Music

September 6, 2015

Il lato umano del Busoni

Alessandro Tommasi

Anche questa sessantesima edizione è giunta al termine. Dopo dieci giorni di Concorso Busoni mi ritrovo qui, all’indomani della Finalissima, rientrato a casa sulle tre di notte e svegliato poco più di un’ora fa. E mentre mi domando se sia meglio continuare a scrivere nel mio elegante pigiama giallo o cambiarmi e fare la persona seria, ripenso a questi giorni di delirio. Dopotutto è sempre la solita storia, ogni due anni in questo periodo il mondo smette quasi di esistere. E come potrebbe non essere così? Ore e ore di prove solistiche e con orchestra, inframezzate da fughe strategiche per ritagliare il proprio studio ogni giorno, con la tensione crescente man mano che si va verso la Finalissima, il desiderio di vedere come se la cavano i candidati, le speranze per i propri favoriti, gli amici che salgono da tutta Italia per assistere al concorso e soprattutto tanta, tantissima musica.

Alla fine ciò che conta nei miei Busoni, ormai giunti alla quarta edizione di fila, è sempre la componente umana, quella che riguarda gli amici, i concorrenti e il mondo dietro le scene, quello che lo streaming non può mostrare. A pensarci, bene ogni anno ha avuto la sua particolare caratteristica. Quella di quest’anno è stata l’ansia. No, scherzo, è stata l’amicizia, cercare tuttavia di mandare avanti lo studio per il diploma e tesi contemporaneamente al concorso è stata un’impresa piuttosto affannosa.

Quest’anno, più di tutti gli altri, si è venuto a creare un bel gruppetto di amici con cui dividere le diverse fasi del concorso, non solo spettatori del concorso, ma anche concorrenti, complice ovviamente l’alto numero di Italiani nella competizione. E così eccoci a ricordarli, carrellata da destra verso sinistra nella mia fotografia mentale: Nino, caro amico ormai parte stabile da anni in questa esperienza, Mauro, pianista bresciano di recente acquisto, Piero, bolzanino studente del conservatorio, Emma, un pezzo della mia Padova che fa la sua comparsa nella mia terra natia, il duo dalla risata sovracuta Mariacristina-Silvia, anche loro recente acquisto del concorso, Alexander “Inspector” Gadjev, concorrente unitosi a noi dopo le finali solistiche, Anna, anche lei ormai parte di questo concorso e in genere dell’intero Bolzano Festival Bozen, Leonardo “Happycoke” Colafelice, amorevolmente detto anche “il trapanatore di Altamura”, altro concorrente unitosi alla ciurma, e molti altri, cui vanno aggiunte anche tutte quelle persone che fanno parte dell’organizzazione opure sono presenze stabili del concorso e, naturalmente, Natalia Kazaryan, la pianista armena-georgiana-americana che abbiamo ospitato quest’anno.

Gli scherzi, il divertimento, le birre all’Hopfen e al Temple, il regolare uso di inventare soprannomi per ogni concorrente che ci ispiri, le discussioni, i vagabondaggi per Bolzano alla ricerca di un locale che rimanga aperto fino ad un’ora accettabile (ricerca destinata ogni volta a non avere successo): il Busoni è anche questo. Ma non solo, il Busoni è prima di tutto musica, quella musica che attira tutte queste persone nella nostra piccola città, quella musica che ci viene offerta dai concorrenti, quella musica di cui sono rappresentanti i membri della giuria. Proprio a loro è legato uno dei miei ricordi più piacevoli, ossia una splendida cena presso il giardino del Palais Toggenburg, in compagnia degli Amici del Concorso Busoni, membri dello staff e, per l’appunto, la giuria praticamente al completo. Quanto si è andato avanti a parlare di musica, di idee, di aneddoti e di barbe (Jerome Rose mi ha toccato la barba trovandola meravigliosa, non c’è verso che questo non faccia curriculum in qualche modo), mangiando e bevendo in un clima di totale rilassatezza con le suggestioni del palazzo, caldamente illuminato nella tarda serata. Tanto forte è stata la boccata di ossigeno musicale, che avrei voluto sedermi al pianoforte appena tornato a casa e provare a mettere in pratica tutto ciò che ho potuto bere dai fiumi di parole che hanno attraversato la serata. Chiedo scusa al mio lettore per i vagheggiamenti sognanti, ma come si può non perdersi? Non si può non cadere vittima del fascino delle variegate sfaccettature che si creano attorno a questo concorso, tra leggerezza e profondità, tra birre e pianoforti, tra parole e musica, nel preziosissimo confronto fra personalità da tutta Italia e da tutto il mondo giunte in questo sperduto fondo di pentola che è Bolzano, solo per il Busoni.

Potrei dilungarmi per decine di pagine a scrivere ciò che penso di ogni singolo candidato grazie ai lunghissimi appunti che ho preso durante ogni esecuzione, ma non è questo ciò che voglio trasmettervi. Il commento tecnico di un piccolo studentello di pianoforte non ha poi tutto questo valore.  Ciò che voglio comunicare è altro, ovvero le emozioni che si vivono durante il  Concorso, quando lo si ama con passione e trasporto e appena finita un’edizione tutto ciò che si pensa è “Non vedo l’ora di vedere cosa mi riserva la prossima”. Nonostante tutto ciò che potrà succedere nella mia vita, vorrei davvero poter sempre essere qui ogni due anni, per vivere tutte le emozioni che il concorso mi regala, sperando che il tempo e la maturità non facciano che intensificarne l’impatto come hanno fatto finora.

Con questo vado finalmente a cambiarmi, al notevole traguardo delle 13.45, e a far iniziare questa giornata per davvero, lasciandomi alle spalle questi splendidi ricordi. Anche questo Busoni è finito.

 

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There are 2 comments for this article.
  • Clara · 

    Tommasi vuole fare il giovane pianista un po’ scanzonato e fuori dagli schemi, poi però ci racconta delle cene con gli Amici del concorso Busoni e del fatto che ospita nella sua umile dimora una pianista… Internet è decisamente lo specchio della società: il paraculismo trionfa.

  • Alessandro Tommasi · 

    Non vedo cos’ho fatto per attirare questo astio. Sono membro degli Amici del Busoni da anni e non è la prima volta che be parlo. Ospito una pianista in camera mia e io me ne vado in camera di mia sorella per la sua permanenza, perché penso sia un modo splendido per aiutare il concorso e contemporaneamente conoscere pianisti da tutto il mondo. Non voglio fare il pianista scanzonato e fuori dagli schemi, sono semplicemente un appassionato che segue il concorso e racconta ciò che pensa e prova dal proprio punto di vista. Buona sera.

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