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October 8, 2015

L’appercezione sensoriale che amplifica la conoscenza. Un’intervista con Valentina Miorandi e Sandrine Nicoletta aka Drifters

Allegra Baggio Corradi
Attraverso delle “Avventure alpine non euclidee” l’universo è trasformato nel luogo in cui conoscere se stessi e ciò che ruota tutt’intorno. Parte tutto dalla galleria Boccanera di Trento, ma il percorso di visita si espande in tutto il mondo arrivando a toccare perfino Shangai, basta contattare direttamente le due artiste. L’esplorazione naturalistica è un evento artistico da affrontare con lo spirito di un autentico flâneur, senza limiti di tempo.

Camminare senza sapere dove si è diretti, come particelle vibranti in un universo di continue nascite e continue scomparse. Così agiscono Valentina e Sandrine, dedite alla ricerca di un altrove, di un di più per consentire all’io di rigenerarsi. In questo modo l’arte diviene esperienza scientifica, il corpo uno spazio cognitivo dai confini espandibili. 

Partiamo dal nome che avete scelto tu e Sandrine: Drifters. Come e quando é nato il vostro progetto e cosa della vostra esperienza personale avete posto nella sua definizione?

Drifters è il sinonimo di flaneur, qualcuno che cammina senza meta dando ascolto solo al proprio istinto emozionandosi per ciò che incontra.

L’anno scorso i nostri percorsi ci hanno portato in Cambogia dove ci siamo casualmente conosciute a Siem Reap. Da quel momento il nostro passo si è unito nel dialogo e nel camminare e nel modo di farlo.

3Di cosa si compongono esattamente gli Heuristic Records? Diari di viaggio, esperienze conoscitive del sé attraverso l’atto di spostarsi, del muoversi, del cambiare luogo e tempo?

Il progetto di ricerca Heuristic Records si compone di video-dialoghi in cui le persone, intervistate individualmente, vengono invitate a rispondere alla domanda “How do you stand up and proceed?/Come ti alzi in piedi e procedi?”. Le persone interpretano la domanda  a piacimento per poi incominciare a descrivere dettagliatamente i loro modi di procedere nella vita. Le parole scelte e inanellate tra di loro per descrivere questa vibrante materia tracciano il sentiero per un viaggio verso  l’interno. Ad un certo momento del percorso si arriva a qualcosa di difficile trasmissione, non ci sono parole, solo immagini estremamente dettagliate. In quel momento invitiamo il viaggiatore a tradurre quelle vibrazioni in un suono, in una vibrazione vocale, una nuova parola. Un’ “immagine sonora” che non è una definizione ma uno strumento, una protesi che ha la funzione di essere un’estensione del nostro corpo. E’ un mezzo per espandere la nostra percezione, estendendo la nostra attività cognitiva e gli strumenti del nostro pensiero. Oggigiorno il nostro vocabolario si arricchisce di nuove parole che provengono da sfere virtuali. Parole funzionali che per esempio rafforzano il gergo della finanza e quello della tecnologia. Perchè non arricchire il nostro vocabolario con elementi sonori provenienti da campi differenti? Heuristic Records è una raccolta di “immagini sonore” che provengono dalla sfera empirica. Nuovi elementi per espandere il nostro vocabolario con parole, immagini, suoni profondamente radicati nell’esperienza del vivere.

4Che ruolo svolge l’ambiente montano a cui fa riferimento la mostra “Avventure alpine non euclidee” rispetto alla vostra esperienza di viaggio fisico e mentale nel mondo (dell’arte)? E’ il punto dal quale siete partite, é una tappa, é un rifugio, un punto di arrivo o nessuno di questi?

“Avventure alpine non euclidee” è una spedizione e vuole essere un’istigazione al pensare, all’estensione della nostra attività cognitiva. E’ una risposta aperta alla domanda “How can we enlarge/extend/enrich the narratives that we’re immersed in?”/Come possiamo allargare/estendere/arricchire le nostre “narrazioni” nelle quali siamo immersi?. E’ un percorso diffuso in diverse locations visitabile intimamente nell’ordine che più attrae. Il percorso è un’occasione di incontro con luoghi e  guide alpine, che sono persone speciali che abbiamo incontrato nella nostra vita con le quali si sono rese disponibili per trekking in forma di camminata o di dialogo in varie città del globo. Non c’è un punto di arrivo, nè direzioni da seguire, nessun percorso lineare tutto è esposto ad alla curvatura spaziale. Tutto dipende dal nostro approccio, da come noi ci poniamo disponili a ciò che non ci è noto e prestando attenzione al fatto che ciò che ci attrae ci rivela…

2L’approccio euristico all’arte che spesso distingue i vostri interventi é da ricollegarsi ad un desiderio di indeterminatezza e incertezza con finalità creative o all’assecondare la casualità come veicolo artistico premeditato? In altre parole, si tratta di un’incertezza totale oppure di un’incertezza cercata?

