscano gli scopi che hanno, le strategie che scelgono, come le variano, che scoprano chi ha più potere e chi è debole e come si ribaltano i ruoli, che la struttura in tre atti non c’è solo nei cento minuti del lungometraggio, ma anche nei dieci secondi in cui un uomo inforca la moto e sfreccia in una gabbia di metallo, mentre la folla lo adora. Che capiscano, questi quattro aspiranti sceneggiatori, che i personaggi non possono solo stare fermi a parlare, dare informazioni, passare il tempo a riflettere e sentirsi in colpa, che in un film le cose non succedono e basta, che tutti vogliamo qualcosa e siamo pronti a tutto per averlo e che ci sarà sempre qualcuno pronto a tutto per impedircelo, perché il motore del film e il motore della scena è sempre quello: il conflitto.
E quando sembra che abbiano capito, mandateli nel mondo reale, fuori dalla stube dell’hotel Tschindlhof di Appiano. Mandateli a cena con gli amici, ai concerti, nei bar, e fate in modo che registrino ciò che le persone vere dicono e che poi lo trascrivano. Così, impareranno come si parla nel mondo (e rideranno anche un po’ per quello che hanno sentito).

Fate poi in modo che costruiscano la costellazione della storia intera, scegliendo compagni che interpretino i personaggi, posizionandoli nella stanza, dando poche informazioni e solo osservando come si muovono e chiedendo loro come si sentano. Così capiranno se qualcosa non funziona, perché alla fine i sentimenti elementari sono condivisi da tutti, nascosti sotto le personalità che abbiamo scelto. E poi fate improvvisare le scene, chiedete loro di dare solo gli obiettivi nascosti e quelli pratici, perché non sempre quando si chiede una caffè al bar, si vuole solo un caffè, soprattutto se la barista è carina. E lasciate che siano spettatori della storia che hanno immaginato.

Infine, quando l’aria fredda inizia a entrare dalle finestre aperte nonostante sia un novembre con il sole, chiedete loro di riscrivere quella scena che hanno portato tre giorni prima, e leggetela di nuovo, tutti insieme. È cambiata, eh? Ora c’è tutto, c’è il conflitto e c’è il movimento e c’è l’emozione e non sono solo dialoghi stampati su un foglio di carta riciclata.

Ora lasciateli liberi o restituiteli ai loro mentori, perché l’anno prossimo le sceneggiature devono essere pronte.

 

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