Culture + Arts

August 25, 2015

The day after Theresia, scoperte e riflessioni qualche giorno dopo un concerto

Alessandro Tommasi

 Di certo dal Bolzano Festival Bozen ci si possono aspettare molte sorprese.

Una parte di esse è sempre stata portata dalla Theresia Youth Baroque Orchestra (d’ora in poi TYBO per comodità). Da anni Antiqua e la TYBO sono state splendide occasioni di scoprire repertori troppo facilmente dimenticati dal tempo. Quest’anno si riconferma questo ruolo di scoperta, come sempre affiancato ad una esecuzione di valore. Che non si dica che il suonare repertori meno conosciuti sia una scusa per poter suonare male! In svariati casi i repertori meno conosciuti (ciò vale anche per il contemporaneo) sono sottovalutati, non essendoci spesso un confronto con grandi esecuzioni stampate per sempre nella memoria del pubblico e il livello esecutivo si abbassa, tanto va bene comunque! Ma non è questo il caso dell’altro ieri sera. Dopo una clausura a Dobbiaco per concentrarsi sulla preparazione del programma, la TYBO ha saputo dimostrarsi all’altezza di Carl Philipp Emanuel Bach e Luigi Boccherini, lottando contro un’acustica tutt’altro che favorevole, tanto per gli esecutori quanto per il pubblico. Certo, da un’esecuzione in Chiesa dei Domenicani non ci si può aspettare la secca acustica del Teatro Comunale, ma questo non ha fermato i giovani musicisti della giovane orchestra barocca europea. Sul progetto Theresia parlo fra poche righe, ma lasciatemi prima esprimere le mie impressioni sul concerto.

Dopo una prima Sinfonia in sol maggiore di Bach jr (il più famoso dei molti figli di Johann Sebastian) è arrivato subito il piatto forte: il suo Concerto per clavicembalo, fortepiano e orchestra. L’accostamento dei due strumenti è piuttosto bislacco, ma l’esecuzione è stata di piena soddisfazione. Certo, l’eterna sfida con l’acustica ha fatto sì che il penetrante sferragliare del clavicembalo passasse sempre, mentre ben più sfortunate sono state le sorti del dolce fortepiano, i cui momenti solistici o in coppia col solo clavicembalo  erano però meravigliosi. Ben lungi dall’essere un esperto di prassi esecutiva su strumenti d’epoca o un filologo della musica tardo settecentesca, posso solo affermare il mio personale apprezzamento per l’esecuzione di Olga Pashchenko (in quest’occasione clavicembalista, ma normalmente anche pianista, fortepianista e organista, il tutto a soli ventotto anni) e di Assen Boyadjiev (anche lui politastierista ma più specializzato nel fortepiano). Delle composizioni boccheriniane in seconda parte mi sono goduto soprattutto la Sinfonia in re maggiore, della quale ho apprezzato moltissimo la varietà di caratteri tra i diversi movimenti, cui ha reso giustizia l’interpretazione di Chiara Banchini, violinista e direttrice. Alcuni bolzanini appassionati di questo Festival se la ricorderanno per il concerto dell’anno scorso a tema Carl Philipp Emanuel e Wilhelm Friedemann Bach con Mario Martinoli al Palazzo Mercantile (dovrebbe esserci anche un mio articolo da qualche parte su Franz).

Queste sono le mie serene impressioni del concerto di ieri sera, se non altro quelle che ho tirato fuori ignorando il fatto che di nuovo ho seguito un concerto in piedi. Questa volta non sono nemmeno arrivato in ritardo, ma quando ti chiedono di lasciare il posto a qualcuno più bisognoso di te, ti senti una persona cattiva se pretendi di trovare requia per le tue stanche chiappe. E concerti in piedi siano, non è il primo e non sarà l’ultimo, finché l’animo da boy scout regge (ovviamente non sono mai stato boy scout in vita mia).

Tono colloquiale a parte, vorrei spendere due parole sul progetto Theresia. Per arrivare ben preparato al concerto mi son fatto un giro del blog (che potete trovare qui), rimanendone molto entusiasta. Oltre al piacere di seguire il blog di un’orchestra, e con esso interviste ai solisti, spiegazioni e presentazioni sui programmi e notizie di vario genere, esso mi ha permesso di scoprire svariati generi di approfondimento, essendo sul sito presente anche la sezione “Politics and culture” della quale mi sono bevuto gran parte degli articoli. Alla fine il progetto Theresia sembra riferirsi proprio a questo.
La parte più visibile, nonché fiore all’occhiello, è sicuramente l’orchestra su strumenti d’epoca, ma essa si inserisce in un sistema di mecenatismo culturale che in momenti di forte cambiamento del settore artistico (o meglio, della sua gestione) offre uno spunto interessante, così come le riflessioni presenti sul blog.

Se siete arrivati fino in fondo a questi sproloqui, forse mi volete davvero bene. Nel tal caso avrete probabilmente letto l’intervista al Maestro Gianandrea Noseda, pubblicata pochi giorni fa (altrimenti eccovela). E anche ad essa mi riferisco con la domanda che conclude questa pagina: esiste per la cultura e, nello specifico, la musica un modo per sopravvivere senza il finanziamento pubblico o di grandissime fondazioni, mantenendo allo stesso tempo una programmazione di alto livello e non commercializzandosi in maniera becera per tirar su pubblico? 

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.