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November 16, 2015

Cerith Wyn Evans e gli interstizi luminosi al Museion

Allegra Baggio Corradi

Il gas illuminante impone sistematicamente una sensazione di ansia indefinibile, multiforme e centrifuga, diretta non ai segreti più inconfessabili, ma all’imitazione delle forme più visibili: ogni parola é al contempo energizzata e svuotata dalla possibilità di possedere molteplici significati, questo o quello o nessuno dei precedenti.” Michel Foucault

Museion ospita fino al 10 gennaio la prima personale italiana di Cerith Wyn Evans, artista gallese tra i prediletti di gallerie e galleristi internazionali come White Cube Bermondsey, Londra e Charles Saatchi. Dopo un esordio come regista sperimentale al fianco di Derek Jarman, Evans ha iniziato a dedicarsi esclusivamente alla pratica dell’installazione a partire dagli anni ’90.

1Il linguaggio artistico di Evans è stratificato, citazionistico e spesso indecifrabile. Le sue opere sono autentiche riflessioni sulle dinamiche del presente al quale l’artista guarda per poi trasformarle in superimposizioni e contraddizioni, celando l’ irrivelabile nella forma. Le strutture luminose di Evans composte da tubi trasparenti illuminati da gas nobili che galleggiano al loro interno, pendono dai soffitti come navicelle spaziali che fluttuano in un universo altro. Flussi di energia scorrono attraverso condotti (im)materiali, circuiti e coreologie –trasformazioni del movimento in forme notazionali-. Evans riflette sulla nostra percezione delle realtà, la soggettività e la sperimentazione facendo ricorso a mappe, diagrammi e intervalli.

Evans dilata il suo orizzonte critico-creativo con il trascorrere degli anni. A partire dalle simpatizzazioni marxiste agli omaggi situazionisti a Guy Debord, l’artista presenta le sue installazioni come fossero estrapolazioni decontestualizzate di film, testi, discorsi e pensieri che lo affascinano. Trasformate in tubi al neon, le parole tratte da lungometraggi di Pasolini, cineasti francesi e americani del secolo scorso diventano veicoli di rottura attraverso i quali il significato usuale del linguaggio è destabilizzato.

2“The Illuminating Gas… (After Oculist Witnesses), ad esempio, riprende le forme radiali che Duchamp aveva creato nella scultura “La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche”. Tre cerchi concentrici corrispondono ad altrettanti percorsi aerei di gas sospesi nel vuoto inclinati con un’angolazione estrema che suggerisce un intricato percorso visivo tra gli interstizi delle forme visibili.

Una riflessione sugli interstizi è approfondita dalla mostra personale di Evans ospitata dal Museion. In occasione dell’Anno Internazionale della luce indetto dall’UNESCO, Evans propone una serie di sculture-riflessioni che forzano i confini imposti dalla scienza fino a lasciare spazio all’immaginazione e alla filosofia. Fenomeni fisici diventano così esperienze sensoriali in bilico tra realtà e alterità. Le installazioni in mostra, concepite come astri in moto perpetuo, ma solo immaginabile, producono sensazioni quasi alienanti; tra le pareti bianche del museo, tubi di gas e installazioni sonore trasportano lo sguardo verso il cielo e il corpo verso il centro della terra.

 

 

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