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October 6, 2015

Costruire scuole in Alto Adige tra architettura e pedagogia – Le parole di Beate Weyland

Mauro Sperandio
Pare che il feto, già nel ventre materno, impari a distinguere suoni e voci, trovando in quello spazio angusto amorevole accoglienza e infiniti stimoli d'apprendimento. Una volta venuto al mondo, fattosi bambino e poi ragazzo, spenderà numerose ore a scuola, apprendendo e ricevendo stimoli da chi la scuola anima e dall'ambiente stesso. All'architettura degli edifici scolastici e alla pedagogia, è dedicata la mostra Costruire scuole in Alto Adige tra architettura e pedagogia, presso il Forte di Fortezza fino al 31 ottobre. Ce ne parla Beate Weyland, docente presso la Facoltá di Scienze della Libera Università di Bolzano e co-curatrice della mostra.

 

Quale influenza esercita l’ambiente scolastico sulla qualità dell’apprendimento?

Il recente rapporto di Peter Barnett (2015) dell’università di Salford UK indica con dati quantitativi che sono tre i fattori che determinano la qualità degli ambienti scolastici: un ambiente naturale, una opportuna stimolazione e le opportunità di individualizzazione.
Sono categorie che possono essere generalizzate a tutti gli ambienti, ma che per quanto riguarda quelli pubblici vanno opportunamente analizzate e valorizzate. I fattori che influenzano il modo di percepire gli ambienti, o che sono determinanti per avere sensazioni di benessere negli spazi corrispondo a percentuali molto interessanti:

Natural Environment ottiene un complessivo 49% e rappresenta un equilibrio tra luce (21%), qualità dell’aria (16%) e temperatura (12%). L’idea è di creare condizioni ambientali e che richiamino quelli naturali, in cui la sonorità (acustica) e la vista della natura (link to nature) sia inclusa in questa dimensione.

Stimulation arriva al 23% e indica una adeguato livello di complessità e di colore negli ambienti.

Individualization completa il quadro (28%) determinando la necessità di appartenenza (17%), di flessibilità (11%), in termini di dimensione, connessione, organizzazione, trasformazione e adattamento degli spazi non solo alle diverse necessità, ma soprattutto alle diverse modalità di ciascuno di approcciare con la realtà.

Interessante è rilevare come, per quanto riguarda il caso degli edifici scolastici, vi sia una stretta correlazione tra progettazione delle aule e apprendimento. L’analisi multi-criterio condotta in 153 classi di 27 scuole inglesi, per 3.766 alunni, evidenzia che proprio le caratteristiche fisiche delle aule (analizzate in base ai criteri sopra descritti) incidono per il 16% sul miglioramento del processo di apprendimento.

Costruire scuole in Alto Adige tra architettura e pedagogia

In che stato versa l’edilizia scolastica della nostra Provincia? Ci sono differenze tra le scuole di lingua italiana e di lingua tedesca?

Come spiega l’architetto Sega, Direttore reggente della ripartizione Edilizia della Provincia di Bolzano, nella presentazione del catalogo della mostra, a partire dagli anni 70 la Giunta Provinciale grazie alle competenze di autonomia ha intrapreso un programma di edilizia scolastica molto importante. Molti comuni hanno potuto usufruire di contributi provinciali importanti per rinnovare quasi tutte le strutture scolastiche. Oggi possiamo contare in Alto Adige su scuole di alta qualità. Un elemento centrale della politica scolastica altoatesina è stato quello di voler  realizzare buone opere dal punto di vista tecnico e funzionale, ma dove nei progetti si è valutata anche la capacità dell’architettura di elaborare le richieste pedagogico-didattiche dell’utenza.
Questo alto livello architettonico presente sul territorio lo dobbiamo sicuramente all’architetto Josef March, per lunghi anni responsabile del dipartimento per i lavori pubblici, che ha introdotto lo strumento del concorso di progettazione come garante della miglior soluzione ad ogni compito progettuale.

La mostra “Costruire scuole in Alto Adige tra architettura e pedagogia” analizza 10 edifici presenti nel territorio, quali sono le particolarità della nostra provincia?

La mostra Costruire Scuole in Alto Adige tra pedagogia e architettura e il catalogo che ne è nato, offrono la testimonianza di un processo evolutivo, in cui alla qualità dell’architettura si è affiancata nel tempo la qualità dei pensieri pedagogici che sostanziano la scuola e guidano i processi progettuali.