Sì, più che di incertezza diremo indeterminazione, come quando nella meccanica quantistica non ci si interessa più al dove e al quando ma all’osservazione delle relazioni tra elettroni. Gli esperimenti con le particelle ci hanno insegnato che il mondo è un pullulare continuo e irrequieto, un venire alla luce e uno sparire continuo di effimere entità.  Un insieme di vibrazioni. Un mondo di avvenimenti, non di cose. Per gli elettroni l’unico modo di “esistere” è l’interazione. Un mondo di incontri. Ed è esattamente quello che cerchiamo di creare. Abbiamo pensato l’intero progetto come una costellazione di incontri tra geografie esterne e morfologie interne in cui il linguaggio e il dialogo sono lo strumento di navigazione.

8La resa dei conti con il presente piuttosto che con la storia passata avviene attraverso la sua conoscenza o attraverso la sua trasformazione in arte?

Abbiamo cercato di creare dei momenti in cui non ci sia successione degli eventi ma la sensazione che non ci sia origine, che no ci sia stratificazione, successione. In cui ci sia il presente assoluto, in Nunc Stans. Delle percezioni fisiche che si ripercuotono poi nel modo di pensare, delle occasioni in forma di esercizi che invitano a fermarsi a pensare solo per il piacere di farlo.  

Che ruolo svolge la fotografia nella resa visiva di un progetto come quello di Drifters?

Le fotografie presenti hanno preso nuovi significati a seconda delle forme del display che abbiamo scelto. L’aspetto estetico è stato al centro del nostro dialogo, siamo uscite entrambe dalle nostre “zone confort” per esplorare lati nelle nostre pratiche artistiche ancora inespressi. Stiamo sperimentando forme e approcci tenendo sempre presente che “non possiamo risolvere i problemi con lo stesso modo di pensare che abbiamo usato quando li abbiamo creati.”

6Il video invece, é una trasposizione in movimento dei concetti suggeriti attraverso gli scatti fotografici di per sé immobili o la ricerca di una narrazione (seppur non consequenziale)?

La spedizione è stata pensata proprio come uno script cinematografico, in cui ognuno sceglie il ritmo di montaggio, può dialogare con gli attori,  attraversare le locations caricandole con la propria esperienza (il percorso è cosparso di esercizi fisici e immaginifici da fare). L’atto creativo di  narrare è ciò che ci interessa destare nello spettatore/viaggiatore.

Che ruolo svolge la parola nei vostri lavori? E’ una parola che fa riflettere sul significato del suo contesto/posizionamento/utilizzo oppure una parola volutamente casuale che suggerisce una riflessione più ampia sulla corrispondenza tra parola e immagine?

Noi pensiamo alle parole come delle protesi. E’ stato dimostrato da studi di psicologia e neuroscienze che quando usiamo uno strumento, ad esempio un bastoncino per raggiungere qualcosa, il nostro cervello risponde in un modo particolare. Infatti cambia il modo in cui ci rappresentiamo il nostro schema corporeo e si allarga il nostro spazio peripersonale, cioè la porzione di spazio circostante che possiamo raggiungere direttamente senza spostarci. Se le parole possono estendere il nostro corpo allora forse possono estendere la nostra attività cognitiva.

5Il corpo è il primo modo di essere situati nel mondo. La conoscenza è sia embodied, sia situata (che è data dalla cultura e dalla lingua che ci troviamo ad usare), ed è dinamica. Infatti a seconda del nostro corpo, in funzione di come si rapporta al contesto fisico e sociale attuale, varia il nostro modo di intendere, o più precisamente di rappresentarci, i significati delle parole. Con il progetto di ricerca Heuristic Records (visibile all’Università di Lettere e Filosofia di Trento) raccogliamo suoni/parole dall’esperienza empireica. Indaghiamo la parte della materia vibrante appartenente al corpo/mente in movimento. Un movimento intimo e personale, un approccio. Questo approccio è basato su impulsi, riflessi, desideri, paure. Innumerevoli forze muovono il corpo/mento e noi cerchiamo di seguirne i tracciati. Abbiamo scelto di interagire e creare un’esperienza creativa attraverso la lingua, per espanderne i confini e perchè è un mezzo che ci appartiene, e dove possiamo incontrarci.

 

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