Culture + Arts

September 7, 2015

Hubert Kostner tra il fascino della verticalità e l’eleganza perduta di Heidiland

Allegra Baggio Corradi

La sua istintività la sviluppa riflettendo sul paesaggio, sulle sue forme, sulle tracce lasciate dall’uomo, nella solitudine silenziosa del suo studio. Questo é Hubert Kostner, artista ironico e critico al contempo, scalatore di vette con il pensiero, costruttore di opere in bilico tra l’astratto e il figurativo, tra il concettuale e il minimale. L’abbiamo intervistato per comprendere a fondo il suo pensiero e cercare di vedere attraverso i suoi occhi tutte le forme della sua natura. 

Hubert, il paesaggio nelle tue opere svolge un ruolo centrale seppur, soprattutto nelle creazioni più recenti, astratto. Che importanza ha l’ambiente naturale rispetto al processo creativo?

Credo che il paesaggio costituisca una parte fondamentale della nostra esistenza e della nostra sopravvivenza in un determinato contesto ambientale. Nel caso della montagna, ogni aspetto del vivere quotidiano é determinato dalla presenza forte della verticalità, una dimensione che confronto alle due sole che ci sono in contesti come la campagna permette di costruire, di distruggere, di operare delle fratture. Questo nel mio caso specifico svolge un ruolo essenziale in quanto é questa terza dimensione, quella dell’altezza, che mi consente di sviluppare i miei concetti, quasi sempre di disturbo. Il paesaggio é quindi l’elemento che ci permette di confrontarci con noi stessi e con gli altri, ma é anche quello che porta i segni del nostro passaggio.2Se dovessi individuare un Leitmotiv che percorra trasversalmente la tua ricerca artistica dagli esordi ad ora quale sarebbe? 

Credo non ci sia un unico Leitmotiv nella mia ricerca artistica anche se certamente se ne possono individuare alcuni di ben definiti e ricorrenti. Il profondo studio delle persone che abitano i luoghi in cui vivo costituisce sicuramente una parte fondamentale del mio lavoro in quanto mi permette di comprendere a fondo i rapporti che si instaurano tra l’uomo e la natura, La stessa tridimensionalità della montagna é interessante in termini formali poiché consente di sperimentare con le proporzioni e la scala dimensionale.  

A che punto le analisi socio-culturali che compi con il tuo lavoro hanno una valenza politica?

Ritengo il mio lavoro come una costante ricerca di domande, un processo di messa in dubbio di ciò che pare scontato o ovvio. Il passaggio dell’uomo attraverso il territorio, i segni che rimangono dopo il suo passaggio, gli effetti delle sue decisioni: tutto costituisce del materiale sul quale costruire delle nuove riflessioni. L’ambiente artistico e gli artisti in maniera particolare, sono oggi forse gli unici in grado di porsi ancora certe domande, di riflettere e di crearne di nuove.Per quanto mi riguarda l’arte non é mai un esercizio estetico quanto piuttosto un’operazione concettuale. La critica sociale passa dunque sempre attraverso un’analisi di tipo analitico dell’ambiente che mi circonda, di cui il paesaggio naturale é una parte importante. 

Credi che la natura concettuale delle tue opere più recenti possa ostacolare la comprensione del loro significato ultimo?

Sicuramente più un artista matura più tende a creare opere semplici, sia in termini formali che contenutistici. Se però per lui ogni cosa risulta più essenziale e istintiva, per il pubblico diventa sempre più complicata da comprendere. Questo accade spesso, ma sono convinto che l’essere artista implichi anche il coraggio di proseguire il proprio cammino anche in solitaria. E’ come scalare una montagna ripida insieme ad una cordata e ad un certo punto ritrovarsi soli, costretti a proseguire anche senza coloro che all’inizio sembravano capirti standoti accanto. 

Credi che l’ironia che spesso connota le tue opere le renda più comprensibili?

L’ironia rende ogni critica più blanda, smorzata in qualche misura dalla sottigliezza di un velato umorismo. Questo calo di aggressività pùò tuttavia sfociare nel cinismo. Quella della critica è diventata oggi una pratica molto diffusa, ma ciò che é ironico in questo é che come dice il filosofo Sloterdijk, “siamo consapevoli di sbagliare, ma non facciamo nulla per evitarlo”. Accontentarsi di comprendere un errore non é sufficiente per non commetterlo più in futuro. Con le mie opere rifletto sempre su questo contrasto tra il sapere e il fare, tra la consapevolezza e l’indifferenza.1Sei un artista istintivo oppure riflessivo?

Generalmente prima di creare costruisco lo scheletro del mio discorso artistico e definisco il concetto alla base di esso. Sviluppo poi una narrazione più vasta sulla quale imbastisco l’opera nella sua versione definitiva. Nonostante tutto, però, più un artista riflette e concepisce nuove domande più diventa istintivo nel suo lavoro, Direi, quindi, che sono un artista che sviluppa la sua istintività riflettendo.

Nonostante il forte legame che intrattieni con il paesaggio in cui sei nato e continui a vivere hai manifestato una certa insofferenza nei riguardi degli abitanti locali e della loro mentalità. Desidereresti tornare ad un tempo passato, ti definiresti un nostalgico?

Credo che la nostalgia sia importante per un artista, ma sono anche consapevole che indietro non si può più tornare. La nostalgia presuppone un’idea quasi romantica di recupero di valori ormai perduti, un aspetto che non si accorda con la mia necessità di rinnovamento e di creazione.

Che rapporto hai, invece, con lo spazio architettonico, quello costruito dall’uomo. Lo consideri un contenitore oppure una realtà con la quale dialogare attraverso il tuo lavoro?

Mi sono reso conto che da quando vivo in questa casa, le sue forme aguzze, la sua struttura tagliente e netta hanno influito sulle mie opere. Nel mio lavoro Konzeptmontage ora al Museion, ad esempio, la forte geometricità delle linee di questa casa hanno sicuramente contribuito alla resa finale dell’installazione. Uno spazio come quello del Museion non favorisce la creazione artistica in quanto la sua imponenza e il suo protagonismo impongono all’artista una reazione per non soccombere ad esso. Lo spazio architettonico é dunque qualcosa contro la quale reagirisco sempre.

Grazie Hubert, é stato un grande piacere parlare con te!

In programma per il 20 settembre “I Segni del Tempo”, concerto dei clarinettisti dell’ensemble The International Nothing che si esibiranno nella casa-atelier Di Hubert Kostner in occasione del Festival Transart. www.transart.it/it/event/segni-del-tempo-ii

Foto: Hubert Kostner

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