L’iniziativa è stata presa da Paolo Bellenzier, Architetto Ufficio Edilizia Est della Provincia, sensibile a questi temi e membro del direttivo della rete altoatesina Spazio&Apprendimento. A lui si deve l’organizzazione generale, il coordinamento e la curatela della mostra.
Il mio contributo come co-curatrice è stato quello di voler rendere una descrizione degli edifici dando la parola ai dirigenti scolastici, agli insegnanti, agli allievi e agli architetti. L’intreccio tra i loro racconti restituisce lo sviluppo di una reciprocità nel corso della progettazione. Un dialogo che ha arricchito sia la componente pedagogica che quella architettonica.  Là dove i progetti sono il frutto di un processo condiviso, le riflessioni e il linguaggio degli uni e degli altri si fondono in un unico discorso. Le scuole altoatesine si stanno configurando come luoghi in cui vie una sempre maggiore sensibilità nel considerare  la progettazione degli spazi didattici come un compito profondamente pedagogico. Possiamo quindi mostrare già esempi in cui la scuola riesce ad interfacciarsi con l’architettura con la città o il paese, diventando un nuovo centro di vita sociale e culturale per tutti i cittadini.

Costruire scuole in Alto Adige tra architettura e pedagogia

Il modello scolastico italiano si sta spostando da una scuola che impartisce nozioni ad una che conferisce competenze. Questo diverso orientamento ha modificato i criteri di progettazione degli edifici scolastici?

La scuola sta vivendo un importante processo di trasformazione, dove non vi è solamente il passaggio da un sistema centrato sulle nozioni da impartire alle competenze da acquisire, ma soprattutto dove all’idea di un luogo deputato all’insegnamento si sostituisce quella di un ambiente in cui l’allievo e l’insegnante sono al centro del processo culturale, sostenuto da variegati processi di apprendimento.
Questo fondamentale spostamento di asse, dalle conoscenze ai processi per acquisirle, dai saperi  da consegnare e tramandare alla cultura come frutto di un percorso di ricerca in divenire, dal dire al fare, dal dare al prendere, determinano la necessità di riconfigurare l’ambiente scolastico. Nelle scuole quindi non è più solamente necessario un setting predisposto per l’apprendimento frontale, ma piuttosto organizzato in modo tale da sostenere le attività di approfondimento individuali, il lavoro di gruppo, le attività laboratoristi e di ricerca. Si parla quindi sempre più spesso di “paesaggi di apprendimento diffuso” dove computer e libri si possono trovare dappertutto, dove la didattica non è concentrata solamente nell’aula, ma anche tra le aule, gli ampi corridoi e androni, che per tanto tempo sono rimasti desolatamente deserti. La scuola inoltre dialoga con il territorio, accoglie anche la cittadinanza per le attività culturali e sportive extrascolastiche, apre la sua biblioteca alle famiglie e individua spazi per sostare. Anche le classiche sale per gli insegnanti diventano luoghi di lavoro piacevole, dove lavorare comodamente anche fuori dalle attività scolastiche, dove intrattenersi per sviluppare nuovi progetti insieme.

Le scuole del passato anche recente assomigliavano a luoghi di culto, con un insegnate-officiante ed un’assemblea solidale con i banchi. A cosa assomigliano le scuole di oggi?

Le nuove metafore per raccontare le scuole del futuro girano intorno a due immagini molto presenti nel nostro immaginario: la scuola come casa, calda, accogliente, un luogo dove sentirsi a proprio agio e dove si può imparare dappertutto. La scuola laboratorio, o bottega dell’apprendimento. Gli ambienti nella scuola come casa sono più informali e interconnessi, alternano a situazioni predisposte per ascoltare e per scrivere, ambienti dove raccogliersi per lavorare e per pensare, spazi conviviali dove sostare e condividere, luoghi morbidi dove potersi anche rilassare.
Gli ambienti della scuola laboratorio prevedono un setting simile all’atelier dell’artista, quindi un ambiente ricco di strumenti e materiali che il professionista usa quotidianamente per fare cultura. La classe diventa l’atelier dell’insegnante, a volte non esistono nemmeno più le classi tradizionali, ma ambienti tematici, organizzati per l’apprendimento della lingua e della letteratura, per l’apprendimento della matematica e delle scienze, per l’arte e l’espressività, per le tecniche ecc.. le zone intermedie sono luoghi di incontro, piazze per incontrarsi, condividere e lavorare isieme o luoghi dove mettere in mostrai prodotti delle attività. diventa quindi un abilmente che si connota per la sua vivace laboriosità.

Costruire Scuole in Alto Adige tra pedagogia e architettura, Forte di Fortezza, Fortezza(BZ) fino al 31/10/2015

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