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July 29, 2015

Motherlode Studio-Visit #01. Filippo Andreatta

Anna Quinz

La prima “vittima” della nostra incursione dentro agli studi dei performer della domenica di Motherlode, è Filippo Andreatta, fondatore di OHT-office for a human theatre, una sorta di piattaforma europea di ricerca sul contemporaneo che si relaziona con linguaggi e progetti interdisciplinari che vanno dall’architettura al teatro, passando per fotografia, grafica, installazione e via discorrendo. Se conoscete Filippo, saprete come so io che sembra sempre provenire da un’altra epoca, un altro tempo, probabilmente migliore e più figo di questo. Ride molto Filippo, e la sua risata è di quelle (sarà che è uomo di “palcoscenico”) che riempiono lo spazio circostante, lo avvolgono tutto e contagiano chiunque ci stia passando attraverso, più o meno consapevolmente. E poi c’è l’intelligenza di Filippo, che traspare dagli occhi sempre vivaci dietro i grandi occhiali e dalle cose che fa e che presenta nel mondo. Come “debolezze”, lo studio nel quale ci farà entrare domenica 2 agosto a Centrale Fies. “debolezze” è il secondo progetto di OHT che si occupa degli scarti emotivi. Il primo “Autoritratto con due amici” si concentrava sul fallimento nello spazio privato, qui invece le debolezze di cui si parla hanno a che fare con il contesto pubblico. Un gruppo di ragazzi, lo status quo, il desiderio di rivoluzione e al contempo l’inattività e il distacco. Queste le parole chiave, questa la scena dentro la quale lo studio che vedremo ci farà entrare all’interno del processo di lavoro di Filippo e del suo office for a human theatre. 

Nel frattempo, Filippo rompe il ghiaccio e risponde generoso alle mie domande, che senza pretesa di esaustività o assoluta profondità di analisi, vogliono semplicemente riportare un pezzetto della sua storia personale e professionale. In tutte le interviste che seguiranno, le questioni poste sono le medesime. Magari alla fine, se vi va, mettetele tutte una affianco all’altra e vedete che succede. Probabilmente avrete in mano qualche piccola vena d’oro di quel che farà il futuro prossimo della performance.

Ciao Filippo, ci ritroviamo. Partiamo facendo un gioco, pensando a Motherlode – la vena madre di drodesera 2015. Immaginati cercatore d’oro per un momento. Dove andresti a cercarlo il  tuo oro?

Credo che trovare potenzialità dove non ci sono, sia prezioso, sia oro, sia arte. Di conseguenza cercherei negli spazi di scarto della nostra società.

 1La tua vena madre, dove si trova? E dove e per cosa scorre il tuo sangue?

Nelle emozioni perché se produci arte, in fondo, produci una narrativa delle emozioni collettive.

Cosa significa, cosa rappresenta, cos’è Centrale Fies per te?

Una Ferrari.

La cosa più bella che hai fatto dall’ultima volta che franz ti ha intervistato (cosa che è successa qui)?

Ho fatto pace con la mia ex.

Domenica presenterete tutti uno studio del vostro ultimo lavoro. La dimensione dello studio, per noi spettatori, è estremamente affascinante. È un po’ entrare nel lavoro, nel work in progress, di voi artisti. Per te cosa significa metterti a nudo, a metà di un percorso creativo e mostrare al pubblico uno studio, appunto, di ciò che stai facendo? 

Oltre al mettersi-a-nudo l’aspetto che mi affascina dello studio-visit è la possibilità di mostrare come uno spettacolo di teatro sia un processo creativo molto affine alle arti visive. Perché in fondo le prove con gli attori sono una parte molto breve della produzione e dell’immaginazione di uno spettacolo. Ci sono molte altre cose; ricerche, riferimenti e idee che non rientrano negli spettacoli per tante ragioni, tra cui ragioni di spazio, di media, di pubblico, etc. Poter ripensare questa prassi, anche se solo per poche ore, mi piace molto.

Ti influenzerà in qualche modo, poi nella realizzazione finale che verrà, il sentimento degli spettatori verso questa fase intermedia?

Al momento non lo so, lo vedremo dopo il 2 agosto. Però i sentimenti sono importanti perché se sei sentimentalmente coinvolto è più facile che tu voglia interagire rispetto a quando sei coinvolto solo intellettualmente. Questo vale per gli artisti ma anche, e forse è ancora più importante, per il pubblico.

2E di questo progetto che presenti, cosa puoi svelare, in anticipo? Tipo uno slogan: come dovessi convincermi a venire a vederti (anche se naturalmente io sono già più che convinta).

Al momento ci sono due slogan dello spettacolo: “Più genitori ricchi per tutti” e “Meno architetture più avventure”.

Se puoi, se vuoi, se li conosci, regalami una parola per ciascuno degli altri 4 protagonisti insieme a te della giornata di domenica.

Marta Cuscunà, manza – Mara Cassiani, sportiva – Hannes Hegger, sorpresa.

Finito drodesera, che farai, dove andrai? 

Spero di andare al mare.

3

Credits
1: ph Dido Fontana, ritratto nella scenografia di “Autoritratto con due amici”, 2014, courtesy Centrale Fies
2: ph Dido Fontana, ritratto, 2014, courtesy Centrale Fies
3: ph Filippo Andreatta, set-up di Debolezze, 2015, © OHT, courtesy Centrale Fies
4: Filippo Andreatta, Poesia-Epitaffio, 2015

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